È giunta dal Consiglio Nazionale dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), riunito in questi giorni a Roma, la ferma riprovazione dell’applauso tributato dall’Assise di Confindustria a Bergamo all’amministratore delegato della ThyssenKrupp, a seguito della condanna per omicidio volontario, emessa dal Tribunale di Torino, in riferimento al tragico evento del dicembre del 2007, che causò la morte di sette lavoratori e il grave ferimento di un ottavo.
«Pur consapevoli delle scuse e delle “dichiarazioni riparatorie” – spiegano dall’ANMIL – espresse dai vertici dell’Associazione Industriali, e in particolare dal direttore generale Giampaolo Galli e dalla presidente Emma Marcegaglia, condanniamo con assoluta decisione l’indecoroso e offensivo gesto, frutto di un irresponsabile impulso di solidarietà verso chi è stato giudicato consapevole e altrettanto colpevole di aver causato una tragedia che solo il caso ha voluto non fosse ancor più grave».
«La nostra vicinanza verso i familiari delle vittime e la piena condivisione dei princìpi espressi nella sentenza – è stato poi dichiarato unanimemente dall’Assemblea degli oltre cento dirigenti dell’ANMIL provenienti da tutta Italia – rappresenta la voce dei nostri cinquecentomila iscritti, tutti vittime del lavoro. Al Presidente della Repubblica Napolitano, che ha sempre mostrato con tenacia il proprio impegno, anche attraverso le stelle al merito che il primo maggio, nel giorno della nomina dei nuovi cavalieri del lavoro, consegna ai familiari di alcuni lavoratori deceduti a causa di infortunio, va la nostra più profonda stima, onorati dell’attenzione che attesta a questa causa».
«Restano tuttavia nelle mani degli imprenditori – ha concluso il Consiglio Nazionale dell’ANMIL – le sorti di centinaia di migliaia di lavoratori che, rimasti permanentemente invalidi, all’indomani di un infortunio non riescono a trovare una collocazione attiva nel mondo del lavoro. Un tema, questo, che rimane seppellito da questioni occupazionali che interessano tutto il mondo del lavoro, ma né sul terreno della prevenzione né sul terreno della cura e del reinserimento, Confindustria può dimostrare debolezza o disattenzione». (M.d.M.)
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