Il disability manager lavora nella comunità

Di fronte a chi continua a parlare del disability manager come di una figura che rischierebbe di perpetuare un approccio all’accessibilità sempre e solo da vivere come “una storia di barriere architettoniche”, ovvero di un personaggio pubblico che non terrebbe conto dei nuovi concetti di “progettazione per tutti” e di qualità urbana universale, Rodolfo Dalla Mora – che è stato il primo disability manager italiano presso una struttura sanitaria e che dal 2011 è presidente della SIDiMa (Società Italiana dei Disability Manager) – ritiene necessarie alcune precisazioni fondamentali e dichiara che «chi associa il disability manager solamente all’abbattimento delle barriere architettoniche commette un errore marchiano, in quanto si parla invece di un concetto che nel suo stesso significato sottintende l’elaborazione di interventi trasversali e di una figura che deve intervenire a ridurre le limitazioni alla partecipazione, incentivando la piena inclusione delle persone con disabilità nella comunità e di conseguenza nella società»

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Antonella, più forte del destino

Per la prima volta Antonella Ferrari – nota attrice di fortunate serie televisive, giornalista e madrina “storica” dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) – racconta la sua storia di sclerosi multipla in un libro uscito in questi giorni e dichiara: «Racconto semplicemente la mia battaglia “tra camici e paillettes” perché io non sono solo la mia malattia. Sono una donna, un’attrice, una moglie, che ha deciso di sfidare il proprio destino e di vincerlo! Racconto la vita di una persona che non ha voluto mollare, che ha deciso di vivere e di non sopravvivere. Mi sono beccata tantissime porte in faccia, tantissime delusioni, ma dovevo andare avanti anche per tutti quelli che vivono bloccati per colpa di una malattia»

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Caro Presidente, non lasci che la speranza si spenga nei corridoi del Parlamento

«È bello – scrive Simone Fanti nella sua lettera al Presidente della Repubblica – vedere tanta solidarietà per la sorella con grave disabilità di Piermario Morosini, lo sfortunato calciatore deceduto in campo a Pescara, ma di fronte al clamore di un caso che ha commosso l’opinione pubblica, è necessario che l’attenzione non venga meno. Lo dobbiamo a Piermario, a Maria Carla e ai tanti genitori che vogliono un futuro per i loro figli più fragili e per i quali oggi i due Disegni di Legge presentati da anni giacciono dimenticati in Parlamento»

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Si diffonde sempre più il calcio balilla paralimpico

E ben lo testimonierà il 21 aprile allo Stadio Olimpico di Torino, nell’ambito della manifestazione denominata “Vivi lo Stadio”, la prima tappa della Coppa Italia organizzata dalla FPICB (Federazione Paralimpica Italiana Calcio Balilla), tassello iniziale di un ampio progetto che prevede vari appuntamenti anche all’interno di molti Centri Ospedalieri in tutta Italia, coinvolgendovi le persone con disabilità ricoverate. Grazie infatti al campione mondiale Francesco Bonanno – vera “anima” di questo movimento e presidente della FPICB – il calcio balilla è stato riconosciuto anche dal mondo della sanità come un valido strumento terapeutico, quanto mai utile per unire la medicina allo sport

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Quel che si sta facendo per le cardiomiopatie aritmiche

Serve anche una corretta prevenzione di fronte alle cardiomiopatie aritmiche ereditarie, perché si tratta di malattie progressive, che in alcuni casi possono portare alla morte improvvisa giovanile. Se ne parlerà approfonditamente a Padova, il 21 aprile, nel corso del quinto Meeting Informativo Annuale della GECA (Giovani e Cuore Aritmico), associazione che intende appunto sostenere e aiutare le persone affette da malattie cardiache eredo-familiari e le loro famiglie

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