Trovandomi a Roma, per un concorso di lavoro, ho scelto per il pernottamento l’Hotel Ergife Palace, quattro stelle, piscina olimpionica, mille comfort, sede di conferenze di calibro internazionale.
Orbene, la mia scelta non è stata dettata da vezzi di lusso o capricci di sorta, ma da due motivazioni di carattere piuttosto pratico: il primo la vicinanza dell’hotel in questione alla sede del concorso, il secondo che – trovandomi in carrozzina – ingenuamente avevo pensato a un albergo di categoria come a una garanzia di accessibilità incondizionata. Ebbene, mi sbagliavo.
Infatti, la stanza doppia che avevo prenotato, pur essendo classificata come “accessibile ai disabili”, presentava un bagno dove mi era addirittura difficoltoso entrare e se non fosse stato per la presenza di mia sorella – abile ormai nell’assistermi e capace di sollevare e ruotare la mia sedia – proprio non avrei potuto usufruirne. Ad hoc per disabili vi era giusto un maniglione a lato del WC, ma nient’altro. Il WC stesso, poi, non era rialzato, come dovrebbe invece essere in base a norme standard e la doccia presentava un gradino all’ingresso, un box e un microscopico seggiolino in plastica, mobile, di certo inutilizzabile da parte di una persona in sedia a rotelle.
Per fortuna si è trattato solo di una notte, nella quale ho ridotto al mimino indispensabile le mie visite al bagno…
Ciò che però mi ha colpito ancora di più è stato scoprire che il bagno comune, adiacente alla hall dell’albergo, era invece “un po’ più accessibile”, in quanto il WC era rialzato, con maniglione a lato e anche il lavabo era a norma (già, perché dimenticavo di precisare che nel bagno della stanza “accessibile ai disabili” non era possibile nemmeno lavarmi il viso, a causa del lavandino malsagomato, troppo alto e a pozzetto, scomodissimo per una persona in carrozzina).
Peccato che il lavabo del bagno comune fosse posizionato in modo alquanto infelice, troppo vicino al WC, ostacolando i movimenti di mia sorella (o di un qualsiasi altro assistente) per aiutarmi ad andare in bagno…
Quale sia dunque la logica sottostante – sia alla pianificazione di un bagno comune “un po’ accessibile”, sia alla realizzazione di stanze inutilmente enormi con bagni nominalmente per disabili, ma striminziti e inutilizzabili – ahimè mi sfugge.
E quindi: A.A.A., cercasi progettisti disabili o architetti e ingegneri un po’ più informati in materia di barriere architettoniche! Altrimenti mettere il naso fuori da casa propria continuerà ad essere una specie di terno al lotto.
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