Si tratta innanzitutto – come spiegano gli stessi promotori dell’iniziativa – della funzione «sociale, volta al recupero e alla promozione sociale della persona e finalizzata anche al mantenimento della stessa nell’ambito della famiglia e nel contesto di riferimento. Una funzione che parta dall’analisi del bisogno individuale e del contesto socio-ambientale, determinando le condizioni favorevoli all’assolvimento delle altre funzioni peculiari – quella riabilitativa ed educativa – indicate dalla Legge 104/92 e che conferisca al Centro Socio-Educativo un ruolo di contrasto, quanto meno temporale, al ricovero».
Si parla poi della funzione «riabilitativa, al fine di realizzare il massimo recupero possibile delle potenzialità o il mantenimento delle autonomie acquisite, avvalendosi del complesso di azioni coordinate e integrate di natura sanitaria e socio-assistenziale». E ancora, di quella «educativa, preordinata ad azioni finalizzate a svolgere conoscenze, abilità, attitudini di tipo comunicativo e sociali, funzionali a forme gratificanti di vita di relazione. Qui l’azione viene estesa anche nei confronti dell’ambiente esterno, per la creazione di spazi e di condizioni di accettazione della comunità di riferimento, con particolare attenzione agli ambienti sportivi, sociali e culturali».
Infine, la funzione «assistenziale, volta a garantire prestazioni di base rivolte alla cura e sicurezza della persona e a rendere possibile lo svolgimento della vita quotidiana nelle varie situazioni».
Rivolto a tutti gli operatori volontari e alle famiglie, il corso sarà coordinato il 25 febbraio (ore 9-12.30) da Valentina Pediglieri (Normativa di riferimento, C.S.R.E. La presa in carico) e il 26 febbraio (ore 9-12.30 e 14-17.30) da Daniela Celestre (Dalla Diagnosi Funzionale al Piano Individualizzato) e da Caterina Cicero (La costruzione del Piano Individualizzato degli obiettivi: rimodulazione). (S.B.)
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