Qualche settimana fa ho vissuto un brevissimo, ma intenso weekend in Finlandia, per andare a trovare un’amica di recente trasferitasi lì. Destinazione Tampere il primo giorno – la terza città più popolosa del Paese (circa 206.000 abitanti) – e a seguire la capitale Helsinki.
Che dire… In tre giorni scarsi è ben poco quello che si può “respirare” di un Paese, ma ciò nonostante, anche in un solo fine settimana, sono riuscita a portare con me tanti ricordi finlandesi, in positivo e in negativo.
Essendo in carrozzina, guardo ormai ogni cosa – le città, gli alberghi, le strade – con una lente ben precisa. Andando in Finlandia sinceramente ero abbastanza tranquilla: generalmente, infatti, quanto all’accessibilità, più si va a nord, meglio ci si trova. Per alcuni versi mi son trovata a riconfermare le mie aspettative, per altri invece ho dovuto ammettere che, ovunque, “tutto il mondo è paese” e proverò a spiegare perché.
Cominciamo dagli aspetti positivi. In quei giorni mi sono “permessa” di bere tutta l’acqua, il tè o il caffè che volevo, certa che pressoché in qualsiasi locale pubblico avrei trovato un bagno attrezzato per disabili. In Italia, al contrario, quando esco la sera o so di essere in giro per diverse ore, devo cercare di bere il meno possibile, proprio perché è abbastanza difficile trovare bagni adatti ad una carrozzina.
Per correttezza e fair play, devo però precisare che anche ad Helsinki il nostro albergo aveva sì un bagno più ampio, adatto a una carrozzina, ma con il WC troppo basso, che mi ha creato non poche difficoltà.
Continuando comunque con i pro, ho viaggiato agevolmente in treno, senza grossi problemi (se si esclude l’inconveniente che all’andata, sulla tratta Tampere- Helsinki, la rampa elettrica per superare i quattro-cinque gradini di accesso al treno non funzionava e perciò mi hanno dovuto issare a forza il controllore e la mia amica… ma shit happens, come dicono gli inglesi, ovvero – più o meno – “può succedere”).
Sempre in tema di accessibilità dei trasporti urbani, ho avuto modo di prendere un autobus di linea (il n. 61, quello che collega l’aeroporto di Tampere al centro città), e anche lì sono salita comodamente. Il sistema è meccanico, come quello che avevo visto sugli autobus in Germania: c’è una rampa a scomparsa, in corrispondenza di una porta dell’autobus, ed è sufficiente prendere un gancio e aprirla per far salire la carrozzina, o il passeggino, per poi richiuderla.
Anche in questo caso, però, voglio essere sincera: l’autobus di linea era sì accessibile, ma l’abbiamo dovuto prendere perché la navetta della Ryanair invece non lo era. Peccato che siamo venute a saperlo solo dopo aver pagato i 12 euro del biglietto per me e per la mia accompagnatrice, e dopo avere aspettato una buona mezz’ora a vuoto. I soldi ci sono stati rimborsati, ma che nervi! Mi avrà ben visto la receptionist cui avevo chiesto se potevo prendere l’autobus dall’aeroporto al centro, no? E con l’inglese me la cavo pure bene! Insomma, le persone superficiali le si incontra dovunque!
Un altro mezzo di trasporto che non ho mancato di testare è stato il taxi. Nota di merito: ho visto circolare diverse vetture attrezzate con la rampa posteriore, per accogliere sedie manuali o a motore. Nota di demerito: viaggiare con un taxi del genere e con la propria sedia a rotelle (rimanendo seduti su di essa, non trasferendosi sul sedile, e quindi richiedendo all’autista “lo sforzo” di fissare la vostra sedia al pianale dell’auto e cingendovi a norma con delle cinture di sicurezza) costa un sovrapprezzo fisso di ben 14 euro, indipendentemente dal tragitto! E questo, nota bene, solo per i turisti stranieri, mentre le persone con disabilità residenti in Finlandia hanno delle agevolazioni, per cui possono viaggiare in taxi al costo di un autobus (2 euro e mezzo a corsa).
Bene per i disabili autoctoni, certo, ma non mi sembra affatto giusto, né etico, che un disabile turista debba pagare di più perché viaggia con la – e sulla – propria sedia a rotelle. Ancora una volta, insomma, un weekend che avrei voluto low cost è stato invece piuttosto oneroso…
Si riconfermano in questo le tesi di Wiebke Kuklys – la brillante ricercatrice ed economista prematuramente scomparsa a soli 33 anni nel 2005 – secondo la quale una persona disabile, quanto meno nella società occidentale, per avere lo stesso livello di benessere di una persona normodotata, deve spendere circa il 20% in più. Se si conta poi che io non sono più autosufficiente e che viaggio con un’assistente personale, si fa presto a capire quanto più costosa possa essere la mia vita…
“Testati” dunque i treni, gli autobus e i taxi, non poteva mancare un’esperienza con il tram. Bene, diciamo che si è trattato di un’esperienza “indiretta”, ma alquanto singolare e degna di essere raccontata.
In pratica è successo questo: io e la mia amica finlandese, che mi stava spingendo, abbiamo deciso (sbagliando, lo so…) di fare un po’ le “trasgressive” e di attraversare la strada anche se c’era il rosso per i pedoni. La mia amica purtroppo ha accelerato un poco e io non sono riuscita a tenermi ancorata a sufficienza alle maniglie laterali della mia carrozzina, venendo così catapultata in avanti e cadendo a terra. Le rotelline davanti alla sedia, “piccole e dannate”, si sono incagliate in uno dei binari del tram.
Per fortuna non mi sono fatta molto male, solo un po’ di dolore alle ginocchia, considerato che – mea culpa – sono anni che non faccio fisioterapia e i miei legamenti gridano vendetta. La cosa che però mi ha piuttosto scioccata è che nessuno dei presenti è venuto in mio soccorso, lasciando me e la mia amica a cercare di rimettermi sulla sedia, invano, in mezzo all’incrocio.
Solo una volta scattato il verde, i pedoni finlandesi son venuti a darci una mano. Forse era un modo per rimproverarci di essere passate col rosso, mi son detta. O forse hanno ritenuto che l’etica del rispetto delle regole (ovvero: non si deve MAI attraversare col rosso) fosse superiore a tutto il resto. Io comunque ci sono rimasta un po’ male e sarei quasi tentata di fare una prova, ribaltandomi di nuovo in diverse città (beninteso, non senza essermi prima imbottita le ginocchia e i gomiti), come a Milano, Londra, Timbuctu o vattelapesca, per vedere che succede, se prevale il senso di rispetto del codice della strada o se invece ha la meglio un istinto naturale ad aiutare chi è in difficoltà.
Ma qui rischiamo di entrare nelle solite disquisizioni filosofiche: homo homini lupus (“l’uomo è un lupo per l’uomo”) alla Hobbes, oppure “uomini naturalmente buoni” alla Rousseau? Bravo chi trova una risposta certa…
Che dire del viaggio in generale? Mi sono divertita, mi è piaciuto vedere un posto molto diverso dall’Italia e da tanti altri Paesi dove sono stata, anche se nel brevissimo weekend trascorso in Finlandia, sono stata quasi più tempo in treno o in autobus che non in giro a fare la turista…
Ad ogni modo, il mio consiglio, per chi volesse andarci, è di organizzare una bella crociera (anche se non so come siano messe le navi in fatto di accessibilità… bisognerebbe indagare!): ho scoperto infatti di essere parecchio ignorante in geografia, perché dalla capitale finlandese in poche ore di navigazione si può essere a Tallinn – capitale dell’Estonia -, San Pietroburgo, Stoccolma, tutte ottime destinazioni.
Inoltre, è quasi superfluo dirlo, la Finlandia è la meta perfetta per gli amanti della natura: è un Paese praticamente “allagato”, perché son quasi più i laghi che la superficie calpestabile e i boschi sono ovunque. A meno che non amiate il freddo (ma quello polare artico: in inverno le temperature al sud si aggirano intorno ai meno 30 gradi, al nord ancor meno… brrr), la stagione migliore è l’estate. Non ci credo nemmeno io, ma in tre giorni scarsi mi sono scottata! I finlandesi, infatti, durante la stagione estiva cercano di fare “il pieno di sole” e quindi nessun bar o ristorante ha i tendoni, come da noi. Il sole si piglia in faccia, e si piglia fino a sera!
In questi giorni c’era luce fino alle 11 di sera e ben presto il giorno sarebbe durato fino a 22 ore, con sole 2 ore di buio, prima di cedere il passo alla lunga notte invernale, quando sarà il contrario e già verso le due di pomeriggio scende l’oscurità.
Insomma, in conclusione, credo che non ci vivrei, non foss’altro che per il buio, il freddo invernale e il cibo! Di specialità non ce ne sono mica tante, a parte l’ottimo salmone che ho mangiato sempre e in tutte le salse: i livelli di omega 3 nel mio sangue saranno piacevolmente alle stelle!
Una visita, però, la Finlandia decisamente la vale: per i suoi boschi, i suoi laghi, per la pace e l’aria pulita che si respira persino nella capitale. Buon viaggio, dunque, a chi deciderà di avviarsi al nord, e kiitos – grazie in finlandese – per l’attenzione!
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