La fine di un mondo e la fine della vita

di Giorgio Genta*
Sembra proprio che sia finito quel mondo che non era così forsennatamente "nemico" delle persone con disabilità e che non si limitava a considerarle, in tempi di crisi, sempre e soltanto come un "peso economico insopportabile". Pensando poi al dibattito in corso sul testamento biologico, bisognerebbe che in molti avessero il coraggio di dire quello che davvero pensano, che vogliono cioè obbligare a vivere chi disperatamente si rifiuta di farlo e obbligare a morire chi invece vuol vivere, magari a casa sua, tra i suoi familiari, e senza far morire di fame anche questi ultimi, visti i costi che sempre di più gravano sulle "famiglie con disabilità"

Uomo con mano sulla faccia ed espressione di grande scoraggiamentoUn po’ in ritardo (undici anni secondo la versione “medioevalista”) o in leggero anticipo (un anno secondo le profezie Maya) sui tempi previsti, un mondo è finito: quello cioè che conoscevamo, non forsennatamente “nemico” delle persone con disabilità. Non almeno sino al punto da considerarle sempre e soltanto come un “peso economico insopportabile” in tempi di crisi, da indicare al disprezzo di chi produce (ma i politici cosa producono, oltre ai ben noti danni?), da liquidare con battute sprezzanti e con trovate perverse, come – tra le ultime – quella di trasformare le indennità di accompagnamento in un assai aleatorio sussidio erogato dalle Regioni, pescato nel “mucchio” di un fondo assai poco profondo e “alimentato” con grandissima parsimonia.
Non tagliamo dunque i costi dei politici (che sono diversi dai costi della politica, cioè della democrazia), guai a ridurne il numero e ad aumentare l’esborso a loro carico per un bel piatto di salmone affumicato guarnito con crostini di caviale Malossol, consumato a Montecitorio e servito da camerieri in guanti bianchi (magari passandolo dai 7 euro attuali ai 70 del prezzo di mercato), molto meglio “tagliare la testa” delle persone con disabilità e le loro possibilità di sopravvivenza economica.

A questo punto tutti i bei discorsi sul testamento biologico, tanto cari ai nostri politici, che in essi sfogano logorrea, idealità smaccatamente false e spregio della volontà altrui, diventano assai simili a quelli sul sesso degli angeli, cioè inutili.
Bisognerebbe che quei Signori che tremano al pensiero di essere “tagliati a metà” (solo come numero ed emolumenti, naturalmente) avessero il coraggio di dire quello che davvero pensano: vogliono obbligare a vivere chi disperatamente si rifiuta di farlo e obbligare a morire chi invece vuol vivere, magari a casa sua, tra i suoi familiari, e senza far morire di fame anche questi ultimi, visti i costi che sempre di più  gravano sulle “famiglie con disabilità”.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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