C’è stata un’epoca – esattamente gli anni Trenta del Novecento – in cui nel gioco del calcio il Bologna era diventato “lo squadrone che tremare il mondo fa”, alla luce del fatto che i primi successi in competizioni internazionali a livello ufficiale arrivarono proprio dai rossoblu felsinei, esattamente nella Coppa Europa, prestigiosa competizione cui partecipavano in quegli anni le prime due classificate dei campionati d’Italia, Austria, Cecoslovacchia e Ungheria.
Si tratta di un motto coniato con l’enfasi (e la retorica) di quel tempo, che tuttora, per altro, accompagna il Bologna, nonostante i magri risultati ottenuti in questi ultimi decenni (l’ultimo dei sette scudetti vinti risale all’ormai lontano 1964).
Oggi, dunque, dobbiamo registrare che a “far tremare” – ben più della squadra attuale – è quanto ci tocca leggere nel sito del Bologna Footbal Club alla voce Diversamente abili e ancor più rispetto a un certo modulo (visionabile cliccando qui), che le persone con disabilità non deambulanti devono inviare, debitamente sottoscritto, per poter assistere alle partite del Campionato 2011-2012 (senza per altro nemmeno la certezza che la loro richiesta venga accolta, dal momento che «all’esaurimento dei posti disponibili», le richieste stesse verranno respinte).
Si tratta in sostanza della domanda «di essere autorizzato/a ad assistere alle partite di campionato serie “A”, che il Bologna F.C. 1909 S.p.a. disputerà allo Stadio “R. Dall’Ara” nella stagione sportiva 2011/2012», cui allegare la copia dell’attestato di invalidità e del documento d’identità.
La parte però più “interessante” sta senz’altro nella frase successiva, ove si scrive che «la presente richiesta viene da me avanzata sotto la mia piena responsabilità per ogni aspetto esentando espressamente fin da ora il Bologna F.C. da qualsiasi responsabilità, per fatti che potrei provocare o per situazioni che potranno accadere anche a causa del mio stato di infermità».
Una vera e propria liberatoria, insomma, in barba ad ogni diritto di parità di trattamento tra tutti gli spettatori a un evento pubblico – in questo caso sportivo – che si svolge in uno stadio comunale.
Come non ricordare a questo punto la Legge 67 del 2006, che tutela le persone con disabilità vittime di discriminazione, quando all’articolo 2, comma 3 parla di «discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone»? O come non ricordare la Convenzione ONU sui Diritti delle persone con Disabilità (Legge dello Stato Italiano 18/09), quando stabilisce (articolo 30, Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport) che si debba consnetire «alle persone con disabilità di partecipare su base di uguaglianza con gli altri alle attività ricreative, agli svaghi e allo sport»?
A segnalarci tale procedura – che a quanto si legge nel sito del Bologna Football Club, sembra inserirsi, anche se non capiamo bene con quale connessione, nell’ambito della «normativa in materia di verifica dei requisiti ostativi», ovvero del Decreto emanato dal Ministero dell’Interno il 15 agosto 2009, contenente una serie di misure finalizzate alla lotta contro la violenza negli stadi – è stata un’autorevole “firma” del nostro sito, che ha voluto anche sottolineare come, «pur essendo discreto lo spazio per le carrozzine nello stadio di Bologna, fino a due anni fa la procedura riguardante le persone con disabilità non deambulanti era “normale”». Appunto, ora “normale” proprio non ci sembra più, tant’è vero che quella stessa persona, dopo aver letto quel modulo, ha rinunciato subito all’idea di andare ad assistere, il 24 settembre, alla partita Bologna-Inter. (Stefano Borgato)
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