Inaugurata alla fine di marzo ad Arese (Milano), l’Associazione Sportiva Dilettantistica Disabili Lombardia “Mettiamoci in Gioco” è formata da un gruppo di tennisti con disabilità seguiti da Alessandra Venturi, maestra di tennis e laureata in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattive.
Scopo della nuova organizzazione è la promozione e la pratica del tennis per persone con disabilità, una realtà già consolidata da almeno tre anni, nella località vicina a Milano. Ora, grazie a “Mettiamoci in Gioco”, l’auspicio dei promotori è quello di consolidare questa realtà sportiva, rendendo Arese un punto di riferimento per tutte le persone con disabilità della Provincia di Milano che desiderassero avvicinarsi alla disciplina del tennis.
Le attività si svolgono presso le strutture tennistiche della Società Sportiva Dilettantistica Arese Sport (Piazza dello Sport) e i corsi (semestrali) riguardano sia il tennis in carrozzina che quello per disabilità intellettiva e/o relazionale. I soci che intendono fare agonismo possono poi partecipare sia a tornei nazionali che internazionali.
Particolarmente interessante è inoltre la proposta promozionale in corso, che si pone l’obiettivo di divulgare il tennis in carrozzina in Lombardia, offrendo gratuitamente l’occasione di provare questo sport. I destinatari sono tutte le Unità Spinali di Milano e Provincia, le associazioni di persone con disabilità che non si occupano di sport, le associazioni sportive per disabili, i Centri Diurni, gli Istituti di Riabilitazione, le Comunità Socio Sanitarie, le Residenze Sanitario Assistenziali, i Centri Socio Educativi e quelli Psico Sociali.
Ad oggi già cinque persone con disabilità stanno usufruendo di queste ore di promozione, tra cui due bambine di 10 anni. Si tratta di un’iniziativa con la quale si vuole innanzitutto sopperire alla mancanza di informazioni da parte di molte persone disabili, le quali non sanno che possono praticare delle attività sportive.
Inoltre, si vuole aiutare a superare il confine del “non posso fare”, entrando nella condizione del “posso fare, anche se in modo leggermente diverso e con qualche accorgimento”. Infine, si cerca di accrescere la consapevolezza che si può godere anche di piccoli risultati, senza essere campioni olimpionici. (G.R.)
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