«La domiciliarità è lo scenario della persona, è il contesto dotato di senso per la persona stessa»: su questo concetto fondamentale è nata nel 1994 l’Associazione La Bottega del Possibile di Torre Pellice (Torino), per diffondere appunto la cultura e il diritto della domiciliarità, architettandone le forme giuste, «per chi non ce la fa da solo».
Sin dagli inizi, l’organizzazione piemontese ha organizzato annualmente un convegno – denominato Punto d’Ascolto – finalizzato alla formazione culturale e alla sensibilizzazione degli operatori del settore socio-sanitario, riguardo alle tematiche che costituiscono il nocciolo degli obiettivi dell’Associazione.
L’edizione n. 17 di Punto d’Ascolto è prevista dunque per venerdì 20 e sabato 21 maggio a San Secondo di Pinerolo, sempre in Provincia di Torino (Centro Congressi Hotel Residence Villa Glicini, Via Valpellice, 68/a), con il titolo Scegliere di rendere possibile l’impossibile. Architetture, ingegnerie e pensieri della domiciliarità per promuovere l’autonomia.
«Come Associazione di Promozione Sociale – spiegano i responsabili della Bottega del Possibile – il nostro intendimento è quello di far cultura, di promuovere, sostenere e impegnarci per dare piena attuazione a quanto è sancito nei primi articoli della nostra Costituzione Repubblicana. Siamo molto impegnati, con costanza e audacia, per procedere nel nostro cammino, che appare ancora lungo poiché ancora, troppo spesso, si confonde l’obiettivo culturale della domiciliarità, con uno degli strumenti di sostegno alla domiciliarità che è, ad esempio, l’assistenza domiciliare. Quest’anno il nostro Punto d’Ascolto sarà dedicato a dimostrare come sia “possibile l’impossibile”, al fine di promuovere la massima autonomia per le persone, specie per quelle che hanno un’autonomia ridotta. Inoltre, vogliamo cogliere tale preziosa occasione, per dotarci e offrire al mondo dei professionisti, operatori e decisori un Manifesto sulla Domiciliarità che proporremo all’inizio dell’incontro e che completeremo durante le due giornate di riflessione».
Ma quali saranno gli strumenti utilizzati per definire questo Manifesto? «Innanzitutto – proseguono dall’associazione piemontese – le “esperienze” dei relatori delle diverse professionalità, anche estranee al mondo dei servizi alla persona (architetti, ingegneri, informatici, domotici, imprenditori agricoli ecc.); poi le “riflessioni” che emergeranno dai quattro gruppi di lavoro, ognuno con sfaccettature diverse, derivate dalle esperienze concrete provenienti da più parti del Paese, che verranno presentate e discusse; ultimi, ma non ultimi, i “saperi” degli operatori del sociale, impegnati nei servizi alla persona, dei docenti e ricercatori delle Università, dei “decisori” tecnici e politici».
Il Manifesto sulla Domiciliarità verrà quindi successivamente diffuso, per essere ulteriormente arricchito, contribuendo ad abbattere barriere e pregiudizi e costruendo alleanze affinché le persone – di qualunque età e con qualunque tipo di problema – possano ridurre la loro dipendenza da altri, riacquistando la dignità e l’individualità più autonoma nella propria casa, o in una casa “nuova”, o anche, eventualmente, in una “casa altra” da condividere in compagnia.
«Lavoreremo quindi – concludono dalla Bottega del Possibile – con esperti di professioni ancora poco coinvolte nel nostro progetto culturale di politica sociale globale, che possiede un disegno che vuole uscire dal solo campo del sociale e sanitario, per andare oltre, architettando soluzioni nuove, integrate e flessibili che concretizzino di fatto quella globalità nella politica della domiciliarità che spesso sottolineiamo essenziale, per rispettarla, per mantenerla, per recuperare autonomia nella propria domiciliarità a favore di tante persone in difficoltà». «Allora – è l’appello finale – venite con noi, portate esperienze, aiutateci a camminare avanti, per scrutare nuovi orizzonti, al servizio di quelle Persone che per molti (per troppi) sono ancora nessuno». (S.B.)
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