Anch’io ho il «vizio di vivere»

di Franco Bomprezzi*
«Non se se "todo cambia", come canta Mercedes Sosa, mi basterebbe qualcosa, a partire da adesso, insieme»: lo scrive Franco Bomprezzi, direttore responsabile del nostro sito, nell'assumere il suo nuovo incarico di consulente per le politiche sulle persone con disabilità del Comune di Milano

Franco BomprezziIl sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e l’assessore alle Politiche Sociali, Pierfrancesco Majorino, mi hanno chiesto di impegnarmi, da volontario, e di assumere un incarico politico ben preciso e di grande responsabilità, quello di consulente per le politiche sulle persone con disabilità.
Non sono stato eletto in Consiglio Comunale. Mi è mancato, probabilmente, proprio il sostegno organizzato delle associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari. 350 preferenze non sono poche, sono stato il quinto della bella lista “Milano Civica per Pisapia” e di questi miei voti di preferenza, senza presunzione, penso che una buona parte appartengano ai diversi mondi, ai Cittadini milanesi che conosco e che mi conoscono, e non soltanto a una “lobby a rotelle”. Anzi.
Ma ormai questo è il passato. L’impegno che mi è stato proposto, in linea con le promesse e il lavoro comune svolto prima delle elezioni milanesi, è affascinante, complesso, emozionante.

Io voglio un mondo senza più persone invisibili, senza più persone senza diritti e senza dignità. Voglio contribuire, nel mio piccolo, a costruire una città capace di dare soluzioni semplici a situazioni complesse. Voglio essere un comunicatore, ossia una persona che “mette in comunicazione” mondi e culture che spesso non si parlano, non si ascoltano, non si conoscono. Voglio spingere le persone con disabilità e i loro familiari a partecipare alla vita pubblica, non solo per reclamare soluzioni utili al proprio vivere quotidiano, ma anche per restituire a tutta la comunità il grande bagaglio che possiedono, fatto di umanità, competenze, dignità, onestà, lavoro, sacrificio, concretezza, umiltà, serietà, intelligenza, ironia, gioia di vivere. Voglio vivere “cinque anni da leone”, in prima linea, mettendoci la faccia e il cuore, e il cervello. Voglio contribuire  a rendere Milano “la città di tutti”, ma proprio tutti, nessuno escluso. Voglio essere me stesso.
Ho quasi sessant’anni, e mi sento giovane, ma non mi sento affatto soddisfatto. Voglio imparare, conoscere, ascoltare, visitare, condividere, proporre, battermi, vincere.
Mi piace adesso ricordare che nel 2003 a Milano mi è stato consegnato l’Ambrogino d’Oro, su proposta di un consigliere comunale, Andrea Fanzago, che ora è in maggioranza, dopo tanti anni di opposizione. Ma quel riconoscimento mi venne dato dal sindaco di allora, Gabriele Albertini, espressione di quella parte politica che ora è all’opposizione della Giunta guidata da Giuliano Pisapia.
Per me quel giorno è indimenticabile, mi sono sentito allora finalmente Cittadino milanese, non invisibile. E ho avvertito un nuovo senso di responsabilità, un impegno al quale non avrei potuto sfuggire. Quattro anni dopo, nel 2007, è stato il presidente Napolitano a nominarmi Cavaliere della Repubblica, sempre per il mio impegno di comunicazione sulla disabilità.
Ora mi sento davvero quel “Cavaliere a rotelle”, definizione con la quale cerco di addolcire, attraverso un sorriso, la responsabilità verso tutti.

Martedì a Genova [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.] parlerò, nell’ambito della Settimana dei Diritti, durante la presentazione del libro che ripubblica i testi di Rosanna Benzi, curati da Saverio Paffumi.
Sarà il momento in cui “il cerchio si chiude”, e inizia il ritorno al futuro. Pensando a Rosanna e a tutte le persone con disabilità, e sono tante, che in questi decenni hanno combattuto e vinto le battaglie per i diritti di cittadinanza, e che ora non ci sono più. Persone che ci aiuterebbero, con la loro forza interiore, a combattere i nuovi pregiudizi, lo stigma, la convinzione errata che le persone disabili siano un peso e non una risorsa.
Anch’io, con molte meno limitazioni di Rosanna Benzi, ho il “vizio di vivere”. Ma da soli non si può vincere, e neppure combattere; è questa grande rete di umanità e di competenze, di passione civile e di amicizia fraterna, che oggi fa la differenza.
Todo cambia, canta Mercedes Sosa, e la sua canzone ha accompagnato le immagini più belle di una stagione indimenticabile colorata di arancione e di speranza. Non se se tutto cambia. Mi basterebbe qualcosa. A partire da adesso. Insieme.

*Direttore responsabile di Superando.it. Il presente articolo è l’estratto, con alcuni adattamenti, di un testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Ritorno al futuro.

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