Sarà particolarmente clamorosa la protesta attuata lunedì 27 febbraio a Roma, presso l’Aula A dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Umberto I (Via dei Sabelli, 108, ore 19), ove si celebrerà un vero e proprio “Funerale della Neuropsichiatria Infantile”, poco più di un anno dopo la scomparsa di Giovanni Bollea, ritenuto il “padre” in Italia di tale disciplina e che quella stessa struttura fondò (della scomparsa di Bollea si legga anche nel nostro sito cliccando qui).
Non si usano mezzi termini nel messaggio lanciato congiuntamente dai promotori dell’iniziativa, medici, infermieri, ausiliari e specializzandi: «Nel 2011 muore Giovanni Bollea, il padre della Neuropsichiatria Infantile. Con un’inquietante sincronia con la sua morte, la disciplina da lui voluta e fatta crescere in tutta Italia, corre ora il rischio di morire dal punto di vista accademico, ma, ancor prima, assistenziale».
«La persistente carenza di organico medico specialistico e di personale assistenziale – viene poi spiegato in un ampio documento – rende difficile il mantenimento dei Livelli Elementari di Assistenza (ricoveri ordinari e diurni; copertura dei turni di presenza pomeridiana e notturna; ricoveri d’urgenza e consulenze al DEA [Dipartimento d’Emergenza e Accettazione, N.d.R.] Centrale e Pediatrico) presso l’Istituto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Umberto I di Roma. Per mantenere in vita l’assistenza sanitaria all’interno di una realtà specialistica e importante come la neuropsichiatria infantile, abbiamo scritto lettere, comunicati, proposto incontri ai nostri referenti e responsabili regionali e aziendali: ma siamo stati ignorati, non ricevendo alcuna risposta».
Vengono quindi dettagliate le varie cifre relative alla struttura, a partire dalle «oltre 6.000 visite ambulatoriali e presenze nei nostri diurni (patologie neurologiche, psichiatriche, disabilità dello sviluppo)» e con più di «700 ricoveri all’anno, il tutto garantito da 10 neuropsichiatri infantili e da un organico estremamente carente». Tutto ciò fa sì che non si riesca più a rispondere «alle sempre più pressanti richieste di aiuto e assistenza dei nostri piccoli utenti e delle loro famiglie, ai sempre più anticipati esordi psicotici e alle più gravi emergenze in adolescenza».
In particolare si sottolinea che «dare un appuntamento per una prima visita in ambulatorio generale dopo 6 mesi; non avere un posto letto per un adolescente con un esordio psicotico e lasciarlo per giorni ricoverato, in modo improprio, in un SPDC [Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, N.d.R.] o a rischio di agìti violenti auto-etero diretti in famiglie impossibilitate e incapaci a contenerlo e a proteggerlo; rimandare di 8 mesi un intervento articolato per una disabilità dello sviluppo, rischiando l’aggravamento di queste patologie contro ogni intervento preventivo e contro la nostra esperienza e capacità professionale; fare aspettare 4 mesi per un elettroencefalogramma; rimandare sui territori, ormai privi di molti servizi, per una logopedia, per una psicoterapia, per una continuità terapeutica, ben consci che ci saranno altre attese, altre difficoltà, altri rifiuti nel pubblico e un’offerta unicamente nel privato: tutto questo non ci permette di poter garantire a bambini e giovani il Diritto a Crescere!».
Piuttosto chiare sono infine le richieste, che verranno ribadite durante la protesta del 27 febbraio: «Chiediamo l’assunzione di nuovi operatori, la stabilizzazione dei contratti CO.CO.CO., l’internalizzazione delle ditte d’appalto utilizzate per l’assistenza diretta, per poter garantire qualità ed efficacia al nostro lavoro e alla nostra risposta sanitaria. Esigiamo concrete risposte da chi ha il dovere di assicurare il diritto alla prevenzione, cura e riabilitazione, il diritto all’adeguatezza ed efficacia nelle strutture sanitarie pubbliche».
La conclusione del documento rimanda ancora alla figura di Bollea e al suo operato quanto mai prezioso: «Giovanni Bollea, padre della neuropsichiatria infantile e fondatore dell’Istituto di Via dei Sabelli, ci ha insegnato il rispetto verso i bambini, ci ha fatto ascoltare e vedere empaticamente i bisogni individuali e familiari dei nostri giovani utenti, ma più che altro ha vissuto e vive con noi la coerenza fra teoria e prassi, fra conoscenze e agiti, fra quella che è la richiesta e ciò che deve contenere una risposta qualitativamente, professionalmente, umanamente terapeutica… Noi vogliamo ri-essere questo!».
All’iniziativa, per tramite del vicepresidente nazionale Salvatore Nocera – che evidenzia l’importanza e il valore del Centro romano – va anche la solidarietà è l’adesione della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). (S.B.)
Per ulteriori informazioni: Graziella Bastelli (339 2141091), Ugo Sabatello (349 6949530), Diana Gianluca (349 7594984).
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