Sembra proprio che i tagli ai fondi sociali, in Lombardia, avranno dirette conseguenze sugli interventi previsti dalla Legge 162/98 e in generale su quelli a favore di chi vive in modo autonomo. Per ora si tratta solo di ipotesi, di comunicazioni verbali effettuate nel corso dei vari incontri tra Amministrazioni e Organizzazioni del Terzo Settore, ma se così fosse, si tratterebbe di uno schiaffo al diritto alla vita indipendente delle persone con disabilità.
Per il momento lo abbiamo visto nero su bianco solo sul documento inviato dal Consorzio Sociale Casalasco alle Amministrazioni Comunali del territorio. Nel Distretto di Casalmaggiore (Cremona), pertanto, tra gli effetti causati dai tagli ai fondi sociali, operati dal Governo Nazionale e da quello Regionale, avremo anche il fatto che: «Non verranno pubblicati i bandi sulle seguenti leggi di settore: la 162/98 sulla disabilità, la 285/98 sull’infanzia e l’adolescenza, la legge 40/97 sull’immigrazione».
E tuttavia – come detto – non si tratta di una scelta isolata. Voci analoghe, infatti, si registrano in diversi Comuni lombardi e in particolare in quei territori dove sono avviati i lavori per il rinnovo dei Piani Sociali di Zona del prossimo triennio.
Gli amministratori pubblici – alle prese con un bilancio 2012 sempre più difficile – ipotizzano di ridurre o persino azzerare tutti i contributi rivolti alle singole persone e famiglie (buoni e voucher sociali) e appunto di non finanziare i progetti a sostegno della grave disabilità e per la vita indipendente.
Questa è un’ipotesi di lavoro che la LEDHA (Lega per i Diritti delle persone con Disabilità) rigetta completamente e denuncia come grave violazione dei diritti umani delle persone con disabilità, protetti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle stesse, che all’articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) proclama «il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società con la stessa libertà delle altre persone [grassetto nostro, N.d.R.]».
E si tratta di un’ipotesi di lavoro che – se e quando sarà realizzata – spingerà migliaia di persone con disabilità che oggi riescono con grande fatica a vivere senza altri supporti sociali, a rivolgersi nuovamente ai Servizi Sociali dei Comuni, denunciando la loro impossibilità di continuare a vivere in autonomia e richiedendo – più o meno esplicitamente -, interventi di carattere istituzionale meno rispettosi del diritto all’autodeterminazione e, oltretutto, molto più onerosi per le casse pubbliche.
Per tutti questi motivi, dunque, la LEDHA lancia un appello a tutte le Amministrazioni Comunali affinché utilizzino fondi propri, a compensazione di quanto tagliato dallo Stato e dalla Regione Lombardia, per continuare a permettere ai propri Cittadini con disabilità di «vivere nella società, inserirsi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione», potendo così contribuire allo sviluppo sociale ed economico.
*Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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