Il recente libro di Francesco Fusca, Persone disabili. In Famiglia, a Scuola e in Società, esce in un momento assai delicato, in Italia, per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Si sta perdendo, infatti, la memoria storica di ciò che ha comportato per la nostra scuola il processo ultraquarantennale di deistituzionalizzazione prima e di inserimento e integrazione poi. Stanno scomparendo i genitori e gli operatori scolastici ed extrascolastici che hanno fatto la storia di questo processo, concretizzatosi prima in una serie di buone prassi e poi, sempre più, in norme che hanno ormai tracciato un sistema organico coerente al suo interno.
Anche gli Ispettori Ministeriali – come l’Autore di questo volume – che hanno contribuito in modo fondamentale a migliorare nel tempo la qualità dell’integrazione scolastica, con le loro consulenze a dirigenti scolastici e docenti, stanno andando lentamente in pensione e non vengono sostituiti, lasciando così un pericoloso vuoto di memoria, non solo teorica, ma soprattutto di prassi pedagogica e didattica.
A causa dunque di queste perdite di testimonianze e delle difficoltà in cui si dibatte una scuola che è stata sottoposta negli ultimi dieci anni a ben tre riforme – dettate solo in parte da esigenze di adeguamento ai cambiamenti della società, bensì soprattutto dal bisogno di ridurre drasticamente e in modo non selettivo la spesa pubblica – l’integrazione scolastica è stata soggetta a continui turbamenti, non tanto a livello normativo, quanto di prassi applicativa o di violazione tollerata della normativa, per ragioni di riduzioni dei bilanci delle scuole e degli enti locali.
Il libro di Fusca testimonia sia lo sviluppo legislativo, sia le prassi applicative buone e quelle cattive, in un continuo divario tra norma positiva e applicazione troppo spesso negativa.
L’Autore non si limita altresì a discussioni generiche, ma scende anche in dettagli pratici, come l’analisi delle luci e ombre presenti nell’integrazione scolastica in Calabria, dove opera da sempre come Ispettore Ministeriale con delega alle problematiche dell’inclusione degli alunni con disabilità. E le questioni vengono affrontate con riguardo a tutti i soggetti coinvolti, a partire dagli alunni, passando per i Dirigenti Scolastici, i docenti curricolari e quelli di sostegno, discutendo anche dei compiti degli assistenti forniti dagli enti locali per l’autonomia e la comunicazione e di quelli delegati all’assistenza materiale (collaboratori e collaboratrici scolastiche).
Non sempre queste figure professionali svolgono correttamente i propri compiti, creando disservizi che riducono e talora vanificano la qualità dell’integrazione scolastica. E proprio a tali disservizi fa riferimento Persone disabili, quando accenna a taluni ricorrenti tentativi di richiesta di ritorno alle scuole speciali, operati da “famiglie disperate”, che con questo libro Fusca vorrebbe rassicurare, come fa quotidianamente con il proprio lavoro.
Sono tempi in cui un libro come questo si rivela attualissimo e importante, proprio perché i tentativi di ritorno alle scuole speciali sembrano farsi più insistenti, provenendo anche da personaggi leader della società italiana.
Mi riferisco ad esempio alla recente uscita dell’assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Chieri in Piemonte, il quale ha espressamente dichiarato che gli alunni con disabilità «fanno ritardare lo svolgimento dei programmi dei compagni, non traggono alcun profitto dall’integrazione nelle classi comuni e dovrebbero andare nelle scuole speciali».
O mi riferisco ancora a quell’insegnante di Armonia del Conservatorio Musicale di Milano il quale ha sostenuto che «le persone con disabilità non sono assolutamente educabili» (tema affrontato nel libro di Fusca in modo critico) e che dovrebbero addirittura essere «eliminate alla nascita, onde evitare inutili oneri finanziari alla comunità»! [dell’assessore di Chieri e dell’insegnante del Conservatorio di Milano anche il nostro sito si è ampiamente occupato a suo tempo. Se ne legga ad esempio cliccando qui, N.d.R.].
Mi riferisco infine ad alcune irridenti critiche alla recente legge sui disturbi specifici di apprendimento [Legge 170/10, N.d.R.] – dislessia, disgrafia e discalculia -, tutte critiche tendenti a superare la visione pedagogica degli apprendimenti degli alunni con disabilità nelle classi comuni, sollecitando approcci rivolti invece all’esclusione e all’emarginazione.
In presenza di esternazioni come queste bisogna cominciare ad aver paura di derive pericolose, che possono trovare anche sèguito nella popolazione non consapevole dei risultati positivi sull’integrazione, testimoniati da svariate ricerche in campo psicologico, pedagogico e didattico e sostenuti da un’adeguata normativa, suggerita proprio da queste ricerche sul campo. Derive contro le quali il libro di Fusca diventa – specie oggi – ancor più importante perché fa chiarezza e divulga fra la gente le esperienze e le teorie sulle buone prassi di integrazione e la normativa che le sorregge.
Interessante in tal senso è anche l’appendice con il prospetto sui contenuti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, Trattato che dedica uno specifico articolo (il 24°) all’inclusione scolastica. E assai interessante è anche il continuo riferimento al regolamento sull’autonomia scolastica che – come giustamente viene sottolineato nel libro – ha concesso alle scuole le autonomie «didattica, organizzativa e di sperimentazione».
E a proposito di autonomia scolastica, è bene sottolineare una volta di più che essa è un’“autonomia amministrativa”, comunque sottoposta, pertanto, al rispetto delle leggi. Un elemento da ricordare senz’altro, nel momento in cui può capitare che qualche neodirigente scolastico ritenga di potere ormai fare qualunque cosa in forza della suddetta autonomia, ad esempio mandare a casa gli alunni con disabilità, quando manchi l’insegnante per il sostegno o mandare quest’ultimo a fare supplenze, lasciando l’alunno assegnatogli da solo in classe o anche consentendo l’attivazione di laboratori illegittimi, in quanto composti per più ore al giorno o alla settimana solo da alunni con disabilità.
Queste prassi sono espressamente vietate dalle Linee Guida Ministeriali sull’Integrazione Scolastica, prodotte nell’agosto del 2009 e giustamente evidenziate nel libro per la loro importanza.
Si tratta quindi di un volume che risulta un utile testo di consultazione, non solo per i comuni Lettori, ma anche per i dirigenti e gli operatori della scuola, come agevole strumento di lavoro, utile a migliorare la qualità dell’integrazione scolastica e più in generale di tutto il servizio di istruzione. Il che fornisce un prezioso e sicuro punto di riferimento – alla luce della professionalità dell’Autore – in un momento in cui il disorientamento sembra diffondersi in modo irrefrenabile, anche per un insufficiente dialogo tra il Ministero, gli operatori locali e le famiglie.
*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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