Emanuele Campostrini è un bimbo di quasi 4 anni, soprannominato “Mele”, che è nato a Camaiore in Toscana e che vive in un piccolo paese della provincia di Lucca. La sua gravissima disabilità – causata da una malattia metabolica progressiva e mortale, tecnicamente un’encefalopatia epilettica farmacoresistente, con componente spastico-distonico-discinetica, ipotonia assiale grave, tetraplegia aposturale e deficit del complesso I della catena respiratoria mitocondriale – gli ha causato devastanti alterazioni neurologiche, respiratorie, motorie e sensoriali.
«Mele è tetraplegico – si racconta nel sito a lui dedicato – e il suo corpo è abbandonato come quello di una bambola di panno, ma conserva la mobilità delle mani e del capo. Ha continui movimenti involontari. Non riesce più a mangiare e viene nutrito con un sondino nasogastrico. Ogni giorno ha crisi epilettiche di gravità variabile. A volte perde conoscenza, deve essere aspirato meccanicamente e rianimato con un pallone autoespansibile o con la respirazione bocca a bocca».
Non è però per raccontare la sua gravissima situazione di salute, che ci stiamo occupando di questo bimbo toscano, bensì per tutt’altro motivo. L’11 febbraio, infatti, a Viareggio è stata inaugurata (e resterà aperta sino al 19 febbraio) Il Colore Dentro, mostra personale di pittura dedicata proprio a Emanuele Campostrini.
Sì, perché “Mele” dipinge e lo fa in modo prodigioso! Le sue creazioni sono visibili a tutti in internet, dove si scrive tra l’altro che «egli non sta seduto e non cammina e perciò utilizza diversi ausili, tra i quali una poltroncina su misura che gli permette di stare su per un po’ di tempo: generalmente è in questa posizione che dipinge».
A segnalarci la storia – e la ringraziamo caldamente – è stata Marina Cometto, presidente dell’Associazione “Claudia Bottigelli” per la Difesa dei Diritti Umani e l’Aiuto alle Famiglie con Figli Disabili Gravissimi di Torino, “firma” spesso presente sulle nostre pagine – che ci ha scritto testualmente: «L’intesa, la spontaneità, la gioia e l’amore che secondo me esprimono queste immagini meritano l’attenzione di tutti. È un piccolo genio questo bimbo? O è l’amore e l’interpretazione della mamma che prevale? Non lo so, ma è puro amore, è determinazione nel volere il proprio bimbo incluso nel quotidiano, è sconvolgente gioia, pure in un contesto quotidiano fatto di crisi epilettiche, febbre, saturimetro, alimentazione con il sondino».
Dal canto suo, sempre nel sito di cui si è detto, la mamma di “Mele” – è lei a raccontare i lavori del figlio – scrive che «la sua condizione non gli ha impedito, o forse ha favorito, un incredibile sviluppo del suo mondo interiore. I suoi dipinti trasmettono con impressionante realismo la grande gioia e la vitalità della sua anima».
Ha dichiarato recentemente Enrico Salvadori, sul quotidiano «La Nazione»: «Ha un male terribile, ma dipinge da artista. È un caso strordinario, con al centro un bambino di poco più di tre anni, affetto da una gravissima disabilità. Quadri coloratissimi su tele che hanno sbalordito anche i critici d’arte, Vedere le “opere” di Emanuele fa restare tutti a bocca aperta: un caleidoscopio di molteplici forme e colori che neanche un artista esperto saprebbe creare. “Un evento mirabile e raro”, chiosa il critico d’arte Enrico Dei».
Frasi quanto mai significative, e tuttavia, per congedarci dai Lettori – invitandoli a vedere con i propri occhi quelle opere che, al di là di tutto, hanno davvero “il colore dentro” – preferiamo ancora scegliere alcune parole della mamma di “Mele”: «Emanuele non parla, ma emette suoni significativi per coloro che lo conoscono. Non ride… Emanuele ride dentro!».
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