«Le persone con disabilità che utilizzano i buoni taxi – denuncia in una nota la CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino – dovranno pagare una vera e propria “tassa” che sarà stabilita in base all’ISE (Indicatore della Situazione Economica». Questo è il frutto – secondo tale organizzazione – della recente Delibera approvata dalla Giunta Comunale torinese, su proposta degli assessori ai Trasporti e alla Viabilità Claudio Lubatti e alle Politiche Sociali (Elide Tisi), provvedimento con il quale il budget del regolamento comunale per il trasporto delle persone con disabilità subirebbe un taglio di circa 700.000 euro, come riportato nei giorni scorsi dal quotidiano «La Stampa» e da altri organi d’informazione.
Per questo le associazioni torinesi hanno indetto una manifestazione di piazza, per giovedì 5 aprile, di fronte al Palazzo Comunale (Piazza Palazzo di Città, 1,ore 17.30, per «dire tutti insieme no all’ISE applicato ai buoni taxi».
In realtà la nota della CPD rientra nell’ambito di un’ampia azione, su tale questione, condotta dal Coordinamento Interassociativo Disabili di Torino (del quale la stessa CPD fa parte, insieme all’ADN – Associazione Diritti Negati, AIAS – Associazione Italiana assistenza Spastici, all’ANFFAS – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, all’APISTOM – Associazione Piemontese Incontinenti e Stomizzati, all’APRI – Associazione Piemontese Retinopatici ed Ipovedenti, al CEPIM – Centro Persone Down, Consequor per la Vita Indipendente, al CP – Coordinamento Para-Tetraplegici del Piemonte, al CSA – Coordinamento Sanità e Assistenza, a HS – Handicap e Sviluppo, all’UICI – Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e alla UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), culminato in un dettagliato documento inviato in questi giorni agli Assessori Comunali competenti (disponibile integralmente cliccando qui).
Tre sono le premesse fondamentali esposte dal Coordinamento: «La prima univoca indicazione […] è la scelta prioritaria dell’accessibilità del sistema di trasporto pubblico nel suo complesso (mezzi, pensiline, infrastrutture, linee, sistema informativo, calcolo, percorso, ecc.), per tutte le tipologie di disabilità (motoria, sensoriale ed intellettiva) per una piena cittadinanza e per le Pari Opportunità di ogni persona con disabilità. Non discriminati né privilegiati: semplicemente pienamente cittadini. Da qui la convinzione della correttezza della scelta, voluta fin dall’avvio del servizio dalle persone con disabilità che utilizzano ogni tipo di trasporto integrativo al costo dell’ordinario biglietto che ogni cittadino paga per utilizzare il trasporto pubblico. Tutto ciò anche in ottemperanza alla Legge 67/06 contro le discriminazioni delle persone disabili e alla Legge 18/09 di ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. La seconda considerazione nasce dalla constatazione che, pur in presenza di una totale accessibilità e fruibilità del sistema di trasporto pubblico, continuerà ad essere necessario, per una parte della popolazione disabile, disporre di un servizio di trasporto integrativo porta a porta: ciò per assicurare il diritto alla mobilità a chi non è in grado di raggiungere una fermata o non è in grado di stazionare in un tradizionale mezzo pubblico ancorché accessibile. La terza considerazione riguarda il fatto che l’attuale Servizio di Trasporto Integrato, destinato a persone fisicamente impedite e ciechi assoluti, presenta gravi limiti, sia per l’impedimento al suo utilizzo da parte di nuovi aventi diritto e utenti, sia per la costante crescita dei suoi costi gestionali. Da qui la necessità di una sua complessiva riorganizzazione [grassetti e corsivi nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
«Per consentire, dunque, nuovi ingressi – prosegue il documento – e poter gestire in equilibrio economico il servizio, occorre non tanto agire sulla riduzione del servizio garantito agli utenti o richiederne una eventuale ulteriore compartecipazione alla spesa, quanto mettere mano alla riorganizzazione complessiva del servizio e al suo funzionamento gestionale».
Per quanto riguarda, tra l’altro, il problema dell’accessibilità dei mezzi di trasporto, un aspetto quasi paradossale viene sottolineato in un comunicato della CPD, ove si rileva «l’assurdità» di un «parco mezzi GTT [Gruppo Torinese Trasporti, N.d.R.] per l’85% accessibile, così come numerose fermate, anche se, per una scarsa e carente organizzazione del sistema GTT, queste informazioni sono un’incognita e portano allo scarso utilizzo del trasporto pubblico da parte dei cittadini con disabilità, perché è ancora troppo spesso un’avventura, o una disavventura».
Tornando al testo elaborato dal Coordinamento – dopo una rapida storia del servizio di trasporto mediante tax e minibus attrezzati a Torino e dopo altre parti dedicate al ruolo della Regione e alla questione del reddito -, in esso si dichiara con forza che «le Associazioni respingono il tentativo dell’Amministrazione di introdurre unilateralmente criteri reddituali limitanti l’accesso al servizio e condizionanti la sua fruizione attraverso la compartecipazione al costo della singola corsa», perché, utilizzando l’ISE/ISEE del nucleo familiare, per individuare tali limiti reddituali, «il rischio sarebbe ancora una volta quello di allontanarsi dalla finalità originale del servizio, vale a dire favorire la mobilità delle persone con disabilità, allo scopo di favorirne la piena inclusione sociale che si realizza attraverso l’inserimento lavorativo, l’inclusione scolastica, lo sviluppo delle possibilità di partecipazione. Un taglio drastico ai fondi e l’introduzione della discriminante del reddito rappresenterebbero un deterrente alla realizzazione di tale obiettivo, disincentivando la vita di relazione e l’assunzione di impegni, primo tra tutti il lavoro».
Le Associazioni ribadiscono quindi «la loro convinzione che non rientrano tra gli interventi ritenuti accettabili l’introduzione di criteri di accesso limitati da vincoli reddituali (con particolare riferimento all’utilizzo dello strumento dell’ISEE del nucleo familiare nella definizione di tale limite), per non stravolgere l’attuale configurazione del servizio taxi e pulmini disabili, considerato parte organica del complessivo servizio di trasporto pubblico della città».
La parte conclusiva del documento è dedicata infine a una serie di stringenti proposte, solo tramite le quali si potrà ottenere «un effettivo e notevole risparmio di spesa» e «una significativa riduzione delle liste d’attesa, evitando di creare pesanti discriminazioni tra i vari fruitori del servizio difficilmente gestibili».
Si tratta esattamente di: «1. Revisione complessiva della gestione del servizio, tenendo anche conto del lavoro fin qui svolto con la precedente Amministrazione […]. 2. Potenziamento e riorganizzazione del servizio di minibus attrezzati porta a porta, che già da subito deve gestire tutte le corse fisse e ripetitive (lavoro, cicli terapeutici, istruzione superiore), oltre ai casi già assegnati di particolare complessità (impossibilità di autonomo spostamento carrozzina-sedile, uso di carrozzelle elettroniche, ecc…), assicurando il nocciolo duro di quella necessaria mobilità accessibile non ancora garantita dalle attuali linee del trasporto pubblico o comunque mai garantibile, anche in prospettiva futura, per una fascia di popolazione disabile. 3. Avvio di una trattativa con l’Assessorato alla Sanità Regionale, con le ASL e gli Ospedali, per affrontare la preponderante richiesta da parte di specifiche categorie di utenti disabili di corse verso strutture sanitarie (individuare modalità di trasporto verso tali strutture da parte di specifiche categoria di persone con disabilità necessitanti di interventi sanitari programmati e periodici direttamente od indirettamente gestiti dalle AASSLL, prevedere segmenti di linee porta a porta dedicate, riconfigurare gli orari di visita e laboratorio, ecc.). 4. Richiesta alla Regione Piemonte di inserire il trasporto di semilinea porta a porta nel T.P.L. regionale [Trasporto Pubblico Locale, N.d.R.] e da questo finanziato come parte integrante del trasporto pubblico collettivo teso alla piena accessibilità delle persone con disabilità. 5. Avvio di una trattativa con le cooperative dei taxisti finalizzata alla definizione di una corsa standard a costo fisso per qualsiasi destinazione all’interno della città ed a sollecitare l’adesione delle cooperative all’impiego di mezzi utilizzabili da persone in carrozzina, senza necessità di trasbordo, già finanziabile parzialmente con fondi regionali). 6. Applicazione di criteri di appropriatezza nell’individuazione del mezzo di trasporto attribuito alla singola persona disabile (minibus attrezzati o taxi): tale individuazione non deve comunque comportare un aggravio di spesa per l’utente quando quest’ultimo non può scegliere quale mezzo utilizzare. 7. Interventi di razionalizzazione nella concessione del servizio a persone con disabilità titolari di patente di guida e possessori di autovettura ad uso personale nonché degli stalli ad uso personale. 8. Attivazione del biglietto /card elettronica. 9. Ridefinizione ragionevole del numero delle corse previo accordo con le associazioni di persone con disabilità». (Stefano Borgato)