A quanto si apprende da alcuni organi d’informazione, dovrebbe essere ormai imminente – in quattro Municipi di Roma – la sperimentazione della cosiddetta “Riforma dell’Assistenza Domiciliare”, voluta dalla Giunta Comunale Capitolina, ma il Coordinamento Cittadino delle Persone Disabili e delle loro Famiglie non ci sta e invita tutti a protestare, mercoledì 21 settembre in Piazza del Campidoglio (ore 12.30), contro un provvedimento che – come si legge nel volantino prodotto per l’occasione (visionabile cliccando qui) – «è un taglio ai nostri diritti, ma soprattutto un taglio alla nostra dignità».
«Roma Capitale – spiega Dino Barlaam, direttore dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) ed esponente della FISH Lazio (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – fa finta di non tagliare, ma saranno proprio le persone con disabilità più grave a pagare il prezzo di questa riforma. Infatti il valore delle prestazioni di assistenza domiciliare e i finanziamenti dell’assistenza indiretta passerebbero dagli attuali 1.800-2.500 euro mensili a circa 1.200 euro e anche le condizioni meno gravi di disabilità subirebbero ulteriori riduzioni. Inoltre, per le attività di gruppo – rivolte alle persone con disabilità intellettiva – è prevista la presenza di un operatore ogni cinque utenti. Tutto ciò aggravato dal fatto che il costo delle prestazioni passa da 18,44 euro all’ora a 22,50 euro, senza particolari integrazioni di stanziamenti».
Tagli alle prestazioni, dunque, tagli ai finanziamenti individuali e introduzione del pagamento del ticket sulle prestazioni stesse: questo denunciano i promotori della manifestazione del 21 settembre, che contano su un’ampia partecipazione, per fronteggiare quello che viene ritenuto «un ulteriore attacco nei confronti delle fasce deboli, in nome della crisi».
«Addio integrazione sociale! Addio Vita Indipendente», si legge ancora nel volantino dell’iniziativa e di fronte a ciò, conclude Barlaam, «è quanto mai necessario scendere tutti in piazza, per non restare soli nelle proprie case!». (S.B.)
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