È in corso in questi giorni il confronto tra Governo e Regioni sul riparto del Fabbisogno Sanitario Nazionale per il 2011. Si tratta di distribuire il finanziamento per garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini: 104 miliardi di euro, pari al 7% del PIL [Prodotto Interno Lordo, N.d.R.], che rappresentano oltre il 70% del bilancio delle Regioni. Il riparto 2011 è particolarmente delicato anche perché sarà usato come base di partenza per il federalismo sanitario.
Nella sanità – per decidere quante risorse assegnare ad ogni singola Regione – è stato da tempo superato il criterio della cosiddetta “spesa storica”, anticipando le stesse indicazioni della Legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale. Infatti, la quota del finanziamento è stata assegnata progressivamente in base alla popolazione di ogni Regione, corretta, seppur parzialmente, con il “peso” dell’età degli abitanti, riconoscendo così alle Regioni dove è maggiore la presenza di bambini fino a un anno di età e di anziani con più di 65 anni, una quota maggiore di finanziamento, in ragione degli accertati, e notevoli, maggiori consumi sanitari dei cittadini di queste classi di età.
Ma certo la sola età delle popolazioni non basta a identificare il fabbisogno, bisogna infatti considerare anche altri fattori, che risultano ad esempio dalla situazione epidemiologica e sociale. A questo proposito l’Age.Na.S. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), su richiesta della Conferenza delle Regioni, ha prodotto qualche mese fa un importante documento sui possibili criteri per ripartire il fabbisogno [la versione provvisoria di questo documento è consultabile integralmente cliccando qui, N.d.R.], con utili indicazioni, anche se non tutte applicabili immediatamente. Bisogna procedere con gradualità, tanto più dopo i tagli decisi dal Governo con le ultime manovre, che hanno già messo le Regioni in gravi difficoltà. E tuttavia l’obiettivo auspicabile è quello di arrivare a un riparto che, pur considerando il fattore età decisivo, utilizzi più criteri, in grado di identificare meglio i bisogni reali. Questa scelta può aiutare ad allocare le risorse in modo più appropriato, quindi più efficiente e rispondente alle necessità dei cittadini.
Intanto, già nel 2011 sarebbe possibile e utile considerare almeno uno dei criteri che riconoscono particolari condizioni di fabbisogno e di svantaggio, qual è ad esempio l’indice di deprivazione (di reddito, istruzione, contesto sociale ecc).
Infine, resta sempre aperto il problema di come sostenere la riorganizzazione e la riqualificazione dei servizi, soprattutto per favorire i percorsi di convergenza delle Regioni con maggiori difficoltà verso gli standard assistenziali delle Regioni più virtuose. Anche di questo dovrebbe tener conto il riparto.
*Segretaria confederale della CGIL.
**Responsabile Politiche della Salute e Contrattazione Sociale della CGIL, Dipartimento Welfare e Nuovi Diritti.
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