Ci troviamo a Cuneo, all’interno della Kosmic Color, il distributore italiano di House of Kolor, ovvero delle particolari vernici “Custom”, che sono certamente – come spiegheremo anche oltre – la miglior soluzione possibile per coloro che desiderano ottenere i massimi risultati per personalizzare auto, moto, camion, caschi, snowboard, tavole da surf, jet-ski o per qualunque altro campo di applicazione creativa. Un vero e proprio “fiore all’occhiello”, dunque, nelle rivendite del settore, non solo per Cuneo, ma per l’intera Italia.
Latte di vernici e colori riempiono a centinaia gli scaffali. Ci sono modellini di auto, componenti di moto, caschi e tutto l’occorrente per la verniciatura di qualsiasi mezzo motorizzato. Le policromie composte sui modellini prova sono infinite, come possono esserlo solo le sfumature dell’arcobaleno, dell’iride, come solo una mente appassionata può concepire. La mente e la passione sono quelle di Enrico Audisio, cuneese, nell’immobilità di una lesione midollare C5.
Enrico, classe 1962, ci racconta un po’ della sua vita e di come un infortunio sul lavoro, nel 1980, lo abbia reso tetraplegico. Soprattutto ci racconta della sua passione per le auto e i mezzi motorizzati made in USA, di come questa sua passione l’abbia fatto diventare il primo importatore e distributore italiano di colori e vernici per auto, caschi e moto.
Siamo abbagliati da tutti questi colori e ci facciamo dire soprattutto che cos’è Kosmic Color. Enrico ci spiega che questo è il posto ideale per gli amanti delle verniciature “Custom” e delle bellissime “finizioni da show” (show-finish), il posto più adatto per tutti quelli che vogliono ottenere i risultati migliori in un lavoro di verniciatura personalizzata e che vogliono ampliare le loro conoscenze su prodotti e tecniche che hanno reso celebri e famosi moltissimi custom painters e preparatori di auto e moto custom in tutto il mondo.
«Dopo l’incidente sul lavoro – racconta – ho avuto quella che in gergo medico tecnico si chiama una fase acuta molto lunga. Sono stato trasportato in un centro ligure, quando ancora l’assistenza e le cure nell’ambito delle lesioni midollari erano letteralmente “all’età della pietra”. Sono stato ingessato dal collo in giù e immobilizzato come una statua di gesso; mi sentivo di essere in un “cronicario” e mi è rimasto un bruttissimo ricordo indelebile di quel periodo. Ho ancora una sorta di repulsione verso quel posto che adesso, fortunatamente, è diventato un eccellente centro di unità spinale».
«Dopo il naturale periodo di stordimento – prosegue – sono finalmente tornato a casa, dove ho continuato a dedicarmi alla mia grande passione, quella per le auto americane. Prima tentai un “colpetto” – ammicca sorridendo – modificando un furgone Bedford inglese, perché le linee ricordavano vagamente i Vans americani allora introvabili. Poi, anni dopo, il “colpaccio”, importando il primo Van Chevrolet, quando ancora questi mezzi non erano importati in Italia da nessun concessionario. Penso che quella del Van sia stata la mia prima vera sfida, in quanto l’ho visto in Germania e poi ho fatto di tutto per targarlo e omologarlo».
Enrico rileva che il mezzo Chevrolet è stato anche il suo primo sogno realizzato, perché «la vita senza sogni da realizzare, è un po’ meno vita».
«Nel 1988 – ricorda ancora Enrico – ho conosciuto a Milano, a un raduno di questi mezzi, un ragazzo svizzero che importava dall’America colori e vernici particolari, che nessuno in Italia conosceva, nemmeno tramite le riviste specializzate che non erano ancora diffuse. Da quell’incontro ha preso il via l’idea di una collaborazione e la fattibilità di realizzare un altro sogno, quello cioè di poter commercializzare in Italia questi prodotti di nicchia e, soprattutto, il poter occuparsi a tempo pieno di cose inerenti alle mie passioni. Dopo alcuni anni, il mio amico svizzero mollò l’importazione diretta e tutto passò nelle mie mani. Non fu semplice perché dovetti decidere di prendere grossi rischi e andare incontro a sacrifici. Rischiai e passai molte notti insonni per i costi che avrei dovuto sostenere, ma con il tempo ne fui ripagato».
Mentre continuiamo ad aggirarci nel suo magazzino, quasi increduli nel vedere tanti pezzi di collezionismo riguardanti auto e accessori degli anni Cinquanta, Enrico ci spiega: «La mia compagnia è leader nel settore delle vernici “Custom”, che sono la migliore soluzione possibile per coloro che desiderano ottenere i massimi risultati per personalizzare auto, moto, camion, caschi, snowboard, tavole da surf, jet ski o per qualunque altro campo di applicazione creativa».
Ci chiediamo come Enrico riesca a conciliare questi suoi affari un po’ particolari fatti di commesse, ordinativi dall’estero, contatti con fornitori e clienti italiani ed europei e le limitazioni della sua patologia e lui ci risponde serafico che dedica molto tempo a se stesso, ai suoi bisogni primari e poi grazie all’ausilio di un portatile e di internet, riesce benissimo a gestire l’attività anche restando sdraiato a letto. «Lavoravo – dice – anche nei lunghi periodi di ospedalizzazione per le cure e le complicanze della lesione midollare – come la disreflessia -, mentre i miei vicini di letto, ad esempio, facevano le parole crociate o altri passatempo. Ma è il supporto dei miei genitori che è stato fondamentale».
All’imprenditore cuneese non piace parlare di ciò che non riesce a fare, bensì di quello che riesce a realizzare nel suo lavoro, sottolineando come – oltre ai prodotti della House of Kolor – egli sia in grado di offrire una vasta gamma di articoli per chi opera nel settore della verniciatura personalizzata, per gli studi di design, gli artisti dell’aerografo, del pinstriping [forma di arte decorativa che consiste nel realizzare sottili linee di colore, chiamate appunto pin stripes, con dei motivi geometrici lineari, spesso simmetrici, N.d.R.] e anche per coloro che sono agli inizi e necessitano di materiale adeguato per eseguire i primi lavori artistici o di bella verniciatura. Inoltre, è in grado di fornire libri di artisti famosi, dove trarre spunto dalle loro illustrazioni, libri sulla tecnica di applicazione delle vernici, dell’aerografia e del pinstriping.
Una vita spesa sul lavoro, dedicata alla realizzazione di questi colori meravigliosi, come lo strabiliante Kamaleon, formato da rivoluzionari pigmenti con una particolarità eccezionale: secondo l’angolazione da cui si guardano, infatti, le basi cambiano radicalmente colore: dal verde al viola all’oro all’argento al blu. Un colore, quindi, che apparirà blu visto di fronte, diverrà rosso, se visto con un angolo di 45 gradi. Inoltre, tra i due colori si vedranno tutte le sfumature intermedie degli stessi.
«In realtà – racconta Enrico con nostalgia – oltre al lavoro c’è stato spazio anche per il sogno di un amore e l’interesse per una ragazza conosciuta telefonicamente proprio grazie al lavoro. Lei, Maria Grazia, era (ed è) una bravissima disegnatrice, molto creativa, originale e ferrata nella grafica, che aveva realizzato dei lavori fatti con i miei colori. Gli approcci telefonici diventavano sempre più frequenti e sentivamo di piacerci. Ma io, piemontese affetto da una tetraplegia, lei meridionale cresciuta in seno a una famiglia tradizionale, ci scontrammo con una realtà molto dura: il veto dei suoi genitori».
In silenzio continuiamo ad ascoltare Enrico. «Ricordo ancora il coraggio con il quale era forgiata Maria Grazia nel momento in cui abbiamo deciso di incontrarci. Il primo appuntamento fu, per così dire, a metà strada. I miei genitori mi “caricarono” su un aereo a Torino e qualche volonteroso mi avrebbe “scaricato” a Roma. Lei avrebbe detto ai suoi che andava a passare la giornata da un’amica che abitava a due ore d’auto. La mia ansia era alle stelle per quell’occasione, non c’era nessuno che potesse cambiarmi la camicia sudata, mettere a posto il piede che penzolava svogliato dalla carrozzina… Capirete, uno al primo appuntamento si mette il dopobarba, si sistema il ciuffo dei capelli, io non potevo neppure asciugarmi il sudore che mi gocciolava dalla fronte… Ma a dispetto di ciò è stato bellissimo! In seguito venne anche a trovarmi in Piemonte, qui nella mia casa di Cuneo, ma il nostro amore era osteggiato dai suoi familiari, che non volevano per la loro figlia un destino simile: una vita insieme a un tetraplegico e per certi versi li comprendevo. Voglio sottolineare che questo succede un po’ dappertutto, non solo al Meridione. Maria Grazia era un concentrato di determinazione, Ha voluto fortemente che io vedessi il suo studio pieno di quadri e lavori creativi e che conoscessi i suoi genitori, persone molto serie e educate. Alla fine, la vita non ci ha permesso di essere vicini… Lei mi ha sempre apprezzato, ma forse ha solo preteso di più di quello che potevo o riuscivo a dare in quel momento. Desiderava che io le fossi più vicino e sentirsi importante per me… Comunque sia andata, sono felice di averla amata e del fatto che siamo rimasti buoni amici».
Mentre il nostro “asso della verniciatura” ci racconta questa storia che ci commuove, continuiamo ad ammirare instancabili le flakes, brillantini di tutti i colori, luccicanti come le stelle o come le paillettes dei vestiti delle dive, tornati in voga per le motociclette e i caschi, e ammiriamo molti altri effetti.
Tutte soluzioni e linee di vernici per carrozzerie non convenzionali, per prodotti personalizzati, quali moto e caschi utilizzati da piloti a tutti i livelli, dal Motomondiale alla Moto GP, dal Superbike alla Formula Uno, dal motocross al rally, dallo sci al ciclismo… da Stoner a Lorenzo, da Hayden a Checa, a Maldonado e a tanti altri.
Per non parlare dei campi di applicazione delle sue vernici innovative, che possono andare dalle montature degli occhiali ai tacchi delle scarpe, dalle tavole da surf agli snowboard, dalle biciclette alla moto custom dell’indimenticabile Marco Pantani, realizzata con i colori Marblizer, oppure alla Harley Davidson del cantante Max Pezzali, realizzata anch’essa con i colori di Audisio. E per finire, tutte le innumerevoli applicazioni che lo stilista Roberto Cavalli ha curato con il Kamaleon!
«Aggiungo – conclude Enrico – che essere arrivato a fornire i colori a sportivi e personaggi di questi livelli è per me motivo di grandissima soddisfazione e orgoglio, ma quando ricevo telefonate da “semplici” utilizzatori o ragazzi che poi mi dicono di essere felicissimi del risultato ottenuto e capto tutto il loro entusiasmo, sono ancora più soddisfatto».
La vita di Enrico Audisio è un mondo di colori. Una vita piena, impegnata, pur nel dramma di una tetraplegia, un esempio per quanti sono tentati di abbattersi e di chiudersi dentro le quattro mura domestiche. Un esempio tangibile per chi spera ancora che i sogni si possano realizzare. (Dorotea Maria Guida)
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