L’inflessibilità dell’INPS

Si può parlare di "deprecabile intoppo burocratico", quando viene sospesa la pensione d'invalidità a una persona deceduta da tre settimane, dopo che per mesi si era comunicato all'INPS - senza mai ricevere risposta - che quella signora non avrebbe potuto recarsi alla visita, a causa delle sue condizioni di salute? Si può archiviare come "spiacevole incidente" un episodio del genere, dopo che ormai da anni l'INPS continua a "maneggiare con disinvoltura" i dati e le cifre riguardanti i controlli dell'invalidità, per dimostrare la propria inflessibilità e superefficienza nel rendere gli accertamenti sempre più "veloci, efficaci e trasparenti", mentre la realtà parla di tutt'altro?

Uomo con mani sul volto in espressione di disperazioneIl 15 luglio 2011 l’INPS di Padova invia a Lidia Antonello di Cittadella (Padova) la comunicazione di verifica della sua pensione d’invalidità, a firma del direttore Marinella Cavallari. Le gravi condizioni di salute della signora, però, conseguenti a un lungo decorso di sclerosi multipla, non le consentono di spostarsi dal Centro Residenziale ove vive ed è proprio questo che viene comunicato all’INPS, da parte del medico curante, con la richiesta che la verifica si svolga a Cittadella (circa 25 chilometri da Padova), corredata da tutta la documentazione necessaria.
Nessuna risposta, però, arriva dall’Istituto, ma solo una comunicazione – circa tre mesi dopo – con l’intimazione a presentarsi alla visita di Padova il 12 ottobre. In caso di assenza, «si procederà alla sospensione della prestazione». Viene perciò inviata una nuova comunicazione di impossibilità, corredata ancora una volta dalla certificazione medica. Ma nemmeno questa volta giungono risposte.

Arriviamo così al 5 marzo scorso, quando l’INPS spedisce a Lidia Antonello una raccomandata – a firma del nuovo direttore Dario Buonuomo – in cui le si comunica che «la sua prestazione viene sospesa a partire da marzo 2012, poiché lei non si è presentata alla visita di verifica del 12 ottobre 2011».
Manca a questo punto un tragico dettaglio: la signora Antonello, purtroppo, era scomparsa il 16 febbraio precedente e il suo decesso era stato subito comunicato dai familiari – il 20 febbraio – per fare in modo che venisse bloccata l’erogazione della pensione.
Semplice “intoppo burocratico”, deprecabile, ma “che può capitare”? In una situazione “neutra” potremmo anche parlarne così, pur consapevoli di quanto disagio e dolore possa aver provato quella famiglia. In un’epoca, però, che vede l’INPS – e in particolare il suo Presidente – impegnata da anni a “maneggiare con disinvoltura” i dati e le cifre riguardanti i controlli dell’invalidità, per dimostrare la propria inflessibilità e superefficienza nel rendere gli accertamenti sempre più “veloci, efficaci e trasparenti” (basti leggere sul nostro sito cliccando semplicemente qui, qui e qui), mentre la realtà parla di tutt’altro, ci risulta davvero difficile archiviare questa brutta storia come uno “spiacevole incidente”.
Limitiamoci pertanto a riprendere le civilissime parole dei familiari di Lidia Antonello («non puntiamo il dito contro nessuno, è giusto che i controlli vengano svolti, vogliamo solo sensibilizzare, sperando che questo non  capiti ad altri»), commentando semplicemente che «così vanno le cose dell’INPS»! (S.B.)

Ringraziamo Marco Bomprezzi per la segnalazione della notizia.

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