Abruzzo: niente più fondi per la legge sull’abbattimento delle barriere

di Claudio Ferrante*
Così si dichiara infatti in una recente lettera della Regione, ove appunto si informa che i contributi legati alla Legge Nazionale 13/89, per l'eliminazione delle barriere negli edifici privati - per altro già bloccati in Abruzzo sin dal 2007 - d'ora in poi non saranno più disponibili. Dura la denuncia di Claudio Ferrante, a nome di tante persone con gravi disabilità, che si appella alle Istituzioni Regionali per il ritiro di quel provvedimento, ritenuto come un ulteriore segnale di «smantellamento dello Stato Sociale». In caso contrario, dichiara il presidente dell'Associazione Carrozzine Determinate Abruzzo, «non resta che una mobilitazione senza precedenti»

Uomo con le mani sul volto e un'espressione di disperazioneLa Regione Abruzzo ha letteralmente “falciato le gambe” a chi le gambe non le ha più! Siamo infatti sbalorditi e increduli di fronte a un atteggiamento politico sconsiderato, davvero senza precedenti. Ma vediamo i fatti.

La Legge dello Stato Italiano 13 del 1989 [“Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”, N.d.R.] è stata una vera conquista, non solo culturale – per le associazioni e le persone con disabilità -, perché ha rappresentato una svolta per chi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto è costretto a vivere nelle proprie abitazioni e nelle città, dovendo fare i conti con il grave problema dell’accessibilità.
Vivere con e tra le barriere – non potendo ad esempio rendere più accessibile l’alloggio, installare rampe, ascensori o modifiche di distribuzione interna, allargare porte, adeguare bagni e cucine, predisporre impianti di segnalazione per non vedenti o non udenti, migliorare i percorsi per rendere più fruibile lo spazio – significa in due parole non vivere!

Ebbene, la Regione Abruzzo, con una lettera del 6 aprile scorso, ha informato tutti i Cittadini che non sarà più possibile usufruire del finanziamento relativo alla Legge 13/98, un “brillante” provvedimento che non consentirà più – a chi non potrà permetterselo autonomamente – di usufruire dei servizi igienici, di uscire di casa, di incontrare persone, di andare a lavorare o a fare la spesa, insomma di poter godere dei più elementari diritti di cittadinzanza.
Paraplegia, tetraparesi, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, distrofie muscolari e altre gravissime patologie: è di questo che stiamo parlando! Di persone che percepiscono 260 euro di pensione d’invalidità al mese, non certo delle indennità di 5, 10 o 15 mila euro al mese, previste per coloro i quali rappresentano le Istituzioni Regionali, che oggi non hanno nemmeno il buon senso di provare vergogna di fronte a un provvedimento che contrasta palesemente con i princìpi previsti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità [ratificata dall’Italia nel 2009 e diventata dunque la Legge di Stato 18/09, N.d.R.].

Questa è una decisione che colpisce sia il passato che il presente e il futuro. Infatti, sono migliaia le persone abruzzesi con disabilità che hanno anticipato somme di denaro per abbattere le barriere nelle proprie abitazioni e che dovrebbero ricevere i relativi fondi.
Ci appelliamo dunque al governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi, agli assessori alle Politiche Sociali Paolo Gatti e ai Lavori Pubblici Angelo Di Paolo, all’intera Giunta Regionale e al Consiglio tutto – per quanto di competenza – affinché venga immediatamente non solo ritirato questo provvedimento, ma per far sì che siano finalmente sbloccati i contributi, fermi sin dal 2007.
Se questo non accadrà, ci sarà una mobilitazione regionale senza precedenti, anche perché riteniamo ormai che di fatto, nella nostra Regione, lo Stato Sociale sia in via di smantellamento.

*Presidente dell’Associazione Carrozzine Determinate Abruzzo (carozzinedeterminate@hotmail.it); responsabile dell’Ufficio DisAbili di Montesilvano (Pescara).

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