Lettera di un «falso invalido»

di Gianfranco Bastianello*
Ovvero storia semivera e semiseria di una persona con disabilità, che sceglie la cifra del sarcasmo amaro per denunciare tutta l'inutilità e lo spreco di denaro pubblico derivanti dalle cosiddette "cacce ai falsi invalidi" dell'INPS, nonostante gli "eccezionali" risultati vantati quasi quotidianamente dall'Istituto

Uomo di profilo che fa marameoCara INPS, sono un “falso invalido”, non pentito, ci mancherebbe! Ho deciso di uscire allo scoperto perché da un lato mi viene veramente da ridere sulla vostra “caccia ai falsi  invalidi”, dall’altro sono veramente incavolato per quanti soldi si buttano via per questa iniziativa. Ormai non conto più le volte che mi avete chiamato a visita “di verifica”, perché io possa continuare a godere dei miei benefìci economici.
Ogni volta che arriva la lettera, bella e minacciosa dall’INPS, dove si ipotizzano sventure e chissà quali pene, mi devo organizzare per la sceneggiata: tiro fuori la carrozzina impolverata, la pulisco e la lubrifico, poi mi ci siedo sopra e con il mio solito amico fidato, andiamo alla visita.
Ormai conosco a memoria la scena: si arriva, due medici (?) ti chiedono un documento, che il mio amico allunga loro, dato che io “non posso”. Mi chiedono che cosa ho e perché sono in carrozzina. La mia risposta è sempre la stessa: «C’è scritto nel verbale di  invalidità». Devo fare l'”invalido seccato” per queste continue visite, fa parte del ruolo che devo svolgere.
Poi continuano con alcune domande “intelligenti”: «Chi le ha dato la carrozzina?», «Lei riesce ad alzarsi e camminare?». Domande alle quali basta rispondere con altrettanta “saggezza”…
Chi non ha mai fatto queste “visite”, magari si fa bello, lavato e sbarbato, aspettandosi che i “veri medici” dell’INPS, deputati a scoprire la falsa invalidità, ti visitino da testa a piedi. No, i due “medici” – tra l’altro senza camice o tesserino di riconoscimento e spesso in un ufficio asettico e senza alcun lettino per un’eventuale visita – ti scrivono cosa devi fare: «Ci invii via fax una valutazione sulla  sua patologia».
Cioè: l’INPS, non credendo ai medici che hanno attestato l’invalidità, anziché verificare, chiede che un medico – il quale naturalmente sarà dalla mia parte, basta  pagare – attesti nuovamente ciò che ha già attestato. Le barzellette sui Carabinieri fanno meno ridere di queste visite.
Questa, dunque, è la “visita di verifica” periodica sulla mia invalidità. Con il mio amico esco, andiamo dal mio neurologo con il quale sono in buona amicizia, mi faccio le due rampe di scale a piedi, gli chiedo il solito certificato che per 100 euro lui mi fa senza battere ciglio e quindi invio il tutto all’INPS. Per qualche anno rimarrò tranquillo a percepire le mie indennità.

Questa è una storia semivera e semiseria, sulla quale vorrei porre una riflessione, per altro già più volte ribadita.
Praticamente non passa giorno che il presidente dell’INPS Mastrapasqua non si vanti delle migliaia di verifiche fatte sulle invalidità. Però tace, e con lui gli organi di informazione, sui risultati di queste verifiche, sui costi e benefìci. Lo hanno già scritto, in tutte le salse, i vari Franco Bomprezzi, Carlo Giacobini e Pietro Barbieri, molto spesso anche su queste pagine, senza che la loro voce venga ascoltata.
Vorrei però aggiungere solo una piccola postilla: gli unici falsi invalidi sono stati scoperti dalla Finanza con verifiche incrociate. Se questi soldi regalati all’INPS  per far male questo  lavoro, fossero stati dati alla Guardia di Finanza, in un anno sarebbero stati scovati tutti i falsi invalidi e lasciati in pace quelli veri!

*Vicepresidente della UILDM di Venezia (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e naturalmente vera persona con disabilità.

Share the Post: