Francesca Lazzaro è la giovane vincitrice del concorso Miss Vertical indetto dall’omonima Fondazione per scegliere il volto che la rappresenterà quest’anno in tutti gli eventi ufficiali. Il concorso si è tenuto durante la sfilata di moda di Roma del dicembre scorso (se ne legga nel nostro sito cliccando qui), in cui indossatrici professioniste e donne in carrozzina hanno condiviso la passerella presentando al pubblico abiti di alta moda.
Francesca ha ventun anni, è di origine pugliese, vive a Vicenza da un anno e mezzo con la sorella ed è tetraplegica dal 2008, a seguito di un incidente stradale che le ha provocato una lesione cervicale.
Come hai saputo del concorso?
«Ne ho letto casualmente su internet. Non conoscevo la Fondazione Vertical e ho inviato loro una mail con le mie foto, così, per provare».
Avevi mai fatto qualcosa di simile prima d’ora?
«Niente del genere».
Lo avevi desiderato?
«Non ci avevo mai neanche pensato».
Studi o lavori?
«Ho appena iniziato uno stage in banca, sono i primi giorni. Quando sono arrivata, è venuto fuori che sapevano del concorso perché ne avevano letto sui giornali locali e hanno voluto che raccontassi. Che imbarazzo!».
Sei autonoma negli spostamenti? A lavorare vai da sola o ti muovi con un assistente?
«Sono autonoma, però devo calcolare bene i tempi, per esempio dell’uscita dalla macchina e della salita in carrozzina. Il primo giorno mi sono svegliata alle sei e mi sono fatta accompagnare da mia sorella ma poi mi sono organizzata da sola».
Lavorare in banca è ciò che avevi desiderato anche prima dell’incidente?
«Mi sono diplomata e subito dopo ho avuto l’incidente, era il 10 agosto. Perciò non ho davvero avuto il tempo per pensare a nient’altro che non fosse affrontare le conseguenze dell’incidente».
Com’è stato organizzato l’evento di moda cui hai partecipato e che tipo di impegno ti è stato chiesto?
«Sono andata a Roma un giorno prima per fare le prove in passerella e fissare i dettagli tecnici e per scegliere i vestiti proposti dagli stilisti».
Li avete scelti voi?
«Per lo più sì. In base a quello che ci piaceva e anche alle taglie e alle misure».
Ti è piaciuta questa giornata?
«Molto. Con le altre ragazze abbiamo trascorso diverse ore insieme e ne abbiamo approfittato per socializzare e fare amicizia».
Il giorno dopo com’è andata?
«Ci siamo riviste verso le tre e mezza, quattro. Abbiamo provato gli abiti, ci siamo fatte truccare, abbiamo fatto le prove in passerella e definito la scaletta con stilisti e tutta l’organizzazione. Ero così concentrata nei preparativi che non mi sono neanche resa conto che il tempo passava ed era già arrivata sera. La sfilata, quella vera, con il pubblico, è iniziata mentre io ero emozionatissima, incredula di trovarmi già lì, che fosse insomma già arrivato quel momento».
Quanti abiti hai indossato?
«Ne ho scelti tre. Potevamo scegliere liberamente se presentarne uno, due o tre a seconda del nostro gusto ma anche e soprattutto a seconda dei nostri tempi per il cambio abiti».
Che abiti erano?
Un abito bianco con sopra il pizzo e sotto una specie di tulle, un abito da sposa e un abito nero con un giubottino un po’ borchiato».
Come ti sei sentita a indossarli?
«È stato molto bello. Li hanno anche dovuti ritoccare un po’ per prendere le mie misure e questo me li ha fatti sentire ancor più miei, oltre ad avermi fatto apprezzare la disponibilità degli stilisti».
Cosa ti è piaciuto di più di questa esperienza?
«Tutto. Essere truccate e pettinate come delle vere modelle è molto bello. In certe situazioni non si dà tanto peso alla cura di sé e riuscire a riscoprire il benessere che questa cura e il potersi apprezzare e amare producono è stato molto bello. Mettersi in gioco è stato molto bello».
Raccontaci il momento della vittoria.
«Hanno invitato tutte le ragazze in carrozzina a occupare la passerella e hanno chiamato la terza classificata, che è una ragazza di Padova. Poi hanno detto il nome della seconda, che è di Cesena, e infine hanno chiamato me. Ho provato grande stupore, meraviglia, felicità. Già era stata grande l’emozione di sfilare, e mentre sfilavo non pensavo neanche più al concorso vero e proprio e anche se non avessi vinto sarei stata ugualmente felice».
Poi cos’è successo?
«Poi non riuscivo più a vedere niente, erano così tanti i flash dei fotografi, mi hanno messo una coroncina fra i capelli, la fascia e poi è iniziata una canzone. Dopo un po’ di stordimento ricordo che mi hanno fatta una piccola intervista. E dopo quella sono andata in albergo perché ero stanchissima».
Cosa ti aspetta ora?
«Ho appena realizzato il book fotografico che era il premio per la vincitrice. Forse con queste foto realizzeremo un calendario da vendere a scopo di raccolta fondi. Inoltre, rappresenterò la Fondazione nelle prossime uscite di essa. Sono molto felice di questo perché anche se non la conoscevo prima, apprezzo molto la Vertical perché è una Fondazione che si occupa di raccogliere fondi per la ricerca sulle lesioni midollari. Durante la serata che si è conclusa con la mia premiazione, è stata consegnata una borsa di 8.000 euro a Daniele Bottai dell’Università di Milano per la ricerca sulle cellule staminali».
Fai parte di qualche associazione nell’ambito della disabilità?
«A Vicenza sono entrata a far parte di H81, una ONLUS che promuove lo sport delle persone con disabilità e non solo».
Pratichi sport?
«Di recente mi sono appassionata al tennis tavolo. È bellissimo, sottovalutato, ma bellissimo e richiede molta concentrazione. Mi alleno due, tre volte alla settimana».
Prima dell’incidente eri mai entrata in contatto con il mondo della disabilità?
«Mai. Non sapevo neanche cosa fosse una lesione midollare. Quando vedevo delle persone in carrozzina che non avevano evidenti malattie degenerative, pensavo si trovassero sedute per via di una gamba rotta o una cosa così».
Chi ti ha aiutato ad entrare in questo mondo?
«La mia famiglia. Mi sono stati molto vicino e mi hanno sostenuto. Anche in ospedale, dove ho trascorso un lungo periodo per cercare di recuperare più autonomia possibile, mi hanno fornito le informazioni necessarie. Anche se ad esempio H81 l’ho trovata io da sola su internet, una volta venuta ad abitare a Vicenza».
L’incidente ha cambiato il tuo rapporto con la bellezza?
«Ho avuto un incidente importante, a seguito del quale ho riportato varie fratture nel corpo e nel viso, allo zigomo e all’orbita dell’occhio. Per il primo anno e mezzo ero un po’ irriconoscibile. All’inizio, però, non davo peso al mio aspetto perché c’erano cose più importanti da risolvere. Poi, con il passare del tempo, in tranquillità, sono riuscita a rifar crescere i capelli, a comprare vestiti più carini, a riprendere contatto con il mio corpo, insomma».
Hai dovuto ricorrere alla chirurgia plastica?
«No, il viso si è riassestato da solo ed è tornato esattamente come prima. Sono stata molto fortunata».
Che ruolo ha avuto la tua bellezza finora nella tua vita?
«A scuola ero un po’ vanitosa, mi piaceva uscire il sabato sera vestita bene e truccata. Come adolescente ci tenevo parecchio alla bellezza».
Cosa ti piace di te in particolare?
«Fisicamente mi piace un po’ tutto di me, e molte volte pensare a me mi fa sentire meglio. A livello personale, dedicare tempo a me stessa, prenendomi cura di me, mi fa sentire più a posto, più tranquilla e serena. Mi piace venire apprezzata».
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