Tiro un sospiro di sollievo. I disabili non sono più l’unico capro espiatorio del Paese che affonda. La grande comunicazione mediatica, su suggerimenti niente affatto occulti, visto che le fonti sono sempre pubbliche, è passata infatti dalla lotta ai “falsi invalidi” alla denuncia dei “finti poveri”, e ora siamo ai “truffatori”, ossia gli evasori totali (se ne legga ad esempio in «Repubblica.it», cliccando qui).
La Guardia di Finanza ha sempre svolto, anche in passato, operazioni del genere di quelle che oggi conquistano titoli a tutta pagina. Ma non faceva tendenza. Ora si dice che è cambiato il vento, che l’opinione pubblica finalmente vuole la legalità, apprezza chi paga le tasse, si indigna di fronte ai furbi, agli “scrocconi” (termine usato ad esempio in un totale del «Giornale.it», come si può leggere cliccando qui). Naturalmente questo moralismo dilagante riguarda sempre il comportamento degli “altri”, perché chi si indigna è convinto di essere integerrimo, perseguitato, minoranza, custode della moralità pubblica e privata.
Non so quando usciremo da questo tunnel, determinato in buona misura da una crisi effettiva, profonda e lunga. Ma le macerie resteranno a lungo e i danni collaterali non si contano, anzi, forse, qualcuno sta cominciando a contarli.
Si ha notizia – questa volta difficile da trovare nelle pagine dei quotidiani – di un’indagine parlamentare sull’accertamento dell’invalidità [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.] e dunque sulla campagna di controlli effettuati dall’INPS, su indicazione fermissima del precedente Governo. Entro tre mesi, dunque, dovremmo sapere che cosa è successo, quali vantaggi reali si siano avuti da un lavoro sistematico di controllo delle certificazioni di invalidità.
Riporto quanto dichiarato dalla senatrice Fiorenza Bassoli: «Ci sono arrivate denunce da varie parti e nel settembre scorso Cittadinanzattiva ha chiesto di essere ricevuta in Commissione per riferire su quanto stava accadendo. Successivamente, nel mese di dicembre, la stessa Cittadinanzattiva ha reso noti allarmanti dati su coloro che si erano visti revocare la pensione [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. Molti avevano fatto ricorso, tanto lo avevano anche vinto, ma i tempi per la riassegnazione di quanto spettava loro di diritto erano e sono molto lunghi. Di qui la richiesta di un’indagine della Commissione Sanità, d’intesa con la Commissione Lavoro, da cui faremo scaturire una proposta concreta».
Ho qualche dubbio che i poteri forti – questi davvero forti – dell’INPS e del Ministero del Tesoro si spaventeranno di fronte al lavoro di una commissione d’indagine, anche perché nel frattempo l’Istituto di Previdenza continua nella sua sistematica opera di appropriazione di un ruolo che non dovrebbe essere di sua unica competenza, dettando legge in materia di ricorsi. A tal proposito, ha scritto recentemente in «HandyLex.org» Carlo Giacobini: «Le nuove disposizioni solo apparentemente possono sembrare più favorevoli al Cittadino. Se è vero che potrebbero abbreviarsi i tempi di conclusione della controversia, è altrettanto evidente che l’INPS è in una posizione di forza nel “dibattimento”: deve obbligatoriamente partecipare alla attività di perizia del consulente tecnico nominato dal giudice. L’anticipazione delle spese per la consulenza tecnica è a carico di chi richiede l’accertamento tecnico preventivo, anche se è vero che il giudice potrebbe stabilire diversamente. Il Cittadino deve comunque appoggiarsi a un legale che lo assista e sia presente nella prima udienza».
Mi domando: quante sono state, sono, e saranno, le vittime innocenti di questo giro di vite, che si concretizza, ad esempio, in una ridefinizione al ribasso delle percentuali di invalidità, anche in presenza di situazioni complesse, con la conseguenza di sospendere o togliere definitivamente quei benefìci economici che spesso sono l’unica risorsa per evitare la povertà familiare?
Forse la Commissione Parlamentare, attraverso le audizioni, potrà darci qualche risposta. Sarà bene seguirne attentamente i lavori, e dare voce anche a quell’altra Italia, che magari non si indigna, ma che sicuramente subisce, spesso per pudore, spesso perché non sa dove sbattere la testa.
*Direttore responsabile di Superando.it.