L’adesione del Comune di Napoli ai princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e la costituzione di un Ufficio per l’Inclusione Sociale delle Persone con Disabilità stesse rappresentano un’importante scelta dell’Amministrazione De Magistris.
La delibera della Giunta Comunale, datata 11 ottobre, apre infatti una serie di scenari che prefigurano anche per Napoli un approccio adeguato ai tempi, per affrontare l’universo della disabilità. In questo senso, la decisione della Giunta – incentrata su una proposta dell’assessore alle Politiche Sociali Sergio D’Angelo – oltre a colmare un gap culturale con la maggioranza dei grandi Comuni italiani, offre lo spunto per costruire politiche di sistema per i disabili.
Un nuovo PACD, ad esempio (Piano di Azione Comunale sulla Disabilità), altro non dovrebbe essere che il tentativo di riunire interventi dei differenti ambiti delle politiche cittadine, con l’obiettivo di tutelare i diritti dei disabili. Segnatamente l’idea di far lavorare in rete i vari Assessorati (Edilizia, Urbanistica, Scuola, Cultura, Mobilità ecc.), coordinando le loro iniziative presso un ufficio specifico, rappresenterà un punto di riferimento per tutte le persone con disabilità e le loro famiglie.
Quanto poi tale coordinamento riuscirà a realizzare interventi di sistema è una seria incognita, ma ciò che conforta è avere posto le premesse in questa direzione.
La prima iniziativa che sentiamo di suggerire al neo formato Ufficio per l’Inclusione è di approntare un’accurata anagrafe della disabilità, giacché un censimento dei bisogni e degli stili di vita delle decine di migliaia di Cittadini disabili napoletani potrà offrire un’immagine compiuta alla redazione di un PACD approfondito. Una seria indagine statistica, unita altresì a un’attenta interpretazione dei dati, rappresenterà inoltre un formidabile requisito per politiche a favore della disabilità di cui si sente un gran bisogno.
Questo lavoro avrebbe anche un pregio unico: infatti, un’anagrafe non solo quantitativa, ma qualitativa sarebbe la prima in Italia e darebbe la possibilità al Comune partenopeo, in concerto con la Provincia e con la Regione, di costruire vere politiche di inclusione e non “interventi spot”, buoni per un servizio al telegiornale o per un’intervista a un quotidiano.
Un’anagrafe, infine, sarebbe anche il miglior antidoto alle pratiche di clientelismo e assistenzialismo che hanno per molti versi danneggiato le politiche sociali nel nostro Paese.
Anche la scelta della Giunta De Magistris di non gravare sulle finanze del Comune con oneri aggiuntivi è una sfida da raccogliere da parte di tutte le professionalità istituzionali che verranno coinvolte nella cabina di regia presso l’Assessorato alle Politiche Sociali.
La disabilità – e Napoli sembra oggi affermarlo con forza – è un bene comune da conoscere e da proteggere e il fatto che la politica cittadina sembri essersene accorta è una straordinaria possibilità per il progresso civile del nostro territorio.
Speriamo dunque che gli attori possano essere tutti all’altezza del compito, soprattutto considerando la dimensione internazionale degli eventi che vedranno la nostra città protagonista nel prossimo futuro (America’s Cup e Forum delle Culture).
Sarebbe, per il mondo intero, un’immagine di civiltà riscoperta intorno a una città ripulita e veramente solidale.
*Presidente Associazione Tutti a Scuola.