Oltre 220 persone, arrivate in Romagna da tutta Italia, hanno partecipato nei giorni scorsi alle Undicesime Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, la “Cernobbio del non profit” promossa dall’AICCON (Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit), che ha messo a confronto i maggiori esperti e studiosi del settore, insieme ai principali esponenti delle organizzazioni non profit italiane e ai rappresentanti delle Istituzioni [se ne legga la presentazione nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]
Globalizzazione e disuguaglianze territoriali: il ruolo dell’economia civile: questo è stato il tema della sessione conclusiva delle Giornate, strettamente connesso a quello del Federalismo fiscale, che costituiva uno degli argomenti di punta dell’edizione di quest’anno.
Il dibattito si è incentrato sulle modalità con cui i soggetti del Terzo Settore possono agire al fine di potenziare le relazioni e le reti esistenti su un territorio e, di conseguenza, di eliminare o ridurre le disuguaglianze presenti su di esso.
Vi hanno partecipato – dopo l’introduzione di Giuseppe Frangi (Direttore del settimanale «Vita») – Chiara Saraceno del Centro di Ricerca Sociale di Berlino(Wissenschaftszentrum für Sozialforschung), Giovanni D’Alessio della Banca d’Italia), Alessandro Messina di Federcasse e Stefano Zamagni, ideatore delle Giornate di Bertinoro e presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore.
Saraceno ha approfondito il tema attuale delle nuove povertà e delle politiche sociali contro la disuguaglianza, evidenziando soprattutto la questione dei minori: «È necessario – ha dichiarato – pensare a politiche di contrasto della povertà a misura dei minori perché più di 1 minore su 4 è povero nel Sud Italia e nello specifico il 50% dei minori migranti è povero (a fronte di un 31% di migranti adulti povero). È quindi evidente che i nuovi poveri sono proprio i minori e in particolare i minori migranti. Il contrasto alla povertà richiede politiche multiformi e integrate, in cui la combinazione di politiche di sostegno ai bisogni e di investimento nelle capacità delle persone siano combinate tra loro in modo adeguato alle necessità dei singoli. Cosa può fare il Terzo Settore? Può contribuire a un modello di sviluppo più attento ai bisogni e alle dimensioni del benessere, anche creando sinergie e reti con le imprese».
A concludere il confronto è stato Stefano Zamagni, che ha affermato come il Terzo Settore svolga certamente un ruolo fondamentale nel contrasto alle disuguaglianze, ma che per farlo in maniera sempre più significativa «debba trovare il modo di aggregare la domanda – visto che i finanziamenti statali saranno sempre meno in futuro – attraverso l’avvio una nuova stagione di mutualismo territoriale ed è interessante evidenziare che il 70% delle imprese italiane si è dichiarato a favore di forme mutualistiche di territorio». (Rossella De Nunzio)
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