Sardegna: continua la battaglia sui piani personalizzati

Infatti, pur facendo registrare qualche miglioramento, la recente Delibera su tale materia, prodotta dalla Giunta Regionale della Sardegna, appare ancora insufficiente, soprattutto - ma non solo - sul piano degli stanziamenti. E invece, come sottolinea Rita Polo, portavoce del Comitato dei Familiari per l'attuazione della Legge 162/98 in Sardegna, «nella nostra Regione stiamo portando avanti dal 2000 un'enorme azione collettiva, sociale e culturale - pur con tante ombre e limiti - di deistituzionalizzazione e di inclusione, evitando ogni forma di segregazione o discriminazione. Ed è fondamentale andare avanti su questa strada di "buona prassi"»

Ombra di persona in carrozzina spinta da un'assistente«Ciò che non è accettabile – ha dichiarato nei giorni scorsi Rita Polo, portavoce del Comitato dei Familiari per l’attuazione della Legge 162/98 in Sardegna, riferendosi alla recente Delibera n. 46/50, approvata il 16 novembre dalla Giunta Regionale, per i piani personalizzati del 2012, destinati alle persone con grave disabilità – è il finanziamento di 14 milioni di euro in meno (da 116 a 102 milioni), rispetto a quanto deciso in precedenza all’unanimità dal Consiglio Regionale».
Le fa eco Marco Espa, componente della Settima Commissione Sanità e Politiche Sociali nel Consiglio Regionale, che ritiene anch’egli insufficiente lo stanziamento, spiegando la precedente decisione del Consiglio stesso, con «la consapevolezxza che i progetti ai sensi della Legge 162 generano risparmio sulla spesa sanitaria anche fino a cinque volte l’investimento fatto».

«In realtà – precisa poi Espa – i fondi a disposizione sono ancora congrui, ponendo tuttora la Sardegna tra le Regioni italiane che fanno di più in questo settore. Ciò che manca, però, è la volontà politica di investire in questa direzione e di investire in genere sul sociale, che significherebbe anche risparmiare sulla spesa sanitaria».
Qualche segnale di miglioramento, per altro, viene riconosciuto sia da Espa che dal Comitato dei Familiari, pensando ad esempio alla rivalutazione del punteggio che dà diritto ad accedere ai piani per le persone diventate disabili entro i 35 anni, all’aumento fino a 13.000 euro annui dei finanziamenti per i disabili più gravi, alla fine della penalizzazione per i bambini con disabilità grave che si recano alla scuola materna o per chi fa corsi di formazione. «Bene anche – sottolinea il Consigliere Regionale – l’abolizione della tragica penalizzazione per chi è ricoverato in ospedale per acuzie e la sospensione dell’assurda compartecipazione monetaria dell’utente, che già “compartecipa” anche nei casi più gravi – non bisogna mai dimenticarlo – facendosi carico anche di venti ore al giorno della persona con disabilità. Da accogliere positivamente, infine, la decisione di riconvocare in tempi brevi la Commissione Consultiva sulla Legge».

«Credo – commenta Espa – che tutto ciò sia il primo frutto delle battaglie degli utenti e delle loro famiglie e di chi, in Consiglio Regionale, continua a combattere perché si ritorni a una migliore presa in carico, come quella del periodo 2000-2009, dove giunte sia di centrodestra che di centrosinistra avevano preso decisioni analoghe e sempre in miglioramento».

E tuttavia, si torna poi a evidenziare quanto ancora resta sia da fare. «Ci piacerebbe – dichiara ad esempio Espa – capire se c’è un segnale da parte del nuovo Assessore di ridiscutere la materia complessivamente, ma in positivo, ritornando a livelli di assistenza più umani, per evitare i clamorosi tagli dello scorso anno, dove  decine e decine di persone con disabilità gravissima videro i loro progetti passare da un finanziamento di 14.000 euro annui a 6.000 o 5.000, con tagli iniqui superiori anche del 70%, senza aver ricevuto “alcun miracolo” che giustificasse i tagli». Un’amara ironia, quest’ultima, ben presto stemperata dalla constatazione che altre proposte della Commissione Consultiva sulla Legge 162 (tra cui la penalizzazione delle persone con disabilità grave che iniziano un’attività lavorativa in prima persona o quella dei soli lavoratori dipendenti che godono dei permessi da Legge 104/92) non siano per niente state prese in considerazione dalla nuova Delibera.

«E non meno importante – sottolinea infine Espa – è che la Regione, nonostante una mia specifica Interrogazione e ancor più le continue sentenze del Consiglio di Stato, abbia deciso di richiedere agli utenti il reddito familiare, invece di quello personale, come la legge dispone per le persone con disabilità grave certificata. Tutto questo, infatti, aprirà una stagione di contenziosi con i Cittadini disabili gravi e sarà la Magistratura a dover decidere in merito».

Nuove Interrogazioni e Interpellanze, dunque, saranno presentate perché, come conclude Rita Polo, che su tali concetti si è già soffermata anche su queste pagine, «in Sardegna stiamo portando avanti dal 2000 un’enorme azione collettiva, sociale e culturale – pur con tante ombre e limiti – di deistituzionalizzazione e di inclusione, evitando ogni forma di segregazione o discriminazione, grazie a linee guida locali che danno il diritto alle persone con disabilità fisiche o psichiche di “inventare” il proprio futuro. Ed è fondamentale andare avanti su questa strada di “buona prassi”». (S.B.)

Sui temi trattati nel presente testo, suggeriamo anche la lettura – sempre nel nostro sito – di: Sardegna: perché va sostenuta l’attuazione della Legge 162 (di Rita Polo, cliccare qui).
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