Tra i numerosi documentari e film di finzione dedicati al tema Sport e disabilità, ne segnaliamo oggi alcuni, spaziando più o meno negli ultimi quindici anni, per fornire ai Lettori una prima panoramica riguardante progetti di cinema più o meno riusciti.
Si tratta esattamente di tre titoli italiani e di due americani, uno dei quali, il pluripremiato Murderball, non è purtroppo disponibile in lingua italiana, ma è acquistabile on line in DVD per chi se la cava con l’inglese.
Sarahsarà (di Renzo Martinelli, 1994)
Film del 1994, tratto da una storia vera: un’iniezione sbagliata e la piccola sudafricana Sarah perde l’uso di una gamba. Un nervo rimane traumatizzato e non riesce più a comandare il muscolo, per cui diventa zoppa. In più è di colore e l’Italia le riserva una doppia discriminazione.
I suoi giorni non sono belli, finché un ex insegnante di nuoto napoletano la aiuta a partecipare alla traversata di 35 chilometri Capri-Napoli, da cui è stata esclusa a causa della disabilità. Arriverà seconda. È della madre della protagonista questa battuta: «In acqua siamo tutti uguali». Peccato per la retorica, che porta Renzo Martinelli – come già altri registi – a “proteggere” i personaggi con disabilità, rendendoli moralmente inattaccabili.
Con le ruote per terra (di Andrea Boretti e Carlo Prevosti, 2010)
Il ritratto dell’Under 22 di basket in carrozzina, mentre si prepara per il Campionato Europeo del 2010. Azione, allenamenti, partite, vita privata, confessioni di fronte alla macchina da presa. Gli atleti raccontano il loro rapporto con la disabilità e trasmettono l’entusiasmo per il gioco di squadra.
Il film di Andrea Boretti e Carlo Prevosti – a quest’ultimo abbiamo tra l’altro già dedicato nel nostro sito un’ampia intervista (cliccare qui) – ha fatto incetta di premi in concorsi sul tema sportivo ed è stato tra i finalisti per il David di Donatello. Partecipa all’opera anche lo scrittore di origine siberiana, ma attualmente residente in Italia Nicolai Lilin, autore del romanzo Educazione siberiana.
Matti per il calcio (di Volfango De Biasi, 2004)
Nel 2004 De Biasi mette in immagini l’esperimento del Centro di Salute Mentale dell’ASL RM A di Roma, quello cioè di mettere in piedi una squadra di calcio con quindici pazienti psichiatrici allenati da un ex calciatore e uno psichiatra.
A stare chiusi si è protetti, ma si fanno sempre le stesse cose e non si va avanti: nel documentario viene spiegato bene questo concetto che è alla base del progetto, perché la malattia mentale non annienta la personalità che ha ancora desiderio di esprimersi e mettersi in gioco.
Come nel lavoro di Boretti e Prevosti, momenti di gioco si alternano a racconti della vita e delle emozioni dei giocatori.
Murderball (di Henry Alex Rubin e Dana Adam Shapiro, 2005)
Un documentario sulla scia di quelli fin qui nominati, ma girato “con i soldi” e incentrato su uno sport aggressivo, definito “per gladiatori” – il rugby in carrozzina – la cui messa in scena ha permesso a Rubin e Shapiro di giocare con la tensione e l’impatto emotivo. Il ritmo della narrazione è incalzante e lo spettatore viene preso alla gola.
L’efficacia di questo lavoro americano del 2005 è stata riconosciuta con una nomination agli Oscar, oltre che con il premio del pubblico e quello speciale della giuria al prestigioso Sundance Film Festival. Non citiamo qui altri numerosi premi internazionali.
La forza del campione (di Victor Salva, 2006)
Distribuito in Italia direttamente per l’home video, questo film del 2006, diretto da Victor Salva, mette in scena le pagine del libro autobiografico di Dan Millman La via del guerriero di pace, che raccontano la sua carriera sportiva nella ginnastica artistica in continua ascesa nel periodo scolastico, improvvisamente interrotta da un incidente che gli provoca la frantumazione del femore, rimesso insieme con una protesi interna.
Dopo la riabilitazione, Dan deambula con l’aiuto delle stampelle, fino a superare la disabilità grazie agli insegnamenti sulla capacità di presenza di un anziano benzinaio, interpretato nel film da un talentuoso e caldo Nick Nolte.
Gli allenamenti non solo fisici («La spazzatura della mente è tutto ciò che ti separa dall’unica cosa che conta: questo momento») con lo strano personaggio della notte rimettono Dan sugli anelli del volteggio artistico, nonostante il parere negativo dei medici.
*Estratto da un testo già apparso nel numero 176 di «DM», periodico nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), nell’ambito della rubrica Dentro/Fuori (la disabilità). Per gentile concessione.