Qualche mese fa avevamo dato con soddisfazione la notizia delll’Ordinanza Sospensiva n. 61/12, emanata dalla Prima Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sardegna, che aveva accolto il ricorso sull’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), riferito ai piani personalizzati per persone con grave disabilità, ai sensi della Legge 162/98. Dopo quel provvedimento aveva perso di efficacia – e con effetto immediato – la parte di quella discussa Delibera della Giunta Regionale Sarda (n. 46/50), nella quale era stata appunto prevista la riduzione del finanziamento, basata sul reddito ISEE del nucleo familiare, anziché sul solo assistito.
Grande era stata anche la soddisfazione espressa dal Comitato dei Familiari per l’Attuazione della Legge 162/98 in Sardegna, per un’Ordinanza che aveva dato “partita vinta” alle trentuno famiglie e persone ricorrenti (tra cui situazioni di grave autismo, di persone tetraplegiche e allettate o con gravissimi traumi e con la necessità di assistenza per ventiquattr’ore su ventiquattro), «nonostante la resistenza sin qui fatta da parte dall’Assessorato alla Sanità e alle Politiche Sociali della Regione». «L’Assessorato stesso – aveva aggiunto il Comitato – dovrà dunque ottemperare all’Ordinanza della Magistratura e applicare il principio fissato dalla stessa, informando tempestivamente i Comuni sardi. I piani, quindi, non subiranno alcuna interruzione».
Cos’era poi accaduto a quel punto? Che la Giunta Regionale della Sardegna aveva impugnato quella decisione del TAR, rivolgendosi al Consiglio di Stato. Ebbene, nei giorni scorsi, esattamente il 26 aprile, con l’Ordinanza 1632/12, quest’ultimo ha respinto seccamente l’appello della Giunta.
«Ora basta – è la dura presa di posizione di Marco Espa, componente della Commissione Sanità e Politiche Sociali in Consiglio Regionale -, basta con i ricorsi da parte di una Regione, che si mette letteralmente contro persone che già soffrono di gravissimi problemi dati dalla loro situazione di vita, contro bambini sardi con disabilità, contro famiglie letteralmente “eroiche”, con due o più disabili, che chiedono solamente che venga applicato il Decreto Legislativo 130/00 il quale – com’è noto – prevede solo per le persone con disabilità grave la considerazione del reddito personale dell’utente e non di quello familiare, come sostiene la Regione e che fanno risparmiare – non bisogna mai dimenticarlo – centinaia di migliaia di euro alle casse pubbliche, non mettendo in Istituto i propri cari».
«Non bastano – rincara la dose Espa – le decine e decine di sentenze sul tema dei tribunali di tutta Italia per fermarsi? Questo non è certo un “gioco giuridico” per le famiglie, ma anzi è motivo di ulteriori spese e di stress?».
Il consigliere regionale sottolinea poi un altro elemento non certo secondario, riguardante le risorse: «Con la Legge Regionale 6/12 (articolo 2, comma 3) – dichiara infatti – abbiamo appena approvato all’unanimità in Consiglio Regionale 10 milioni di euro aggiuntivi, proprio in previsione di queste situazioni che al massimo possono incidere solo del 5% su un budget attuale di 102 milioni di euro. E al di là del fatto che questo è comunque un diritto, bisognerebbe anche tenere conto che che con queste azioni la Regione si mette contro eventuali beneficiari, circa 10.000 famiglie e persone, con un reddito ISEE familiare inferiore ai 17.000 euro annui!».
«Già nell’ottobre del 2011 – conclude Espa – avevo espresso all’Assessorato alla Sanità, in sede di autotutela, un’Interrogazione, alla quale non ho avuto alcuna risposta, con cui chiedevo di fare propria la tendenza giurisprudenziale dei TAR e del Consiglio di Stato nel considerare il solo reddito personale. E invece, con protervia si è continuato ad opporsi, con il solo risultato di prendere uno schiaffo a febbraio dal TAR della Sardegna e uno adesso dal Consiglio di Stato!». (S.B.)
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