Odiosissima tra le odiose imposizioni fiscali, la tassa sul macinato* fu un espediente estremo, avulso da ogni sentimento di giustizia e di equità, tendente a far quadrare il bilancio ad ogni costo.
Centocinquant’anni dopo, anno più, anno meno, rieccola comparire, ma questa volta è mutato il soggetto dell’imposizione: non più il grano (macinato, per l’appunto), ma la persona con disabilità, “macinata” dal crollo dello Stato Sociale e del comune senso del pudore.
La nuova imposta potrebbe suddividersi in svariati balzelli: la volving tax, introdotta per colpire tutti i mezzi meccanici a trazione umana (le carrozzine), con la sua variante tecnologica, denominata volving electric tax; la tassazione progressiva sulla “non-produttività” (ovvero “meno si è ‘produttivi’ e più si è tassati!”); e alfine quella a favore degli Enti Locali sul consumo dei marciapiedi provocato dai puntali di gomma delle stampelle e dalle ruote dei deambulatori…
A questo punto un ingenuo lettore potrebbe chiedersi cosa c’entri con tale perversa malvagità fiscale il comune senso del pudore. C’entra, c’entra. Non è infatti dalla lunghezza delle gonne, dalla profondità delle scollature o dalla crudezza del linguaggio che si misura oggi il comune senso del pudore, bensì dallo “scollamento” dello stipendio dei supermanager delle banche – specie quelli che passano di sfacelo in sfacelo (altrui) – e dei superdirigenti di Enti Pubblici e Agenzie varie, rispetto all’importo, mille volte inferiore, delle pensioni delle persone con disabilità, comprese, queste ultime, nelle categorie sociali che Fondazioni Bancarie e Agenzie Statali dovrebbero, per statuto, massimamente tutelare.
Un pezzo di fantapolitica, questo? Per alcuni dettagli legislativi certamente sì, e tuttavia…
*Entrata in vigore per la prima volta nel 1869, la tassa sul macinato – ovvero l’imposta indiretta sulla macinazione del grano e dei cereali, ideata dal Governo Italiano postunitario e motivata dalla necessità di risanare le finanze pubbliche, venne ulteriormente inasprita negli anni successivi, risultando una delle cause della caduta, nel 1876, della Destra Storica. Fu poi progressivamente ridotta e definitivamente abolita nel 1884 dal Governo Depretis.
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