«Le chiediamo un’audizione urgente, con l’auspicio di risolvere dignitosamente le questioni sollevate»: si concludeva così la lettera inviata la scorsa settimana a Renata Polverini, presidente della Regione Lazio e a tutte le Forze Politiche e i Gruppi Partitici della Regione, da parte di Giuseppe Dodi e Francesco Diomede, presidenti dell’AISTOM (Associazione Italiana Stomizzati) e della FINCO (Federazione Italiana Incontinenti) e, con toni simili, da Roberta Letizia e Dalia Aminoff, presidenti dell’AMOC (Associazione Malati Oncologici Colon-Retto) e dell’AIMAR (Associazione Italiana Malformazioni Anorettali).
«Moltissimi associati laziali – avevano scritto infatti i quattro presidenti – da tempo ci hanno contattato per denunciare quanto accade da alcuni mesi nella Regione, a causa del nuovo Nomenclatore Regionale, applicato in connubio con le sanitarie e le farmacie laziali. Quest’ultimo, in sintesi, ha dei costi che vanno ben oltre il limite della dignità umana poiché grazie all’accordo sottoscritto con le sanitarie laziali, ha tagliato (abbassato) del 25% i già inflazionati costi bloccati da tredici anni (Decreto Ministeriale 332/99). Ne consegue che nel Lazio potrebbero arrivare sacche, placche e cateteri cinesi senza garanzia alcuna. Diversamente, ogni persona stomizzata e incontinente è oggi costretta a integrare di tasca propria i costi alle sanitarie o alle farmacie, a causa degli oneri economici sottratti dalla Regione Lazio (manovra di bilancio)».
«Facciamo rilevare – proseguiva la lettera – che la “garanzia di qualità” dei dispositivi medici ha il fine ultimo di riabilitare e far inserire nella società civile le persone stomizzate, che soffrono di incontinenza o con disabilità, senza parlare del fatto che il catetere è comunque un corpo estraneo che entra nell’organismo umano. Si badi bene che parliamo di feci e urine, e pertanto gli esperti in materia ben conoscono le tragiche conseguenze e i costi indiretti che può provocare l’applicazione di dispositivi medici non idonei e confortevoli al proprio fisico».
«Va doverosamente rammentato – si aggiungeva – che la stragrande maggioranza delle persone coinvolte in questi problemi è avanti con l’età e tutto ciò non solo le mortifica pesantemente nell’anima e rende pessima la loro “qualità e quantità di vita”, ma le impoverisce economicamente. Ad esempio una persona anziana che ha 1.000 euro al mese di pensione, oltre a dover sostenere la Manovra Monti e quella regionale, deve sopportare ogni due mesi anche questi oneri economici (fino a 200 euro ogni due mesi), “a vita”, raggiungendo in tal modo lo standard di massima povertà economica, sociale, morale e culturale».
Una situazione, quindi, quanto meno grave, quella denunciata nel Lazio dalle associazioni di persone con malattie oncologiche, stomizzate o incontinenti, che oggi, alla luce della totale mancanza di risposte da parte della Presidenza Regionale, si dichiarano pronte a scendere in piazza, giovedì 26 gennaio prossimo (dalle 10.30 in poi), di fronte alla sede della Regione stessa. (S.B.)
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