Con i suoi 12.209 abitanti, Venosa, in provincia di Potenza, è la città natale del grande poeta latino Orazio ed è iscritta – insieme ad altre quattro località della Basilicata – all’Associazione I Borghi più Belli d’Italia.
La minzione imperiosa, invece, è l’incapacità di trattenere l’urina dal momento in cui si inizia a sentire lo stimolo, una necessità denominata appunto “imperiosa” dal bisogno “imperativo” di urinare, che può essere causata da varie ragioni e anche da malattie come la sclerosi multipla.
Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi il perchè di un accostamento tanto stravagante, ma il motivo c’è eccome.
«Sono G.B. – ha scritto qualche tempo fa una persona di Venosa all’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) – e sono affetto da minzione imperiosa, causata dalla sclerosi multipla, malattia demielinizzante. Oltre a lottare contro quest’ultima, però, da dieci anni devo anche combattere contro la solitudine, l’emarginazione e l’insensibilità della mia Amministrazione Comunale, facendo i miei bisogni per strada, perché il bagno pubblico per disabili è chiuso e bisogna chiederne la chiave al bar vicino che ha tre gradini! Inoltre, nei servizi dei locali pubblici del mio paese (tutti i locali pubblici!) non posso accedere, a causa delle barriere architettoniche. Una persona normodotata, invece, che nemmeno soffre di minzione imperiosa, la chiave non la deve chiedere affatto perché trova la porta spalancata». Le immagini che pubblichiamo a fianco sono quanto meno eloquenti.
Diamo spazio ora a quanto ci ha scritto Valeria Berio, assistente sociale dell’AISM Nazionale, che ha raccolto la denuncia proveniente dalla Basilicata.
«G.B. ci ha contattato nel 2010, presentandoci il suo caso che si può spiegare semplicemente. A Venosa, la sua città, i locali aperti al pubblico, come i bar e gli esercizio commerciali, gli risultano inaccessibili. Egli, infatti, affetto da sclerosi multipla da parecchi anni, si muove in carrozzina, incontrando ovunque barriere architettoniche all’entrata. In particolare, però, il problema è che soffrendo di minzione imperiosa, quando esce da casa non può andare al bagno e subisce ogni volta l’umiliazione di dover mingere in pubblico.
Paradossalmente il Comune ha allestito un nuovo bagno pubblico per disabili, quasi a norma – “quasi” perché la rampa per accedervi è decisamente troppo ripida per una persona in carrozzina – ma la porta di esso risulta rigorosamente chiusa a chiave. Infatti, il bagno è stato dato in gestione dal Comune a un bar della zona che, probabilmente per evitare atti vandalici, lo tiene chiuso, mettendo a disposizione le chiavi. Ma quel bar è inaccessibile perché ha all’ingresso tre gradini! G.B. è quindi costretto a trovare per strada qualcuno che vada a prendere le chiavi per lui e a volte, con il suo problema fisico, di tempo non ce n’è proprio…».
«Il Comune – prosegue Valeria – ha garantito che avrebbe fatto rispettare al bar gli orari di apertura dei servizi, come previsti dal contratto firmato fra i due soggetti (bagno aperto giorno, per consentirne appunto l’uso al pubblico), e invece G.B. lo trova sistematicamente chiuso e deve arrangiarsi a mingere all’aperto, con ovvi imbarazzi e disagi anche fisici, visto che deve sollevarsi dalla carrozzina con la quale si muove. E non è servito nemmeno segnalare per iscritto il problema al Comune, chiedendo almeno il rispetto del contratto e degli orari di apertura, oltre a denunciare la situazione dei tanti altri locali pubblici – o aperti al pubblico – non accessibili; del resto, sembra che non lo sia nemmeno lo stesso Comune… E così G.B. non solo non può andare in bagno, ma neanche al bar con gli amici, al ristorante, in biblioteca o in Comune, per partecipare alla vita sociale e civica della sua città, cosicché il salto dal non potere andare in bagno all’essere emarginato è quanto mai breve».
«Certo non è un caso sporadico in Italia – conclude l’assistente sociale dell’AISM -, dove burocrazia e cultura non hanno ancora fatto il salto di qualità richiesto ad esempio dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ma sarebbe bello che la rivoluzione partisse proprio dai piccoli Comuni che dovrebbero essere più vicini ai loro Cittadini».
Condividiamo, senza riserva alcuna, limitandoci ad aggiungere che nel 2011 la classificazione dei “Borghi più Belli d’Italia” non dovrebbe più assolutamente trascurare i criteri di accessibilità e vivibilità per i Cittadini a mobilità ridotta. Ma preferiamo lasciare la conclusione al malcapitato protagonista di questa vicenda, con l’auspicio che anche questa nostra denuncia possa servire ad accelerare la soluzione del problema. «A proposito di Quinto Orazio Flacco – scrive G.B. – visto che Venosa gli ha dato i natali, egli non doveva certo chiedere la chiave per accedere ai vespasiani e per avere anche duemila anni fa la sua privacy…». (Stefano Borgato)
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