Ai “bei tempi” del “Divo Giulio” (Andreotti), quando i maligni dicevano che il sempiterno ministro inviasse un milione di lettere ai suoi potenziali elettori ad ogni tornata elettorale, si diceva «infanghiamo, infanghiamo, qualcosa resterà», riferendosi alle conseguenti macchie sulla specchiata moralità di un uomo politico. Oggi i tempi sono mutati e potremmo dire «informiamo, informiamo, qualcosa resterà» (speriamo non di falso!).
E così, tra un blitz della Guardia di Finanza sulle pensioni di invalidità percepite illegalmente, uno scoop televisivo sul “finto cieco” di turno che per non annoiarsi dipinge una copia perfetta della Gioconda di Leonardo e guida una possente moto lanciata a tutta velocità su per impervi tornanti montani, l’arresto del capoclan mafioso che con l’indennità di accompagnamento mantiene lautamente i suoi tredici figli, ecco cautamente apparire tra le righe o nei fotogrammi di un’inchiesta televisiva che il Presidente di un noto ente previdenziale guadagna globalmente (pare abbia ventiquattro incarichi, più naturalmente la Presidenza dell’ente stesso) più di un milione di euro all’anno e si rifiuti di dire l’ammontare esatto delle sue prebende, limitandosi, da buon grand-commis pubblico, a promettere di adeguare il suo (solo) stipendio da dirigente dell’ente alle future direttive ministeriali (e come potrebbe fare altrimenti?).
Che detto stipendio superi di cinquecento o mille volte l’ammontare delle pensioni di invalidità e degli assegni di accompagnamento che relegano la vita delle persone con disabilità nei gradini più bassi dell’esistenza umana, pare non interessi più di tanto, gloriose eccezioni a parte.
E le “gloriose eccezioni” sono quei giornalisti coraggiosi – alcuni di gran nome, altri di grande ardire – che osano non conformarsi all’andazzo deprecatorio contro quei “mangiapane a tradimento” dei disabili, veri “pesi sociali”, nemici di ogni sano liberismo economico, affamatori di onesti banchieri e di integerrimi lobbisti. Anzi, detti uomini – tra i pochi ancora dotati di quella cosa impalpabile e totalmente fuori moda denominata coscienza – scrivono e dicono che i diritti esistono, che non esiste solo “la cassa” (no, non è un errore di battitura, è proprio “cassa” in senso economico, non “casta”, “alla Stella e Rizzo”), che i servizi rivolti verso i più bisognosi di aiuto costano, ma rendono civile un Paese che tanto civile poi non è, se lascia marcire, crollare e veder sparire le sue opere d’arte, che dovrebbero costituirne la vera ricchezza, perchè poi d’altro non è che ci resti molto!
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