Tempo di Natale, tempo di vacanze, tempo di programmare qualche viaggio. Non sono pochi quelli che amano esplorare l’Europa – e non solo quella – all’interno della propria automobile (o di una vettura noleggiata). Per molte persone con disabilità la soluzione a quattro ruote garantisce una maggiore mobilità, viste le restrizioni di alcuni mezzi pubblici non accessibili o semplicemente non programmati per raggiungere determinati luoghi.
Ma anche viaggiare in auto fuori dai confini italiani per una persona con disabilità non è sempre una soluzione facilissima. Vale al pena ricordare, ad esempio, il caso di quell’italiano che a Malmoe, in Svezia, parcheggiò in un posto riservato, esponendo il debito pass, e si trovò con una multa da pagare.
Il fatto è che l’Italia – come abbiamo più volte riferito da queste pagine – non ha ancora recepito la raccomandazione sul contrassegno europeo ed emette un proprio contrassegno, non sempre riconosciuto all’estero. La “colpa”, dunque, non era direttamente di quel turista, ma dello Stato italiano che, come altri, non si è adeguato alle disposizioni europee (Raccomandazione 98/376/EC). Solo che la procedura per ottenere giustizia (pagare la multa e poi fare ricorso) è lunga, fastidiosa, dispendiosa di soldi, tempo ed energie. E il caso di Malmoe naturalmente non è l’unico.
Ma c’è un modo per evitare questi inconvenienti? Chi utilizzerà un’automobile nelle sue vacanze all’estero di fine anno, come potrà raccogliere le informazioni utili? A tal proposito consigliamo a tutti di fare riferimento al sito Fiadisabledtravellers.com, realizzato dalla FIA (Fédération International de l’Automobile), proprio per offrire un orientamento attendibile in questo genere di faccende. Il sito esiste anche in versione italiana, grazie a una traduzione a cura dell’ACI (Automobile Club Italia).
Il sito prende in considerazione circa centotrenta Stati e Stati Federali nel mondo e spiega se nelle loro strade esistono parcheggi riservati, dove si trovano, secondo quali regole utilizzarli e quale tipo di pass sia valido in quel luogo. Anche perché molti Stati offrono privilegi ulteriori, come il parcheggio gratuito e senza limiti di tempo anche dove i limiti ci sarebbero, o come l’accesso alle zone riservate ai pedoni o al traffico limitato. Importantissimo, poi, la guida online segnala gli Stati che hanno accordi di reciprocità, per cui la documentazione, nel nostro caso italiana, sarà considerata valida anche nel loro territorio.
C’è da dire che l’Europa ha suggerito un’omologazione, proponendo un modello di permesso per parcheggio standard, riconosciuto da diversi degli Stati membri e non solo.
Conversiamo a questo punto con Bert Morris, responsabile del progetto del sito internet. Morris ha un passato professionale nelle inglesi AA (Automobile Association) e IAM (Institute of Advanced Motorists). Ora lavora nell’ufficio di Bruxelles della FIA.
Quali sono le informazioni più importanti da sapere per un viaggiatore con disabilità che si muove in automobile?
«Dipende dalla sua destinazione, naturalmente. Forse la cosa più importante che deve sapere è che può fare riferimento ai contenuti del nostro sito. Potrà leggere che – se ad esempio la sua meta sono la Nuova Zelanda e l’Australia – lì i permessi stranieri si possono utilizzare per parcheggiare o per ottenere un permesso temporaneo. Anche il Canada e gli Stati Uniti riconoscono i permessi stranieri. Ci sono poi dei progetti in corso in alcuni Stati del Centro e Sud America e dell’Asia».
Quale ruolo ha la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rispetto a questi argomenti?
«La Convenzione richiede agli Stati firmatari di normare e prendere altre misure per migliorare i diritti delle persone con disabilità e in particolare con gli articoli 9 sull’Accessibilità e 20 sulla Mobilità personale, si occupa degli aspetti che qui ci interessano».
Le informazioni diffuse nel sito internet sottolineano che c’è ancora un’inutile difformità tra i vari Stati, che complica le cose per i viaggiatori con disabilità.
«Sì, è vero, anche se l’uniformità sta coinvolgendo via via sempre più Paesi. È un processo lento, ma è in atto. C’è però certamente bisogno di stimolare un dibattito internazionale sui permessi che conduca alla cooperazione internazionale e a miglioramenti verso il riconoscimento reciproco».
In base a quali criteri vengono assegnati i permessi nei diversi Stati quando non si seguono le disposizioni extranazionali?
«La maggior parte degli Stati segue criteri basati sull’abilità del singolo a deambulare, ma in realtà i criteri variano da Stato a Stato e perfino all’interno di uno stesso Stato».
Gli accordi internazionali sono effettivi nell’incoraggiare gli Stati a riconoscere il permesso degli stranieri?
«Sì e no: infatti, mentre molti Stati permettono al documento straniero di venire utilizzato, altri non lo fanno, inclusi parecchi che hanno firmato la Risoluzione Europea sulla Reciprocità».
Una standardizzazione mondiale dei caratteri e dei colori aiuterebbe a incoraggiare un riconoscimento reciproco e a ridurre la confusione?
«Certo. Alcune regioni e Stati hanno adottato dei modelli standard che aiutano e incoraggiano il riconoscimento reciproco. Mentre gli Stati rivedono i loro progetti (regolamenti), ci potrebbe essere un progresso verso un modello universalmente riconosciuto. Un’alternativa potrebbe essere quella di sviluppare un Permesso di Parcheggio Internazionale, complementare a quelli nazionali, in linea con la Patente Internazionale, a sua volta complementare a quelle nazionali».
Gli abusi, il cattivo uso e le frodi minacciano il futuro dei progetti di permesso?
«Sì, sono tra le più grandi questioni in tutti gli Stati dotati di un regolamento e minacciano il loro futuro. Sono anche la maggiore minaccia nell’accettazione dei permessi stranieri».
Dunque, per tutti i viaggiatori interessati, il consiglio è di visitare il sito internet nel quale non solo viene spiegato il concetto di reciprocità, ma si fornisce una mappa mondiale che raccoglie più informazioni possibili, Stato per Stato.
Un consiglio ancora più caldeggiato è quello di considerarsi utenti attivi del servizio e di segnalare eventualmente all’indirizzo fiaguide@fiabrussels.com eventuali contenuti da correggere, aggiornare, implementare.
Ultime, ma non certo ultime, sono benvenute le storie che vorrete raccontare al nostro sito, storie di disavventure, ma anche di esperienze ben riuscite in cui, grazie alla vostra personale capacità di organizzazione e di reperire informazioni, o grazie all’efficienza dello Stato che vi ha accolto, tutto è filato liscio, nella vostra visita, in termini di mobilità.