Non si spengono gli echi della manifestazione indetta il 19 maggio scorso a Milano dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) – organizzazione che rappresenta oltre duecento associazioni lombarde di persone con disabilità e dei loro familiari e che costituisce la componente regionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – davanti al Pirellone, sede della Regione Lombardia, con più di mille persone in rappresentanza di associazioni, enti erogatori dei servizi, organizzazioni del Terzo Settore, sindacati ed esponenti di Enti Locali. Soprattutto, però, erano tantissimi i Cittadini con disabilità e i loro familiari, per protestare contro i tagli sociali e rivendicare il loro diritto a una vita dignitosa (se ne legga nel nostro sito cliccando qui).
Qui riceviamo e ben volentieri pubblichiamo altre due testimonianze di “chi c’era”, a partire da quella di Assunta Cobelli del Comitato di Coordinamento Pavese per i Problemi dell’Handicap.
Ebbene sì, “siamo falsi invalidi” perché vogliamo vivere la vita! Sembra incredibile, eppure in questo primo scorcio del terzo millennio il diritto di ciascuno a un’esistenza dignitosa non è ancora stato adeguatamente assimilato e metabolizzato al punto da diventare scontato. Ed è proprio per ribadire, chiedere, esigere questo diritto che centinaia di persone tra disabili, famiglie e addetti del Terzo Settore hanno accolto l’invito della LEDHA e si sono ritrovate il 19 maggio sotto il Pirellone, sede del Governo Regionale Lombardo.
Tutte queste persone – che in termini assoluti possono sembrare poche – non hanno affrontato l’impegno fisico, psicologico e organizzativo che comporta una manifestazione solamente per ribadire un principio, ma proprio per denunciare che il diritto, sancito dal diritto nazionale e internazionale, a una vita dignitosa e appagante è stato violato.
L’azzeramento del Fondo per le Non Autosufficienze e i tagli previsti al bilancio dei servizi sociali annullano completamente ogni speranza di integrazione, partecipazione e inclusione, scaricando interamente sulle spalle delle famiglie i costi di quell’assistenza indispensabile, ai meri fini della sopravvivenza, per le persone non autosufficienti.
La cronaca della giornata, con l’elenco dei politici applauditi e di quelli fischiati, è già stata ampiamente diffusa da più parti; così come l’ansia, l’angoscia, la preoccupazione, che in alcuni momenti sembravano sfociare in rabbia, dei manifestanti provati e stanchi di tante parole.
Vale invece la pena sottolineare che ancora una volta è prevalsa l’importanza di esserci, di prendersi in carico in prima persona delle varie questioni, da parte di un mondo che, nell’immaginario collettivo, può solo aspettare che qualcun altro faccia qualcosa.
La partecipazione attiva del disabile – che in primo luogo è Cittadino – alla difesa dei propri diritti rappresenta una cultura in controtendenza che contrasta con forza la sottocultura diffusa di quella politica che da una parte fonda il proprio credo sulla disuguaglianza e dall’altra si straccia le vesti in difesa della vita, mentre poi, nei fatti, abbandona al proprio destino quella “venuta male”, ma che ha il sacrosanto diritto di essere, a tutti gli effetti, vita.
A ribadire concetti analoghi è anche Daniele, un altro dei partecipanti alla manifestazione di Milano, la cui bella testimonianza di genitore ci è stata anch’essa messa a disposizione dal Comitato di Cordinamento Pavese per i Problemi dell’Handicap.
Cosa rende memorabile un avvenimento? I numeri che comporta? Le idee che lo hanno movimentato? Secondo me lo spirito e la volontà di chi lo porta avanti. E quello al quale ho partecipato il 19 maggio a Milano è stato reso unico dall’unicità dello spirito che ha unito persone in condizioni precarie – sia disabili che anziani, giovani accompagnatori, genitori e familiari – tutti mossi dall’unico desiderio di assicurare un futuro a chi non sarà indipendentemente in grado di farlo.
«Non ringraziamo per quanto ci spetta di diritto!»: questo è il grido uscito unanime dalla nostra mobilitazione, ma io ringrazio di cuore tutti quelli che incuranti del caldo e del disagio, hanno manifestato anche per il futuro di mia figlia!
Grazie ai presidenti e agli organizzatori; grazie a chi aveva mille buoni motivi per starsene a casa, ma è venuto; grazie a chi c’era perché credeva fosse giusto esserci; grazie per la fiducia che la vostra presenza ha infuso in tutti noi che quotidianamente lottiamo per i nostri diritti!
Le associazioni che hanno ritenuto superflua la loro presenza hanno perso una bellissima occasione per portare alla luce i loro eventuali valori… la posta in gioco è alta e il futuro delle persone con disabilità non ha prezzo, per fortuna in molti se ne sono resi conto, mi prendo la libertà di ringraziarli anche a nome di chi non c’era.
*Comitato di Coordinamento Pavese per i Problemi dell’Handicap.