Torna, la FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) – organizzazione aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – ad occuparsi della Proposta di Legge C 4207 (Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva), dopo che qualche mese fa il presidente di essa, Antonio Cotura, aveva proposto un’ampia analisi della situazione, ripresa anche dal nostro sito (se ne legga cliccando qui). E torna a farlo, dopo che quella stessa Proposta di Legge ha proseguito il proprio iter alla Camera, che l’ha portata all’esame dapprima della Commissione V Bilancio (1° febbraio) e successivamente della Commissione VII Cultura (15 febbraio) (i pareri delle due Commissioni sono disponibili cliccando rispettivamente qui e qui).
«Entrambe le Commissioni – si legge in una nota della FIADDA – hanno espresso pareri dirimenti che darebbero un forte impulso alle scelte future della Commissione XII Affari Sociali e che oggi orientano sensibilmente l’opinione generale e l’analisi del testo da parte delle Istituzioni, della FIADDA e di altri portatori di interessi. Seppure favorevole al testo, infatti, la Commissione Bilancio ne vincola la promulgazione alla “condizione che l’articolo 1, comma 1, sia modificato al fine di precisare che la garanzia di forme di prevenzione, diagnosi e cura della sordità rappresenta una disposizione di carattere meramente programmatorio, che, quindi, non comporta oneri a carico della finanza pubblica [grassetto nostro nella citazione, N.d.R.]“».
A fronte di tale parere, dunque, la FIADDA ha deciso di inviare una lettera alla Commissione Affari Sociali della Camera, ove si auspica «il ritiro della Proposta di Legge, piuttosto che vedere promulgata una norma che non contempli la garanzia di prevenzione e diagnosi e quindi la certezza e l’esigibilità di un diritto ineludibile per il buon esito del progetto di vita nei casi di sordità preverbale». «Bisogna oggi più che mai – si legge ancora nella lettera -, garantire lo screening neonatale audiologico universale, recuperando quella quota pari a circa il 39% attualmente non garantita in Italia».
Molto apprezzati, invece, sono stati i passaggi espressi dalla Commissione VII Cultura, che ha elaborato un articolato parere contrario, basato sul «rischio di non completa inclusione dei non udenti che potrebbe derivare da un uso prevalente o esclusivo dello strumento della lingua dei segni», evidenziando ed esplicitando il bisogno di autonomia e indipendenza personale di alunni e adulti sordi, come da sempre sostenuto anche dalla FIADDA. «Questo importante parere – conclude la nota dell’organizzazione – che per molti versi riteniamo di portata storica, dovrebbe fare riflettere tanti che con facili entusiasmi si lasciano sedurre dal “buonismo di superficie”, quando confondono la realtà delle persone sorde e i loro reali bisogni di inclusione sociale, tra i quali, fattore imprescindibile, quello di acquisire la lingua italiana». (S.B.)
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