Il congelamento delle graduatorie ad esaurimento – nonostante il Decreto del Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università (MIUR) n. 42 dell’8 aprile 2009 e la Legge 167/09 ne avessero previsto l’aggiornamento – rischia di produrre un gravissimo danno nei confronti dei docenti precari in attesa di poter dichiarare i titoli di riserva acquisiti o riconosciuti nel periodo successivo all’ultimo aggiornamento.
Chi scrive è uno di quei docenti appartenenti alle “categorie protette” tutelate dalla Legge 68/99 (invalidi civili, del lavoro, orfani e coniugi superstiti di deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio e altre categorie riportate nell’Allegato 5 al citato Decreto Ministeriale 42/09).
Il diritto alla riserva – sempre come da Legge 68/99 – prevede un iter di riconoscimento molto lungo e complesso, ma il MIUR consente di dichiarare l’appartenenza alla categoria dei riservisti solo in concomitanza all’aggiornamento delle graduatorie. Ne deriva che un docente, all’atto della riapertura delle graduatorie, potrebbe trovarsi ancora in fase di riconoscimento di tale di diritto e che debba poi attendere il successivo decreto di aggiornamento per poter dichiarare lo status nel frattempo acquisito e certificato.
Non si comprende, dunque, perché il MIUR conceda solo trenta giorni ogni biennio per poter dichiarare alcune situazioni invalidanti o di svantaggio sociale che – invece e purtroppo – non hanno scadenza, mentre in altri ambiti lavorativi è sempre possibile aggiornare eventuali diritti acquisiti.
Tra l’altro, è bene precisare che la Legge 68/99 si applica a tutti gli ambiti lavorativi, pubblici e privati, e non comporta alcun punteggio di servizio aggiuntivo, ma la regolamentazione all’accesso al mondo del lavoro di una particolare, e già svantaggiata, categoria di cittadini.
Ci chiediamo quindi se le eventuali prossime stipule di contratti a tempo determinato e indeterminato potranno essere considerate legittime. Infatti, il computo delle quote di riserva spettanti che ne verrà fuori risulterà necessariamente falsato, perché calcolato sulla base di graduatorie che non riconoscono lo status di “riservista” a docenti che in realtà e di diritto lo possiedono.
Ci rivolgiamo dunque a quanti – Organi dello Stato, sindacati, Associazioni – possano garantire il rispetto delle leggi, per fare in modo che venga tutelato l’accesso al lavoro delle categorie protette, già segnate da condizioni di salute, familiari o sociali per nulla piacevoli o vantaggiose.
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