«Questa è un’altra beffa, ai danni delle persone con disabilità, che si tramuta in danno economico»: così ci scrive un Lettore con disabilità, riferendosi al rinnovo della sua patente di guida, sulla quale dichiara che «è inaudito pagare un’agenzia che si occupa di pratiche auto per ottenere il fatidico “permessino” dalla Motorizzazione Civile, necessario alla persona con disabilità che abbia la patente in fase di scadenza, per poter guidare nel periodo di tempo che va dalla scadenza stessa sino alla data di convocazione a visita medica per il rinnovo».
E si chiede ancora: «Come può la Motorizzazione Civile stabilire se in quel lasso di tempo una persona è in grado di guidare, solo sulla base della presentazione della patente e della convocazione da parte dell’Azienda USL? Perché allora non demandare alla stessa Motorizzazione Civile il rilascio della patente, senza alcuna visita medica, dal momento che essa può dare l’autorizzazione a guidare per un periodo, se pur minimo, di tempo?».
Di base – è sempre bene ricordarlo – le spese per il rinnovo sono le seguenti: 24,80 euro a favore dell’Azienda USL, 9 euro per il Dipartimento dei Trasporti Terrestri e naturalmente la marca da bollo da 14,62 euro. «Per quale motivo – si chiede dunque il nostro Lettore – bisogna sopportare un’ulteriore spesa, quando ad essere inadempienti sono proprio le Aziende USL territoriali di competenza, che non riescono a rispettare le date di scadenza delle patenti, creando un disservizio e un danno ai meno fortunati? Perché questo “business”? Non si potrebbe, in questo lasso di tempo, presentare semplicemente – in caso di richiesta da parte delle forze dell’ordine – la patente e la convocazione dell’AUSL di competenza? E invece, solo se ad accompagnare la patente stessa vi è un documento della Motorizzazione Civile – che non è per altro una Commissione Medica – tutto è concesso e regolare, altrimenti siamo dei “fuorilegge”».
Ma non è tutto. A lasciare perplessi, infatti, è la natura stessa della documentazione richiesta. «Con quale criterio – si chiede infatti il Lettore, che è persona affetta da una malattia neuromuscolare – si pretende un elettroencefalogramma da una persona affetta da distrofia o da atrofia muscolare quando invece l’esame primario in queste patologie è un’elettromiografia?».
«Sono incongruenze – è la conclusione della lettera inviata alla nostra redazione – che portano letteralmente all’esasperazione e che colpiscono regolarmente le categorie di persone più deboli, come quelle con disabilità». (S.B.)
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