Anche i sacerdoti vanno «educati» alla vera accoglienza

di Nunzia Trovato*
Il "buon dialogo", ad esempio, è servito qualche tempo fa, da parte di un'Associazione siciliana, per ottenere che anche a tre persone adulte con disabilità intellettiva venisse alla fine impartita la Cresima. Ed è questo un ottimo spunto di riflessione, dopo che nei giorni scorsi alcuni organi d'informazione avevano riportato l'episodio - successivamente chiarito e in parte smentito - riguardante un sacerdote che si sarebbe rifiutato di ammettere alla Prima Comunione un ragazzo con disabilità intellettiva
Rito dell'EucaristiaRiferendomi all’episodio sgradevole del diniego del Sacramento dell’Eucaristia da parte di un parroco a un ragazzino con disabilità intellettiva [episodio per altro meglio chiarito e sostanzialmente smentito, nei giorni successivi alle prime notizie, come riferito anche nel nostro sito da Salvatore Nocera, al testo disponibile cliccando qui e qui di seguito pure citato, N.d.R.], senza voler suscitare altre inutili polemiche sul caso e del tutto d’accordo con quanto scritto su queste stesse pagine da Salvatore Nocera, vorrei segnalare un caso positivo avvenuto nella mia Diocesi.

Diversi anni fa, infatti, le mamme di tre adulti con disabilità fisica e intellettiva grave mi espressero il loro desiderio – fino a quel momento inesaudito – di fare impartire ai rispettivi figli il Sacramento della Cresima.
I  sacerdoti erano contrari, per il fatto che la Cresima (o Confermazione) è sostanzialmente la presa di coscienza del Sacramento del Battesimo ricevuto dal bambino. Cioè, il ragazzino – adeguatamente preparato dal catechista – prende coscienza del Sacramento che sta ricevendo, cosa che non potrebbe fare chi è affetto da disabilità intellettiva grave.
Non essendo personalmente d’accordo su questo, parlai direttamente con il Vescovo della mia Diocesi, esponendo il caso in questione. Gli feci notare, tra l’altro, che come per il Battesimo sono i genitori che si assumono davanti a Dio il compito di farlo impartire al figlio senza il suo consenso, così dev’essere per i ragazzini o adulti con disabilità intellettiva grave per il Sacramento della Cresima.
Il Vescovo mi ascoltò con attenzione e alla fine si offri – spontaneamente – di impartire il Sacramento della Cresima ai tre giovani di due Comuni diversi, direttamente nella sede della nostra Associazione.
Preparammo così, con tutti i genitori, una bella festa e la funzione religiosa – alla quale il sacerdote di uno dei Comuni coinvolti non partecipò (forse vergognandosi della sua chiusura mentale?) – concelebrata dal Vescovo con diversi sacerdoti, fu davvero toccante.
Per l’occasione scrissi anche una riflessione letta dal Vescovo durante l’omelia, tra la commozione di tutti i presenti ed io – persona con disabilità in sedia a rotelle – potei gioire per la contentezza di quelle mamme che non avevavno visto discriminati i propri figli per la loro disabilità intellettiva.

Così, a parer mio, si può contribuire ad abbattere le barriere mentali, anche nel campo ecclesiastico, perché i sacerdoti hanno bisogno anche loro di essere “educati” da noi cristiani alla vera accoglienza, senza discriminazione alcuna.

*Presidente della Sezione di Giarre (Catania) dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati).

Sui temi trattati nel presente testo, segnaliamo, sempre nel nostro sito: Per una vera integrazione anche nelle comunità ecclesiali (di Salvatore Nocera, cliccare qui).
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