Lo so, è banale. Non ce la fate più con l’8 marzo. Eppure io ci casco ogni volta. Mi commuovo, davvero. Quando penso alle donne che vivono accanto a una persona disabile, o vivono la disabilità su di sé. Donne vere, forti, quasi sempre strepitose nella loro capacità concreta e pragmatica di non tirarsi indietro, neppure di fronte alle difficoltà più dure e impreviste della vita.
Grazie a voi, donne invisibili! Le stesse donne che vengono espulse dal mercato del lavoro, diventano indispensabili, vitali, quando in famiglia c’è da prendersi cura di una persona fragile, alle prese con la disabilità. I genitori che invecchiano, che improvvisamente, inspiegabilmente, tornano bambini e hanno bisogno di tutto. O i figli, che non nascono “sani e belli”, come la retorica estetica del nostro mondo richiede senza eccezioni. O i mariti, i compagni, che per una malattia improvvisa, o un trauma imprevedibile, non sono più i “capofamiglia”, ma hanno bisogno di tutto, o quasi.
Grazie a voi, che sapete come fare, anche quando non lo sapete. Che lottate con la testa e con il cuore, che non vi fermate mai, neppure di fronte alla burocrazia più ottusa. Vi informate, sapete tutto sui diritti, su quello che spetta, su quello che viene spesso negato. Non vi vergognate mai, avete il coraggio della dignità e dell’amore.
Grazie a voi, che spesso portate i segni della stanchezza sui vostri volti bellissimi, che hanno fatto innamorare. Che non avete più tempo per voi stesse, per una rivista da sfogliare, per qualche ora da sole, o con le vostre amiche. Che non vi fermate mai, di giorno e di notte.
Grazie a voi, a nome dei maschi, che molto spesso sono più pigri, più deboli, meno capaci di sacrificio e di umiltà, che non sanno quasi mai come fare, e che cosa fare. Che non si sporcano le mani. Che vi ammirano in silenzio, un po’ impacciati, o spesso scappano, perché non ce la fanno.
Grazie a voi, che venite da Paesi lontani, dove avete lasciato le vostre famiglie e i vostri ricordi, e ora siete chiamate “badanti”, ma per le persone che vi vengono affidate siete il sorriso e la forza, la mano da stringere e l’unico nome da chiamare, per non restare soli.
Grazie a voi, donne invisibili in carrozzina, o con la disabilità nascosta in un “DNA impazzito”, che vivete una doppia discriminazione, come disabili e come donne, eppure, quasi sempre, con fatica immensa, ce la fate e vincete, giorno dopo giorno, riscattando il destino con la grinta e il sorriso, con la rabbia e con l’allegria. Meravigliose compagne di un mondo ricco di storie che pochi conoscono, che quasi nessuno vuole conoscere.
Grazie e auguri a tutte voi. La mia vita, senza di voi, donne meravigliose, sarebbe più povera e senza scopo. Felice 8 marzo, se potete.
*Direttore responsabile di Superando.it. Il presente articolo è apparso (con il titolo Grazie, amiche donne invisibili) anche in InVisibili, blog del «Corriere della Sera» (di quest’ultimo si legga anche nel nostro sito cliccando qui). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione di tale testata.
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