È stata la CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), dopo una serie di difficoltà rilevate dagli utenti, a sollevare nel mese di agosto una polemica riguardante i buoni taxi sperimentali per le persone con disabilità, introdotti sperimentalmente all’inizio del 2010 nel capoluogo piemontese.
«A differenza degli altri – aveva dichiarato in tal senso al quotidiano “La Stampa” Gabriele Piovano del Consiglio direttivo della CPD -, che sono validi sette giorni su sette e ventiquattr’ore su ventiquattro, i buoni taxi sperimentali sono fruibili solo dal lunedì al venerdì, non dopo le 21 e prenotando con 48 ore di anticipo. Un sistema, dunque, che era nato per favorire l’autonomia e la vita di relazione delle persone con disabilità, in realtà non prevede alcun imprevisto e non se ne può usufruire, ad esempio, se diluvia, per andare a teatro o ai concerti».
Tra i vari casi di disservizi recentemente registrati, uno dei più eclatanti è stato riferito dalla testata torinese «CronacaQui», che ha raccontato come a uno dei trecento fruitori dei buoni taxi sia capitato di avere garantito il servizio di trasporto per l’andata, ma non quello per il ritorno.
Paola Ambrogio, consigliere comunale, ha a propria volta denunciato i problemi del servizio, sostenendo tra l’altro che «molte prenotazioni di utilizzo, effettuate secondo le modalità indicate in regolamento, verrebbero annullate con scarso preavviso per mancanza di mezzi a disposizione, senza per altro che siano offerti servizi sostitutivi in modo tempestivo, costringendo così la persona con disabilità a rivolgersi al trasporto privato, con relativi costi, ovviamente non rimborsati».
Consapevole della situazione appare per altro anche l’assessore comunale ai Trasporti Claudio Lubatti che ha promesso, per questo mese di settembre, di mettere attorno a un tavolo le varie associazioni, nel tentativo di risolvere il problema. «Siamo disponibili a rivedere e migliorare il servizio, anche per far sì che uno strumento nato per migliorare la qualità della vita non finisca per essere dedicato solo alle visite mediche».
Tale auspicio è condiviso anche dal presidente della CPD Paolo Osiride Ferrero, mentre ancora Gabriele Piovano ribadisce la necessità di «non avere un servizio di serie A e uno di serie B, perché le persone con disabilità vogliono una vita normale e parità di diritti». (S.B.)
Articoli Correlati
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Sordocecità, la rivoluzione inclusiva delle donne Julia Brace, Laura Bridgman, Helen Keller, Sabina Santilli. E poi Anne Sullivan. Le prime quattro erano donne sordocieche, la quinta era “soltanto” quasi completamente cieca, ma non si può parlare…
- Dopo di noi da creare “durante noi“* L'organizzazione del futuro di una persona con disabilità: quali sono le tutele giuridiche esistenti? In quali ambienti si potrà svolgere la vita di quella persona? E con quali fondi? Un…