Navigando nel vasto mondo della virtualità, ho scoperto molti siti: quando tre anni fa mi parlarono di Facebook, pensai che non mi sarei mai iscritta. Pensavo fosse uno stupido social network per “persone depresse e insoddisfatte”. Ma poi, valutandone bene l’utilità, decisi di entrare e scoprii che se “Faccialibro” viene utilizzato in modo corretto e sano, si conoscono molte cose emozionanti e persone straordinarie.
All’inizio lo utilizzai per giocare a Pet Society, quel gioco con i pupazzi che devono essere vestiti e curati, poi incominciai ad iscrivermi ai vari gruppi e pagine. Conobbi il mondo della disabilità e tra un’iscrizione e un “Mi piace”, venni a conoscenza di associazioni e progetti che stravolsero il mio modo di vedere la diversità.
In Italia esistono innumerevoli organizzazioni che ogni giorno lottano per sostenere le persone con disabilità e le loro famiglie. Inoltre, ci sono tantissime persone che svolgono attività di volontariato e di organizzazione di eventi nel mondo del sociale.
Rimasi stupita nel leggere i tanti commenti sulle bacheche dei gruppi di associazioni e rimasi tanto più colpita quando mi accorsi che questa cosa mi stava facendo convogliare tante richieste di amicizia. Tra una parola e un’altra, conobbi tante storie e tuttora continuo a conoscerne. Il fatto che persone, dette “speciali”, mi raccontassero la loro storia mi rendeva entusiasta. Ho capito grazie a loro quanto il mondo possa essere crudele, ma anche quanto possa essere bello.
Molti disabili – penalizzati anche dalle scarse attività offerte loro in ambito lavorativo-sociale – si rifugiano sul network per dare sfogo ai loro pensieri e alla loro voglia di esprimersi. Il disabile, purtroppo, è visto ormai dalla società come un’utenza debole e incapace di avere una propria vita. Anche se da una parte il web è bello, perché mette in collegamento storie e fatti, dall’altra abbiamo un impoverimento che danneggia l’anima. Trovo interessante il fatto che ci si possa scambiare aiuto e opinioni e conoscere molti progetti innovativi, ma penso che il mondo della disabilità debba incominciare a rivendicare i propri diritti di persona, diritti di libertà e di pari opportunità e soprattutto il fondamentale diritto di amare e di avere degli amici senza essere giudicati.
Ho conosciuto molti giovani, da una parte quelli che non riescono ad esprimersi e dall’altra personalità brillanti, con ottime carriere lavorative. Alcuni eccellono in tutto, soprattutto nello sport. Sono tanti i casi di atleti paralimpici che hanno “una vita perfetta”. Ma sono altrettanti i casi di persone che subiscono i pregiudizi morali di una società che li giudica per il proprio aspetto.
Penso quindi che dovremmo incominciare proprio a sensibillizzare la società in cui viviamo, facendo comprendere che l’amore, l’amicizia e il lavoro sono diritti di cui devono godere tutti, proprio tutti e che nessuno può negarli. Smettere con l’assistenzialismo e cominciare con i progetti di crescita, fatti non solo dalle organizzazioni no-profit, ma promossi dalle Istituzioni.
Lo Stato deve tutelare e sensibilizzare i propri Cittadini, perché dobbiamo imparare a vedere i disabili come persone normali e capaci di lavorare, giocare, uscire e Amare. Nessuno al mondo deve vedersi negare il proprio diritto alla vita, nessuno.
Facciamo delle scelte, dobbiamo incominciare a farle, pensando che al mondo oltre a noi ci sono anche gli Altri. Mentre camminiamo per strada, incominciamo a scrutare i passanti, dobbiamo accorgerci anche di chi “sembra invisibile”. Collaboriamo con il prossimo e non facciamo più finta che tutto vada bene.
Nella mia vita voglio avere la consapevolezza che con un piccolo gesto posso aiutare molti. Forse è per questo che ho intenzione di creare un’associazione che sostenga le persone con disabilità, che le aiuti e che doni loro una serie di opportunità di integrazione sociale.
*Studentessa (martap89@alice.it).
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