Già qualche mese fa, al tempo della prima presentazione del documento, avevamo dato spazio alle riflessioni assai critiche della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Para-Tetraplegici), sul Piano di Indirizzo per la Riabilitazione (lo si può leggere cliccando qui), voluto dal Ministero della Salute in sostituzione delle precedenti Linee Guida del 1998.
«Ci si aspettava da questo documento – aveva dichiarato per l’occasione Raffaele Goretti, presidente della FAIP, soffermandosi in particolare sulla questione delle Unità Spinali Unipolari – un coronamento di quel percorso culturale che ha avuto inizio con le Linee Guida per le Attività di Riabilitazione del 1998 e un successivo sviluppo con le Linee Guida sulle Unità Spinali Unipolari del 2004, approvate dalla Conferenza Stato-Regioni. Dobbiamo invece constatare un pericoloso ritorno indietro, anche in virtù del fatto che, nel testo, le Unità Spinali Unipolari non vengono individuate con sufficiente chiarezza quali referenti regionali o inter-regionali del governo riabilitativo complessivo della persona con lesione al midollo spinale» (si legga quell’articolo integralmente cliccando qui).
Oggi dunque, dopo l’approvazione del Piano da parte della Conferenza Stato-Regioni, avvenuta qualche giorno fa, mentre il sottosegretario alla Salute Francesca Martini considera questo risultato «di straordinaria portata», con «la Conferenza Stato-Regioni che ha saputo cogliere la visione strategica e lungimirante di un rinnovo delle Linee guida che guardano a necessità emergenti e sempre più pressanti in campo sanitario nel nostro Paese», si sollevano nuove dure critiche, in particolare dall’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti), dalla FLI (Federazione Logopedisti Italiani), da Cittadinanzattiva e dalle numerose Associazioni di persone con disabilità rappresentate dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
«Avevamo da subito annunciato la nostra contrarietà alla Conferenza Stato-Regioni e al Ministero – spiega senza usare mezzi termini Antonio Bortone, presidente dell’AIFI – affinché ci fosse un ripensamento e un approfondimento su molte tematiche contenute nel Piano. Avevamo più volte sollecitato il sottosegretario Martini a un confronto chiaro e costruttivo. Non è servito. E allora possiamo già annunciare che utilizzeremo ogni strumento legale atto a neutralizzare il tentativo di applicare questo Piano, non condiviso e non utile ai professionisti e ai pazienti, ma solo ad alcune componenti mediche. Ci impegneremo dunque da subito ad analizzare adeguatamente tutte le eventuali delibere attuative delle Regioni e a valutarne eventuali termini d’illegalità rispetto alle Linee Guida del 1998, che intendiamo difendere e confermare nei princìpi e nella valorizzazione della multiprofessionalità».
«Riteniamo – conclude Bortone – che si sia sprecata una valida occasione di aggiornamento culturale delle vigenti Linee Guida. Probabilmente è mancata una reale visione globale e soprattutto una sostanziale onestà intellettuale. Questo Piano non è praticamente condiviso da nessuno di coloro che in questo settore opera concretamente e soprattutto non è condiviso da coloro che realmente affrontano i problemi della riabilitazione, siano Medici o Professioni Sanitarie. Accanto ai Cittadini, come sempre, saremo più forti del corporativismo, dell’autoreferenzialità e dell’ingiustizia sociale. La riabilitazione è una cosa seria e non può esser oggetto di baratto di potere».
Secondo Tiziana Rossetto, presidente della FLI, il Piano «svilisce e arresta la cultura dell’interdisciplinarietà che alimenta il lavoro di ogni équipe dove, il concetto di appropriatezza si lega al concetto di competenza professionale di ogni Professionista della Riabilitazione chiamato a rispondere dei propri programmi con obiettivi specifici». «Questo implica – aggiunge Pietro Barbieri, presidente della FISH – una presa in carico del paziente che preveda già dalla definizione del progetto riabilitativo la piena condivisione tra il personale sanitario, la persona interessata, il nucleo familiare e il caregiver [assistente di cura, N.d.R.], ciò che questo Piano non contempla, anzi nega».
«Riabilitazione significa oggi multidisciplinarietà e interdisciplinarietà – rincara la dose Rossetto – due parole di cui oggi bisognerebbe fare tesoro e che quotidianamente cerchiamo di applicare. Ma così come è inteso, il Piano non riuscirà a soddisfare le necessità di risorse umane altamente professionali, di spazi operativi adeguati e dotati di tutti gli ausili tecnici necessari, di precocità di interventi secondo quanto prescritto dalle Linee Guida e dall’annunciato Piano Nazionale». «La risposta a tali richieste – conclude pertanto Barbieri – appare solo emendativa delle precedenti Linee Guida, rispetto alla gestione dei percorsi di presa in carico delle persone con disabilità, lontano da un percorso di umanizzazione oggi intrapresa dalla “nuova” riabilitazione».
«Occorrerebbe maggiore attenzione – dichiarano dal canto loro Francesca Moccia e Tonino Aceti di Cittadinanzattiva – anche al monitoraggio delle attività e all’offerta dei posti letto delle strutture, in linea con quanto previsto invece dall’Intesa Stato Regioni-Patto per la Salute 2010-2012».
Tra le voci che si collocano invece in decisa controtendenza, vi è quella di Mario Melazzini, presidente dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), che in una nota dichiara di esprimere tutta la propria soddisfazione, «accogliendo positivamente parecchie novità introdotte» dal Piano. «Innanzitutto, viene enfatizzato concretamente il ruolo centrale della persona. Ma plaudiamo anche all’introduzione del modello bio-psicosociale, al coinvolgimento attivo della persona-paziente e dei suoi familiari, all’approccio interdisciplinare e multidisciplinare, al percorso riabilitativo unico e all’istituzione dei Dipartimenti di Riabilitazione. Si tratta, infatti, di strumenti che andranno a garantire concretamente la presa in carico della persona».
«A questo punto – secondo Melazzini – diventa indispensabile il ruolo delle Regioni e il coinvolgimento attivo e propositivo di tutti gli attori delle rete, in particolare dei rappresentanti delle varie società scientifiche e delle associazioni di settore, in quanto l’obiettivo unico e indispensabile è la soddisfazione dei bisogni del paziente e per fare ciò è fondamentale la collaborazione da parte di tutti gli attori». (S.B.)
Si ringrazia per la collaborazione Carlo Buffoli dell’Ufficio Stampa AIFI.
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