Già attiva dal novembre scorso a Milano, verrà ufficialmente inaugurata venerdì 25 marzo (Consiglio di Zona 5, Viale Tibaldi, ore 15), alla presenza di Giampaolo Landi di Chiavenna, assessore alla Salute del Comune di Milano, la Scuola di Vita Adulta Autonoma (SVAA), progetto stabile e riconoscibile, voluto dal Consorzio SiR (Solidarietà in Rete), che si occupa di offrire, nell’area milanese, programmi di avvicinamento alla vita adulta autonoma per persone con disabilità.
«L’analisi dei bisogni delle persone con disabilità intellettiva e relazionale – spiega Umberto Zandrini, presidente del Consorzio SiR – e l’attenzione rivolta alle variazioni degli stessi nel tempo, evidenzia oggi nella nostra rete e nello specifico del tema del “dopo di noi” l’esigenza di offrire loro un luogo, in parte protetto, dove sperimentare percorsi di vita adulta autonoma, progettando interventi personalizzati. A tal fine il Consorzio SiR ha acquistato, con il cofinanziamento della Fondazione Cariplo, una struttura abitativa dove attivare stabilmente dei percorsi di Scuola di Vita Adulta Autonoma, un luogo dove offrire la possibilità ai disabili di organizzare la propria vita, avvalendosi di ausili e supporti tecnici per superare, o quanto meno ridurre, la propria disabilità. La nostra rete sarà così in grado di creare le condizioni di base, di porre le fondamenta per l’inserimento stabile e definitivo delle persone con disabilità all’interno delle strutture residenziali di piccole dimensioni che oggi vengono gestite nella città di Milano».
Ma quali sono gli obiettivi generali della SVAA, sita in Via De Ruggiero, 33 e finanziata dal Comune di Milano attraverso la Legge 162/98, con il contributo delle singole famiglie coinvolte? «Innanzitutto – dichiara ancora Zandrini – rispondere al bisogno/diritto del disabile e della sua famiglia di sperimentare momenti di reciproco distacco. In secondo luogo promuovere concretamente l’esercizio del diritto alla vita adulta autonoma in un quadro di sostenibilità emotiva, affettiva ed economica, nella logica del “durante noi”. E ancora, sviluppare integrazione sociale, favorendo infine anche la dimensione di rete tra operatori di cooperative sociali già impegnati nella progettazione e gestione di servizi sia diurni che residenziali, rivolti a persone con disabilità». (S.B.)
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