In sostanza, questo passaggio dovrà coincidere con l’impegno dell’Unione Europea e degli Stati che la compongono ad applicare concretamente i contenuti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, per il rispetto di tutti i diritti umani e civili di questi Cittadini, garantendo, tra l’altro, la libertà di comunicazione e quella di movimento – con l’abolizione delle barriere architettoniche -, integrando i servizi di trasporto dedicati alle persone con disabilità nel sistema di trasporto pubblico e istituendo una Carta Unificata dei Diritti del Passeggero, in modo che tutti possono viaggiare in maniera sicura e adeguata.
A livello sanitario, poi, ogni disparità dovrà essere eliminata, riconoscendo a tutti un livello minimo di assistenza e adeguati servizi di riabilitazione che facciano leva sulla «voglia di autonomia del disabile».
Senza contare, infine, quanto previsto in ambito di pari opportunità per l’istruzione e il lavoro e anche gli specifici interventi per contrastare la lottà alla povertà delle persone disabili.
«Il relatore – si legge testualmente nella sintesi del documento – propone l’adozione delle seguenti misure al fine di favorire la creazione di una società sostenibile e basata su un approccio fondato sui diritti umani, in linea con la decisione del Parlamento. In primo luogo, gli Stati Membri non solo dovrebbero firmare e ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e i suoi Protocolli Aggiuntivi, ma dovrebbero altresì sviluppare politiche e strategie nazionali in tema di disabilità, in armonia con la Strategia europea sulla disabilità (SED) della Commissione Europea e la strategia Europa 2020, oltre a riesaminare i documenti esistenti a livello nazionale che riguardano tale questione. Il Piano d’Azione pubblicato dalla Commissione per il periodo che si concluderà nel 2015, collegato alla SED, costituisce un passo nella giusta direzione, ma sarebbe opportuno sostenere misure con scadenze più specifiche ed elementi del programma in grado di migliorarne l’attuazione».
Ora, alla luce di quanto contenuto nelle più recenti manovre economiche volute dal Governo Italiano, come si concilia tutto ciò con i drastici tagli già attuati e in via di definizione, soprattutto se si procederà nei termini finora definiti con il Disegno di Legge Delega n. 4566 per la Riforma Fiscale e dell’Assistenza?
Se lo chiede, qui di seguito, anche Vincenzo Gallo, padre di un ragazzo con disabilità e nostro collaboratore.
In una nota dell’ANSA del 25 ottobre, leggo con piacere che il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza la Proposta di una Risoluzione in cui vengono indicate una serie di misure a favore delle persone con disabilità.
In sostanza, tutti i Paesi membri dell’Unione Europea devono fare di più per garantire l’integrazione degli oltre 80 milioni di Cittadini con disabilità presenti in Europa.
Nel testo della Risoluzione si sottolinea che attualmente il tasso di occupazione dei disabili è soltanto del 45% e che la crisi economica rischia di colpire con maggiore forza proprio questo gruppo di persone. Gli eurodeputati chiedono dunque alle autorità nazionali di non usare le misure di austerità come pretesto per tagliare i servizi, ma anzi di elaborare politiche che mirino all’inclusione sociale.
Questa parte della Risoluzione è clamorosa, perché la manovra dell’Italia per ridurre il debito pubblico va proprio nella direzione opposta. Si prevedono infatti 40 miliardi di euro di tagli, su 145 miliardi di manovra, derivanti dalla riforma fiscale e dell’assistenza, in discussione ora alla Commissione Affari Sociali della Camera, più altri tagli alle spese sociali degli Enti Locali. Molte persone con disabilità saranno quindi private di pensioni di invalidità, di indennità di accompagnamento, di agevolazioni fiscali e di servizi che limiteranno non solo la loro autonomia, ma metteranno a rischio in alcuni casi la loro stessa sopravvivenza.
I tagli peseranno pertanto molto di più sulle persone con disabilità che su altre in piena salute e con redditi elevati e già questo è in aperto contrasto con i diritti sanciti dalla Costituzione Italiana, dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e da altre norme.
Ora, in coerenza con questa nuova risoluzione europea – approvata tra l’altro anche da europarlamentari della Lega Nord – l’Italia dovrebbe modificare la sua manovra per favorire e non limitare l’inclusione sociale delle persone disabili.
Ci si augura, pertanto, che presto arrivino sollecitazioni dall’Unione Europea al nostro Paese anche per raggiungere questo obiettivo.
*Padre di un ragazzo con disabilità.