Il talidomide (o thalidomide) è certamente uno dei farmaci che hanno segnato maggiormente la storia della farmacologia moderna, contrassegnando il più grave scandalo del dopoguerra in questo settore, come documentiamo nell’ampia scheda in calce a questa nota.
In sostanza, il farmaco creato dalla ditta tedesca Chemie-Grünenthal venne commercializzato anche in Italia – tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta – come sedativo, antiemetico e ipnotico, rivolgendosi in particolar modo alle donne in gravidanza. Venne ritirato dal commercio solo in seguito alla scoperta che le persone trattate con esso stavando dando alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, come l’amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti).
Come detto, si tratta certamente del più grave scandalo farmaceutico del dopoguerra, in seguito al quale si deve tra l’altro la nascita della cosiddetta “farmacovigilanza”.
Ebbene, «dopo oltre cinquant’anni anni di battaglie contro un sistema che ha negato l’esistenza stessa della questione del talidomide e delle gravissime menomazioni fisiche subite da centinaia di persone – denuncia Nadia Malavasi, presidente di TAI ONLUS, l’Associazione Thalidomidici Italiani – e dopo il lunghissimo iter parlamentare per veder riconosciuto un seppur minimo indennizzo previsto dalla Legge 244/07 [si veda nella scheda in calce anche la storia dll’iter legislativo, N.d.R.], ad oggi l’apparato burocratico dello Stato ha riferito ad oltre cento persone – in attesa da anni di ottenere Giustizia – che “non ci sono fondi” sufficienti per erogare gli indennizzi dovuti! Senza dimenticare che ben nove persone affette dalle invalidanti conseguenze del talidomide, illegittimamente escluse dall’indennizzo da parte di Commissioni Mediche Militari che hanno clamorosamente ignorato le evidenti patologie riconducibili al farmaco incriminato, sono ora in procinto di ricorrere all’Autorità Giudiziaria per veder riconosciuti i propri diritti».
Per far conoscere ai Cittadini questa incredibile situazione – che si trascina da più di mezzo secolo – TAI ONLUS ha convocato una conferenza stampa per sabato 21 aprile a Monteortone di Abano Terme, presso Padova (Hotel Terme San Marco, ore 16.30), ove si parlerà anche dell’azione di pressione svolta dall’Associazione presso alcuni parlamentari, per far sì che venga presentata un’Interrogazione, volta a risolvere la questione, anche se purtroppo, sottolinea Malavasi, «le prospettive in termini di tempistiche sono ancora del tutto incerte». (S.B.)
«I Thalidomidici – leggiamo nel sito di TAI ONLUS – sono persone con varie disabilità soprattutto agli arti (dismelie, amelìe ecc.), causate dall’assunzione durante la gravidanza delle madri del principio attivo talidomide (o thalidomide), venduto in Italia ufficialmente dal 1959 al 1962. Nel nostro Paese non siamo mai stati censiti e alla nostra Associazione partecipano, per ovvi motivi di interessi comuni (protesi, ausili), anche amelici e dismelici per altre cause».
Anche Superando ha seguito ampiamente la lunga “battaglia di cinquant’anni” per il riconoscimento dei danni provocati da quel farmaco, che aveva portato all’approvazione del Decreto del Ministero della Salute n. 163 del 2 ottobre 2009, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2009 (si legga nel nostro sito, cliccando qui, il percorso legislativo avviato dalla Legge 27/06 che all’articolo 3, aveva per la prima volta riconosciuto la patologia «sindrome da talidomide», passando poi per la Legge 244/07, articolo 2, comma 363 – la Finanziaria per il 2008 – che aveva riconosciuto la necessità dell’erogazione dell’indennizzo alle vittime italiane del farmaco).
La medicina incriminata – prodotta dalla ditta tedesca Chemie-Grünenthal e utilizzata come sedativo, antiemetico e ipnotico, rivolgendosi in particolar modo alle donne in gravidanza – portò a migliaia di casi di malformazioni neonatali (embriopatia talidomidica o thalidomidica) e morte perinatale in tutto il mondo. Si stima in tal senso che oltre 20.000 bambini nel mondo, di cui migliaia in Europa, siano nati affetti da focomelia, un raro difetto che impedisce la crescita delle ossa lunghe. Il farmaco fu pertanto bandito – pur con grave ritardo nel nostro Paese – all’inizio degli anni Sessanta.
Dal 2004 l’Associazione TAI ONLUS lavora per il riconoscimento dei diritti dei Talidomidici, oltreché per coadiuvare la farmacovigilanza, affinché non si ripeta più la “strage” dei bambini focomelici.