Un po’ in ritardo (undici anni secondo la versione “medioevalista”) o in leggero anticipo (un anno secondo le profezie Maya) sui tempi previsti, un mondo è finito: quello cioè che conoscevamo, non forsennatamente “nemico” delle persone con disabilità. Non almeno sino al punto da considerarle sempre e soltanto come un “peso economico insopportabile” in tempi di crisi, da indicare al disprezzo di chi produce (ma i politici cosa producono, oltre ai ben noti danni?), da liquidare con battute sprezzanti e con trovate perverse, come – tra le ultime – quella di trasformare le indennità di accompagnamento in un assai aleatorio sussidio erogato dalle Regioni, pescato nel “mucchio” di un fondo assai poco profondo e “alimentato” con grandissima parsimonia.
Non tagliamo dunque i costi dei politici (che sono diversi dai costi della politica, cioè della democrazia), guai a ridurne il numero e ad aumentare l’esborso a loro carico per un bel piatto di salmone affumicato guarnito con crostini di caviale Malossol, consumato a Montecitorio e servito da camerieri in guanti bianchi (magari passandolo dai 7 euro attuali ai 70 del prezzo di mercato), molto meglio “tagliare la testa” delle persone con disabilità e le loro possibilità di sopravvivenza economica.
A questo punto tutti i bei discorsi sul testamento biologico, tanto cari ai nostri politici, che in essi sfogano logorrea, idealità smaccatamente false e spregio della volontà altrui, diventano assai simili a quelli sul sesso degli angeli, cioè inutili.
Bisognerebbe che quei Signori che tremano al pensiero di essere “tagliati a metà” (solo come numero ed emolumenti, naturalmente) avessero il coraggio di dire quello che davvero pensano: vogliono obbligare a vivere chi disperatamente si rifiuta di farlo e obbligare a morire chi invece vuol vivere, magari a casa sua, tra i suoi familiari, e senza far morire di fame anche questi ultimi, visti i costi che sempre di più gravano sulle “famiglie con disabilità”.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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