Con la Sentenza n. 4677 del 25 febbraio scorso, la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha sancito che il limite reddituale da tenere in considerazione per la concessione della pensione agli invalidi totali non sia solo quello personale, ma anche quello del coniuge.
«In questo clima di “caccia alle streghe” – è il primo commento di Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – questa sembra quasi una “sentenza ad orologeria”. Non dimentichiamo, infatti, che il controricorrente è l’INPS e che sono in corso “ciclopici” controlli sui quali l’Istituto è in affanno e che non stanno portando i risultati attesi dal ministro dell’Economia Tremonti».
A questo punto – ricordando anche che a quei discussi controlli dell’INPS il nostro sito ha dedicato nelle scorse settimane numerosi servizi (l’ultimo dei quali disponibile cliccando qui, che riporta anche l’elenco di quelli precedenti) – un po’ di cifre, come quelle prodotte in un comunicato dell’Ufficio Stampa FISH, aiutano a fare maggiore chiarezza.
«Il limite reddituale per ottenere la pensione di 260,27 euro mensili – si legge nella nota – è fissato, per il 2011, a 15.305,79 euro lordi, limite che scende a 4.470,70 euro lordi per l’assegno agli invalidi civili parziali. I titolari di assegni o pensioni sono circa 850.000. Ebbene, questa Sentenza, di segno contrario a recenti pronunciamenti della stessa Cassazione, ignora le indicazioni della Corte Costituzionale e accoglie le motivazioni dell’INPS, lasciando non poche perplessità di natura giuridica sulle quali spicca ad esempio l’enfasi sul “ragionevole punto di equilibrio circa il concorso tra la solidarietà coniugale e quella collettiva”».
«Ora – conclude l’Ufficio Stampa FISH – c’è da aspettarsi che l’Istituto applichi questi nuovi “orientamenti”, revocando, con tutta probabilità, migliaia di provvidenze economiche. Un’indicazione che sembra cadere a fagiolo per l’INPS a cui è attribuito il compito di effettuare 250.000 controlli nel corso del 2011 e altrettanti nel 2012».
«L’Istituto – aggiunge Barbieri – potrebbe revocare migliaia di provvidenze solo sulla base dei nuovi requisiti reddituali, evitandosi così l’incombenza, costosa e fonte di sovraccarichi, delle migliaia di visite di controllo. Ed è da credere, ahimè, che tutte queste revoche saranno annoverate come “false invalidità“».
A fronte dunque di una giustificata esplosione dei contenziosi in giudizio – già giunti a un livello “patologico” che sfiora le 300.000 cause giacenti – e di fronte a un evidente danno per le persone con disabilità, come intende agire la FISH?
«La soluzione – secondo Barbieri – non può essere che politica! Riprendendo infatti gli atti dei lavori parlamentari delle norme originarie, volutamente ignorati dalla Cassazione, va approvata celermente un’interpretazione autentica da parte del Parlamento, senza la quale verranno private anche di queste minime risorse migliaia di persone. Per tale intervento normativo – ma prima ancora intervento di civiltà – chiederemo l’appoggio dei Parlamentari più attenti e sensibili». (S.B.)