Le avvisaglie erano nell’aria: un taglio di insegnanti di sostegno per l’anno scolastico 2011-2012. Nelle ultime riunioni di fine anno, infatti, cui la Fondazione Bambini e Autismo ONLUS di Pordenone aveva partecipato con i suoi rappresentanti nei Consigli di Classe, nessuno – dirigenti, professori, addetti ai lavori – era pronto a mettere “la mano sul fuoco” sul futuro anno scolastico, per quanto riguarda gli allievi con handicap e i relativi insegnanti di sostegno.
Si paventavano tagli, immaginando, ad esempio, in alcune scuole un incremento di iscrizioni di studenti con disabilità, mantenendo però costante il numero degli insegnanti di sostegno. Era quindi già chiaro che – non avendo questi ultimi il dono dell’ubiquità – non avrebbero potuto seguire gli allievi sul piano quantitativo (numero delle ore) come nell’anno precedente.
Si paventavano tagli, immaginando, ad esempio, in alcune scuole un incremento di iscrizioni di studenti con disabilità, mantenendo però costante il numero degli insegnanti di sostegno. Era quindi già chiaro che – non avendo questi ultimi il dono dell’ubiquità – non avrebbero potuto seguire gli allievi sul piano quantitativo (numero delle ore) come nell’anno precedente.
La conferma è poi venuta recentemente, in questo mese di luglio, tradizionalmente deputato in Italia alle manovre economiche e ai rincari vari, dalla benzina ai medicinali ecc.
Nello specifico, in provincia di Pordenone la richiesta dei dirigenti scolastici di ogni ordine e grado era quella di 436 docenti di sostegno, per coprire, nei diversi istituti, le necessità degli alunni con disabilità, che sono in totale 648. A fronte di tale richiesta, una recente Circolare dell’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia prevede la copertura di 273 posti.
Di più, da fonti della stampa locale, pare che il sostegno l’anno prossimo sarà “a cronometro”, ovvero un’edizione riveduta e corretta dei cosiddetti “tagli lineari”, che risultano essere la cosa più iniqua che si possa fare. La questione del “cronometro” applicata agli alunni disabili (pare) sia così fatta: nelle scuole dell’infanzia, l’insegnante di sostegno potrà stare con il singolo bambino con disabilità 6 ore e 15 minuti alla settimana, nelle primarie 6 ore, nelle secondarie di primo e secondo grado 4 ore e 30 minuti.
Se le cose stanno così, è chiaro a tutti che l’integrazione degli allievi con disabilità diventa una cosa effimera per due ordini di ragioni. La prima: tutti gli allievi con handicap e tutte le classi dove l’allievo è inserito hanno bisogno di un insegnante di sostegno che curi l’integrazione e la renda possibile, tutelando l’apprendimento dell’allievo svantaggiato, ma anche quello dei suoi compagni. La seconda: non tutti gli studenti con handicap presentano le stesse esigenze, che variano invece a seconda della gravità del caso e dalle caratteristiche della disabilità di cui sono portatori. Quindi il taglio lineare (un po’ di ore – poche – per tutti) è sbagliato.
Noi che ci occupiamo di autismo sappiamo bene come dietro a questa parola ci sta uno “spettro”, ovvero una differenziazione alta di intensità del disagio. E sappiamo anche che in una scuola un bambino con autismo, anche molto piccolo, senza personale competente a suo fianco, è in grado di portare una tale confusione da rendere la scuola stessa inadatta ad accoglierlo.
Ancora, sappiamo anche che con questo tipo di disabilità la vocazione educativa e la buona volontà del personale sono importanti, ma non bastano, se non c’è un’adeguata preparazione sulla sindrome e sul caso specifico.
Non è possibile quindi pensare che la soluzione del “cronometro” sia adeguata, né si può pensare di scaricare la responsabilità su docenti e direttori affinché trasformino il “cronometro” in qualcosa di più aderente alle necessità dell’alunno, con la conseguenza che comunque se si dà di più ad uno, si toglie in egual misura ad un altro! Non viviamo sulla luna e quindi sappiamo in quale situazione economica si trovi il Paese, tuttavia non si sana il bilancio dello Stato negando agli studenti disabili il diritto all’’istruzione e all’integrazione sociale perché assieme ad altre categorie – come gli anziani con le pensioni minime e gli indigenti in generale – rappresentano la parte più indifesa e bisognosa della società, parte che in un Paese civile va sempre salvaguardata.
Con questa riflessione, quindi, chiediamo anche all’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia di rivedere quella Circolare, per permettere agli alunni con handicap e alle loro famiglie di iniziare serenamente l’anno scolastico che verrà.
Nello specifico, in provincia di Pordenone la richiesta dei dirigenti scolastici di ogni ordine e grado era quella di 436 docenti di sostegno, per coprire, nei diversi istituti, le necessità degli alunni con disabilità, che sono in totale 648. A fronte di tale richiesta, una recente Circolare dell’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia prevede la copertura di 273 posti.
Di più, da fonti della stampa locale, pare che il sostegno l’anno prossimo sarà “a cronometro”, ovvero un’edizione riveduta e corretta dei cosiddetti “tagli lineari”, che risultano essere la cosa più iniqua che si possa fare. La questione del “cronometro” applicata agli alunni disabili (pare) sia così fatta: nelle scuole dell’infanzia, l’insegnante di sostegno potrà stare con il singolo bambino con disabilità 6 ore e 15 minuti alla settimana, nelle primarie 6 ore, nelle secondarie di primo e secondo grado 4 ore e 30 minuti.
Se le cose stanno così, è chiaro a tutti che l’integrazione degli allievi con disabilità diventa una cosa effimera per due ordini di ragioni. La prima: tutti gli allievi con handicap e tutte le classi dove l’allievo è inserito hanno bisogno di un insegnante di sostegno che curi l’integrazione e la renda possibile, tutelando l’apprendimento dell’allievo svantaggiato, ma anche quello dei suoi compagni. La seconda: non tutti gli studenti con handicap presentano le stesse esigenze, che variano invece a seconda della gravità del caso e dalle caratteristiche della disabilità di cui sono portatori. Quindi il taglio lineare (un po’ di ore – poche – per tutti) è sbagliato.
Noi che ci occupiamo di autismo sappiamo bene come dietro a questa parola ci sta uno “spettro”, ovvero una differenziazione alta di intensità del disagio. E sappiamo anche che in una scuola un bambino con autismo, anche molto piccolo, senza personale competente a suo fianco, è in grado di portare una tale confusione da rendere la scuola stessa inadatta ad accoglierlo.
Ancora, sappiamo anche che con questo tipo di disabilità la vocazione educativa e la buona volontà del personale sono importanti, ma non bastano, se non c’è un’adeguata preparazione sulla sindrome e sul caso specifico.
Non è possibile quindi pensare che la soluzione del “cronometro” sia adeguata, né si può pensare di scaricare la responsabilità su docenti e direttori affinché trasformino il “cronometro” in qualcosa di più aderente alle necessità dell’alunno, con la conseguenza che comunque se si dà di più ad uno, si toglie in egual misura ad un altro! Non viviamo sulla luna e quindi sappiamo in quale situazione economica si trovi il Paese, tuttavia non si sana il bilancio dello Stato negando agli studenti disabili il diritto all’’istruzione e all’integrazione sociale perché assieme ad altre categorie – come gli anziani con le pensioni minime e gli indigenti in generale – rappresentano la parte più indifesa e bisognosa della società, parte che in un Paese civile va sempre salvaguardata.
Con questa riflessione, quindi, chiediamo anche all’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia di rivedere quella Circolare, per permettere agli alunni con handicap e alle loro famiglie di iniziare serenamente l’anno scolastico che verrà.
*Direttore generale della Fondazione Bambini e Autismo ONLUS di Pordenone.
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