Rompere l’isolamento in cui ci si rischia di chiudere, confrontandosi con chi “parla la stessa lingua” e il disagio lo vive sulla pelle in prima persona. Per i genitori di un figlio con distrofia muscolare, è nato da poco, a San Giovanni in Persiceto (Bologna), il gruppo di auto-mutuo aiuto In gamba, che si riunisce ogni terzo lunedì del mese presso il Centro per le Famiglie della città (Via Matteotti, 2).
A crearlo è stata Angela Lanni, con il sostegno della UILDM di Bologna (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), dell’Associazione Terre d’Ama e dell’Unione dei Comuni di Terre d’Acqua.
«Il progetto – racconta Angela Lanni – è partito un anno e mezzo fa. Sono mamma di un ragazzo con distrofia muscolare e già da tempo sentivo la necessità di potermi confrontare con qualcuno. Un medico ti accompagna lungo l’evoluzione della patologia, ma non può spiegarti cosa fare tutti i giorni e anche con i parenti è difficile parlare, così noi mamme spesso dobbiamo tenerci tutto dentro, senza avere una valvola di sfogo».
Il gruppo In gamba dà invece alle persone che vivono lo stesso problema l’opportunità di parlare in maniera schietta e senza pregiudizi, condividendo esperienze, disagi e consigli. «Devo ringraziare – aggiunge Lanni – il sindaco di San Giovanni in Persiceto Renato Mazzuca, che si è reso subito disponibile, così come la dottoressa Antonella Pini e Gianna Pasti della UILDM di Bologna, che mi hanno seguita in questo progetto. Senza dimenticare l’assistente sociale Barbara Verasani, che mi ha messo in contatto con l’Associazione Terre d’Ama, che già da tempo organizza sul territorio gruppi di auto-mutuo aiuto sul disagio psichico, le demenze senili, le disabilità fisiche, i comportamenti alimentari o l’adozione».
Il gruppo sulla distrofia muscolare però mancava. Al primo appuntamento, del 17 ottobre scorso (il prossimo sarà il 21 novembre), c’erano quattro famiglie, ma si accettano nuove adesioni, anche dai Comuni limitrofi.
«Con le altre mamme del gruppo – continua Angela Lanni – parliamo la “stessa lingua”. Alcune hanno un figlio più grande del mio e questo mi dà la possibilità di imparare nuove cose». E rispetto al nome del gruppo, come mai è stato scelto proprio In gamba? «L’ho voluto fortemente io – risponde Angela – perché i nostri figli, a causa della distrofia, sono prima o poi costretti alla sedia a rotelle e a noi mamma non resta che essere davvero in gamba!». (Ufficio Stampa Agenda)
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