«Quando nacque Thomas i medici dissero che non ci sarebbe stato un futuro per lui. Gli “esperti” sentenziarono prima che non sarebbe sopravvissuto, poi che non avrebbe avuto alcuna possibilità di “vita neanche parzialmente normale”. I suoi progetti di “normalità” – scuola, vita sociale, università – cui lui aspirava, bocciati dicendogli che “volava troppo in alto”. Oggi Thomas mi ha fatto capire quanto la letteratura, l’arte in generale, la mente possano essere quel mezzo meraviglioso per superare ogni diversità, per legittimare ogni cultura, per rendere tutti uguali. Così è nato il progetto che ha portato alla pubblicazione del libro Come in un romanzo e alla realizzazione di uno spettacolo teatrale in cui un attore teatrale professionista e un musicista danno voce alla profondità del pensiero di un ragazzo cerebroleso».
Sono parole di Serena Cesco, coordinatrice del progetto che ha consentito a Thomas Sanson di pubblicare il libro Come in un romanzo, da cui ora è stato tratto lo spettacolo teatrale Come in un romanzo… meglio di un concerto, che andrà in scena lunedì 19 settembre a Milano (Libreria MDD Bookshop, Via Ascanio Sforza, 37, ore 18.30) e che avrà per protagonista l’attore Luca Zanetti, insieme a Giuseppe Piol, curatore degli effetti musicali.
Ventiduenne e cerebroleso dalla nascita, Thomas Sanson non controlla i suoi muscoli, non parla, né cammina, ma si esprime grazie alla comunicazione facilitata*, tecnica appresa da bambino negli Stati Uniti, che gli ha consentito di sostenere e superare brillantemente l’esame di maturità e ora di frequentare l’università.
Il suo libro ne comprende i pensieri, le poesie, le lettere scritte ad amici a partire dal 1995, tutti testi che sono frutto di fatica, impegno e determinazione e dall’importante peso specifico, alla luce della sua grave disabilità.
Vi si parla, come ha scritto Thomas di «una bella storia che ha un lieto fine» e che «come tutte le storie non è proprio vera, ma ha una morale. Parla di un bambino che non poteva fare mai le cose che gli altri gli chiedevano. Non è che non volesse farle, solo che proprio non ci riusciva. Era molto intelligente, così il suo problema non gli dava pace. Un giorno decise di tentare un esperimento per dimostrare a tutti la sua bravura, quella bravura che nessuno conosceva. Fece costruire al suo papà un gigantesco mulino. Mise al posto dell’acqua una grossissima quantità di rami. Naturalmente il mulino non poteva funzionare se qualcuno non toglieva i rami e metteva l’acqua. Tutti allora capirono che non tutte le cose sono sempre perfette, ma che possono funzionare se qualcuno prova a migliorarle. Il bambino guarì perché tutti lo aiutarono e lo amarono». (S.B.)
*La comunicazione facilitata è una tecnica che consente a persone affette da gravi patologie che rendano impossibile, difficoltosa o inattendibile la comunicazione verbale o quella scritta di tipo tradizionale, di poter comunicare efficacemente attraverso l’uso di tastiere o supporti recanti simboli, immagini o lettere dell’alfabeto. Si rivolge a persone che per vari motivi non sono in grado di eseguire movimenti volontari e finalizzati anche molto semplici, come nel caso dei bambini e degli adulti cerebrolesi.
Articoli Correlati
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Sordocecità, la rivoluzione inclusiva delle donne Julia Brace, Laura Bridgman, Helen Keller, Sabina Santilli. E poi Anne Sullivan. Le prime quattro erano donne sordocieche, la quinta era “soltanto” quasi completamente cieca, ma non si può parlare…
- Intervista doppia su disabilità e dintorni Due esperienze di vita a confronto, due generazioni diverse che parlano di disabilità e di tutto ciò che ruota intorno ad essa, dalle emozioni più personali alle grandi questioni come…