È stata un’emozione indescrivibile vedere quanti splendidi atleti con disabilità si sono presentati, il 20 marzo scorso, ai nastri di partenza della diciassettesima Maratona di Roma! Un vero record, una cinquantina solo quelli in handbike.
Per chi non conoscesse questo mondo sportivo “parallelo”, elenchiamo qui di seguito le categorie in cui vengono suddivisi gli atleti con disabilità che partecipano alle maratone e le relative sigle: ipovedenti e semivedenti, T 12-13; non vedenti, T 11; paraplegici, T 53-54; amputati, T 46. La lettera T sta per track, cioè “pista” alle Paralimpiadi. Gli atleti sordi, invece, sono caratterizzati dalla sigla deaf (“sordo”, appunto, in inglese).
Italia, Francia, Polonia, Albania, Argentina, Spagna, Germania e Turchia, i Paesi da cui provenivano i maratoneti con disabilità. Il gruppo più nutrito era quello degli atleti polacchi, mentre una sessantina erano i nostri connazionali. Una decina, poi, le donne, due delle quali – provenienti da Reggio Emilia – hanno partecipato per la prima volta a una maratona. Sette, infine, i disabili della Capitale, tra i quali un cinese residente a Roma.
Ad aggiudicarsi la gara di handbike è stato Giovanni Achenza, terzo nel 2010, con il tempo di 1 ora, 19 minuti e un secondo. Secondo Mauro Cratassa, campione italiano di handbike su strada nel 2010, terzo l’austriaco Roland Ruep, campione paralimpico in carica e quarto il celebre pilota Alex Zanardi, vincitore della scorsa edizione. Per le donne ha vinto invece la polacca Monica Putlish, con il tempo di 1 ora, 49 minuti e 15 secondi. (Daniela Domenici)
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